martedì 7 giugno 2011

Emilio Salgari: un'Avventura dipinta


      L'opera di Guido Appendino che fa da Locandina allo mostra di Torino su Salgari

Sàlgari o Salgàri? Le generazioni dei lettori ed ammiratori di Emilio Salgari si sono sovente interrogati sulla esatta pronuncia. Ma al di là della correttezza linguistica (Salgàri, essendo il suo tipico cognome fitonomico, cioè derivante da una pianta, e in questo caso, il salice che in dialetto veneto suona salgàr) per tutti, anche per coloro che oggi non lo leggono più ma ne conservano la memoria attraverso le varie trasposizioni cinematografiche e televisive, il nome Emilio Salgari significa semplicemente l’Avventura dipinta con la Fantasia.
Torino nella ricorrenza della tragica morte del prolifico scrittore veronese, avvenuta il 25 aprile di cento anni fa,  gli rende un piccolo omaggio con un allestimento di dipinti, non a caso intitolato “Salgari-Dai Racconti alle immagini", curato dal referente della sezione Cral Arti Visive della Regione Piemonte, Gianfranco Gavinelli, presso la centralissima e funzionale sala incontri e ufficio Relzioni Pubbliche delle regione Subalpina.
Un’avventura  letteraria  ed immaginaria quella di Salgari rivissuta attraverso la pittura e il disegno con uno spaccato di stili e tecniche diversificate   pronte a essere un richiamo visivo, anche se con un esito artistico non sempre per tutti di significativa forza espressive e di personale cifra.
In ogni caso un doveroso omaggio letterario-figurativo che permette di ricordare e perché no, magari finalmente riscoprire un artista della penna vissuto e morto per la sua vocazione, sovente sfruttata da chi si è   arricchito alle sue spalle senza scrupolo. (Antonio Miredi)

La mostra è aperta fino al 1 luglio 2001, a Torino, in  via Arsenale 14/g
con il seguente orario: lunedi-venerdì 9,00_13,00/ 14,00-16,00.


                          Ines Daniela Bertolino, Sono la tigre, ti spio tra le onde, acrilico su tela

La Tigre, l'archetipo simbolico della'Avventura letteraria di Salgari, l'immagime indimenticabile di tutte le Tigri di Mompracem, mentre sembra uscire dalla tela spiando lo spettatore per niente atterrito, dalle onde del blu caro alla Bertolino. Un colore apparentemente freddo ma in realtà carico di calda immaginativa emozione, il mondo silenzioso e intimo dell'artista.

                       Rosalba Prestigiacomo, Donne indiane, olio su tela

L'esotismo caro a Salgari non annulla il realismo  profondo come il mondo femminile indiano, sintesi efficace di un mondo magico e misterioso anche quando è umile ed avvolto nella miseria sociale.

 Rosamaria Scimone "I ricordi del Corsaro Nero"  carboncino con lumeggiature a tempera


Salgari non è solo Sandokan con le sue Tigri  e la Perla di Labuan, è anche il ciclo dei Pirati della Malesia con soprattutto Il Corsaro Nero, visione fantasmatica come nell'opera della Scimone pronta a evocare vascelli, arrembaggi, naufragi, vessilli di morte, tesori reali ed immaginari, il tutto nell'alone di una Fantasia che naviga il mare inesauribile dei Ricordi...


            Dede Varetto, "Sogno dietro la Mole" carboncino e acrilico

Salgari ha dipanato la maggior parte del suo sogno d'Avventura, trasferito nell'inchiostro della scrittura, nella città Subalpina. E dietro il simbolo più emblematico della città, Varetto con sapiente maestria nell'eseguire un ritratto, con la forza immaginativa ci ricorda che realtà e fantasia non hanno confini certi. Una bandana allora può bastare per trasformare un viso conosciuto in un pirata dagli occhi sognanti...


(Il manifesto della Mostra riprende il mondo colorato e favolistico di Appendino, carico di lontani  rimandi araldico-medievali-rinascimentali e miniature dall'inconfondibile gusto illustrativo e decorativo.

Antonio Miredi


                                                           (by ItaliaClip risorsa Youtube)


L'indimenticabile sigla dello sceneggiato televisiovo di Sergio Sollima, con le musiche dei fratelli De Angelis. Era il 6 gennaio 1976 e sulla televisione  italiana, pronta a passare  al colore, il ruggito della Tigre della Malesia si mutava in quello di Sandokan con il volto dell'indiano Kabir Bedi.




                                                       Kabir Bedi

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