venerdì 5 maggio 2023

STRANIZZA D'AMURI DI GIUSEPPE FIORELLO: UN ESORDIO ALLA REGIA TOCCATO DALLA GRAZIA

Ispirato a un fatto di cronaca, la tragica morte di due giovani, un film dolce e feroce che al contempo è un atto d'amore alla libertà dell'innamoramento
---------- COME CONIGLI SELVAGGI COLPITI NELLA MACCHIA --------------------------------------------------------- di Antonio Miredi ------------------------- Arriva come una felice sorpresa il primo film da regista di Beppe Fiorello ed è una sfida superbamente vinta da un attore bravo e simpatico ma che rischiava di rimanere ingabbiato nella fissità di canone da fiction e spettacolo televisivo. Estate del 1982, in una brulla e calda Sicilia della provincia agricola attorno a Catania, il piccolo Totò e il sedicenne Nino accompagnano lo zio a caccia di conigli selvatici. Gli spari che squarciano l'aria sono così violenti che Totò deve coprire le orecchie per attutirne l'impatto. Si apre così il film, mettendo in parallelo ma pronte a vivere una vicenda comune, due famiglie diverse le quali devono misurarsi, nella dimessa e a tratti giocosa quotidianità, con una rete di conflitti vissuti nel chiuso claustrofobico e feroce delle mura domestiche. Una claustrofobia atavica dove le regole rigidamente costruite da secoli, servono a mantenere codici di gerarchia patriarcale, in netto contrasto con l'accecante libertà e solarità della Natura, soprattutto in una estate in cui l'Italia sembra vivere un nuova ubriacatura di successo economico e che la vittoria agli europei di calcio rende più esaltante.
La vita di Nino sembra svolgersi piuttosto movimentata e allegra, nella periferica e aperta contrada dove accanto alla casa, una roulotte accomuna una famiglia allargata. Nino accompagna e aiuta il padre in un lavoro pericoloso ma pieno di magia: far esplodere per le feste di paese colorati e scoppiettanti fuochi pirotecnici. Il suo aiuto è prezioso, soprattutto nei momenti in cui il padre sofferente di asma è preso da improvvisi attacchi. Diverso e più amaro il contesto in cui si trova a vivere Gianni, l'altro sedicenne protagonista della storia. Un riformatorio alle spalle, un padre inesistente, Gianni deve fare i conti con un paese chiuso e retrogrado, pronto a mormorare e a guardarlo con scherno. Uno scherno in cerca di pretesti per diventare violenza gratuita da parte del gruppo di giovinastri perdigiorno sempre a bivaccare e divertirsi al bar di fronte all'officina dove Gianni dà una mano al torvo convivente della madre. La consegna di un motorino riparato sarà l'occasione per fare "scontrare" e incontrare i due giovani adolescenti, e per Gianni la possibiltà di un lavoro capace di portarlo lontano dal mondo balordo di paese. Nino e Gianni si trovano così a vivere una breve stagione di amicizia. Lo scenario notturno in cui esplodono i fuochi diventerà anche la magica cornice in cui l'amicizia si trasforma in un imprevisto e irresistibile sentimento nuovo.
Stranizza d'Amuri è la storia di un innamoramento, il grande miracolo e mistero umano che è una energia sempre nuova di gioia che arriva a danzarci dentro e si manifesta crescendo come una travolgente fiumana, superando argini e confini di genere, di età, condizione... Un innamoramento capace in uno sguardo di farci vedere l'infinito. Oltre questa libertà dell'amore, il film è un malinconico e meraviglioso atto d'amore a Battiato, da cui arriva il titolo, e alla terra di Sicilia coi suoi profumi forti e i luoghi segreti ma anche coi padri capaci di rifiutare i propri figli irregolari e le madri diventare crudeli madri di morte. Stranizza d'Amuri è anche un film di dolorosi e commoventi contrasti: la purezza e la bellezza dei sorrisi dei due ragazzi e la volgarità dei modi di tutti gli altri, escluso il piccolo Totò col suo sguardo innocente e geloso nell'osservare la vita e pronto già ad imparare come si colpisce un coniglio brado, vincendo di colpo l'urto dello sparo. Il contrasto dell'azzurra libertà del mare e lo scempio del cemento di un cavalcavia, dove Nino e Gianni possono veloci col motorino volare lontano.
La regia di Giuseppe Fiorello si muove con una grazia e un ritmo da tenere avvinghiati alla poltrona di una sala senza che si avverta la lunghezza del film. Anzi, capitando di vedere su internet alcune scene del film tagliate, viene da chiedersi se tale sacrificio era proprio necessario, come con la mirabile scena dell'entrata in una chiesa barocca in cui l'immagine del Santo improvvisamente viene accesa di fronte agli occhi incantati dei due ragazzi Memorabili restano molte scene, il dolce e malinconico ballo tra Gianni e sua madre con le note musicali della canzone di Umberto Bindi. Gianni che pettina i capelli corvini della madre, i fuochi d'artificio che esplodono nella gioia interrotta da uno schiaffo minaccioso, l'invito di un caffè che è un regolamento di conti... Persino quelle scene che all'inizio appaiono caricate e manierate sono in realtà naturali nel loro contesto di paesi del Sud. Ma tutta questa grazia di regia sarebbe stata non possibile senza la eccezionale bravura di un cast collettivo di attori,i dialoghi, la fotografia, il montaggio, le musiche. Le note di Battiato e quelle originali e destinate a rimanere storia di tema musicale, di Giovanni Caccamo, Leonardo Milani.
Un incanto commovente e muto reso con semplicità straordinaria dai due protagonisti, così efficace proprio perchè trasmette una purezza adolescenziale che si fa fatica a riconoscere in giro fra molti giovani e che è invece autentica anche nella vita dei due giovanissimi attori fuori lo schermo, Samuele Segreto (Gianni) e Gabriele Pizzurro (Nino). Quella età strana, difficile e divina che è l'adolescenza. Il film è dedicato alle due giovani vittime del fatto di cronaca accaduto a Giarre nell'ottobre del 1980, Giorgio ed Antonio, morti soltanto per la colpa di amarsi. ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Antonio Miredi
#stranizzadamuri