mercoledì 4 giugno 2025

EUTERPE Il mondo della musica e del canto

Recensioni, segnalazioni, interviste, storie
DUE CORI IN SCENA , UN UNICO RESPIRO ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------di ANTONIO MIREDI---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- "Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni." Parola di Shakespeare, e verità che si è fatta corpo e suono, almeno per una sera. In un giardino simbolico, tra le pareti antiche e affrescate — superstiti e silenziose di un convento ora aula magna del Dipartimento di Biologia dell’Università di Torino. Non uno spettacolo ma un rito della Musica. Una celebrazione, quasi sacra, del legame profondo tra parola e musica. Shakespeare in the Garden — Due cori, VocinCanto e INCONTROCANTO due tempi distinti. Prima si sono alternati, come se si passassero il testimone di un canto antico e necessario. Poi, solo nel finale, si sono intrecciati in un inno comune, dove le voci si sollevavano a formare un’unica voce plurale. Da un lato, la parola teatrale di Shakespeare, che trovava nuova vita nella coralità; dall’altro, la musica di un compositore vivente, Andrew Ardizzoia, presente tra il pubblico in occasione della prima assoluta in Italia. La sua partitura si è fusa con lo spazio e con i corpi, come se avesse sempre atteso quel momento per nascere davvero. La musica così impalpabile nel suo manifestarsi all'ascolto è pur sempre la rappresentazione della partecipazione del corpo di chi canta e chi suona. Essere davanti è allora entrare in questa corale rappresentazione in cui le mani trascendono il gesto.
Le mani lievi e fondamentali del maestro, Pietro Mussino che non dirigeva soltanto: accarezzava lo spirito musicale, accompagnando parola e suono come un pittore che tocca la tela per ascoltarla. Le mani intense e leggere della pianista, Giorgia Talarico capaci di dare luce alla melodia come dita immerse in acqua viva. Le mani dell’attore Simone Ricci — folletto uscito da La Tempesta — che faceva danzare la parola liberandola come un soffio antico. E le mani umili dei coristi, che reggevano lo spartito: mani-sostegno, mani-ponte, mani che sanno restare invisibili perché tutto possa emergere. In quella sala affrescata, tra biologia e poesia, la bellezza della creazione ha respirato oltre il tempo. E il sogno, per un momento, si è svegliato reale. (Antonio Miredi)-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Torino, 24 maggio2025---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Shakespeare in the Garden Un florilegio di Musica e Poesia Coro Femmnile VocinCanto e Coro INCONTROCANTO
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Nuovo evento di Shakespeare in the Garden – Florilegio di Musica e Poesia al Tempio Valdese di Torino, il 7 giugno 2025

martedì 3 giugno 2025

ARCHIVISSIMA 2025 – A Torino il patrimonio della memoria e della conoscenza come uno spettacolo

Al suo decimo anno, un Festival unico in Italia e in Europa. Dal 5 all'8 giugno 2025, Torino ospita la promozione e valorizzazione dei patrimoni archivistici da vivere come una Festa
C’è un cuore di memoria che batte nascosto nelle città: il patrimonio invisibile archivistico. E per quattro giorni, dal 5 all’8 giugno, Torino gli spalanca le porte con Archivissima, l’unico festival in Europa interamente dedicato alla vita nascosta della memoria. Non una rassegna per addetti ai lavori, ma una festa vera e propria. E come ogni festa ben riuscita, ci sarà da muoversi, scoprire... Questa edizione, la decima, ha un titolo che più attuale non si può: Dalla parte del futuro. Perché gli archivi non sono vecchi scatoloni polverosi. Sono sentinelle. Lì dentro c’è tutto ciò che ci ha fatto diventare chi siamo. E – sorpresa – molto di quello che potremmo ancora essere.--- La notte che accende il tempo--------------------------------------------------------- Il cuore del festival è la Notte degli Archivi, venerdì 6 giugno. Una notte bianca non di vetrine, ma di racconti. Scrittori, storici, artisti, archivi grandi e minuscoli, tutti insieme per una notte di luci accese sul passato che sa parlare al presente. Fra chi partecipa, anche Giulia Caminito con un testo inedito: un segno, forse, che la letteratura ha ancora molto da imparare dalla polvere giusta....... Il teatro si racconta--------- Ci sono luoghi, come il Centro Studi del Teatro Stabile, dove la memoria non sta ferma. “Corpus – Fare memoria” è il titolo scelto per l’esperienza immersiva tra copioni, locandine, immagini e segreti di scena. Non è solo uno sguardo sul teatro torinese, è una specie di danza tra i corpi del tempo. Chi ama il palcoscenico saprà riconoscere in quelle carte qualcosa di vivo.------- Giovani sguardi, nuove rotta------- C’è poi il concorso per le scuole, altra perla del festival: un modo per dare voce a chi il futuro lo porterà davvero nel nome. L’archivio visto dagli occhi degli studenti diventa una mappa immaginaria per orientarsi nei giorni che verranno. E la promessa è quella di una pubblicazione collettiva: gesto semplice, ma potente. Un viaggio senza biglietto----- Archivissima è tutto gratuito. Basta il desiderio di esplorare. Le sedi sono sparse per la città: dalle Gallerie d’Italia al Polo del ’900, dalla Mediateca RAI al Circolo dei Lettori, passando per il Museo del Cinema. Ognuna racconta a modo suo una sfumatura diversa di questa grande conversazione fra tempo e forma, voce e custodia. A leggere con le dita, a capire con gli occhi. E, forse, a ricordare che il futuro comincia proprio dove meno ce lo aspettiamo: dentro un percorso di memoria rimasta lì, ad aspettarci. Forse non ci serve una macchina del tempo. Forse basta entrare in un archivio. Camminarci dentro, lasciarsi guardare dai documenti, ascoltare le voci di chi è passato prima di noi. È così che si impara a camminare nel futuro. (Antonio Miredi)-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- INFO: https://www.archivissima.it/it

lunedì 2 giugno 2025

Al via il 28° Festival CinemAmbiente a Torino

Dal 5 al 10 giugno il cinema torna a interrogare la Terra. Clima, biodiversità e geopolitica al centro di un’edizione che intreccia urgenza, visione e bellezza.
TORINO RESPIRA IL MONDO------------------------------------ C’è un tempo in cui Torino si mette in ascolto della Terra. Sei giorni per dilatare lo sguardo e le coscienze. Dal 5 al 10 giugno ritorna il Festival CinemAmbiente, giunto alla sua 28ª edizione. Un appuntamento ormai essenziale per chi crede che il Cinema non sia solo narrazione, ma anche testimonianza e azione civile. Settantasette film da ventisei Paesi e cinque continenti — è questo il mondo che arriva sotto la Mole, in immagini che non chiedono solo di essere guardate, ma vissute, comprese, discusse. Tre le grandi direttrici tematiche di quest’anno: crisi climatica, perdita di biodiversità, e una geopolitica dell’ambiente sempre più intrecciata con conflitti, migrazioni e nuove forme di potere. Accanto ai documentari in concorso e alla sezione “Made in Italy”, spazio anche a proiezioni all’aperto, mostre fotografiche, incontri con registi, attivisti, scienziati. Tra questi, spiccano l’inaugurazione con il fotografo Gideon Mendel (Drowning World), la “CinemAmbiente Night” ai Murazzi e l’omaggio sonoro ai fondali marini con Wonders of the Sea del 1922, musicato dal vivo dai Perturbazione. CinemAmbiente non consola, ma semina inquietudine e possibilità. Anche quest’anno, Torino accoglie il mondo nella sua forma più fragile e più vera: quella di un equilibrio da ritrovare, in cui arte, conoscenza e responsabilità possano ancora tenersi per mano. (Antonio Miredi)------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Informazioni più dettgliate con il programa completo: https://www.festivalcinemambiente.it/it/28-festival-cinemambiente/programma/32/

mercoledì 28 maggio 2025

LUCI. SCENA. TEATRO

Una rubrica dedicata a tutto ciò che accade dal vivo, là dove il gesto, la parola e il corpo si fanno arte in presenza. Uno spazio per raccontare spettacoli, condividere impressioni, svelare dietro le quinte, incontrare chi il teatro lo fa, lo reinventa, lo abita. Recensioni, interviste, riflessioni, anticipazioni. Non una cronaca, ma uno sguardo. Non solo giudizi, ma risonanze. Perché ogni spettacolo – anche il più piccolo – accende un frammento di verità, illumina il tempo, trasforma chi guarda. -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
SIBALDI SOTTO IL RIFLETTORE MA PINOCCHIO SFUGGE ANCORA -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Domenica pomeriggio, Torino. Caldo estivo, la città piena di eventi, eppure il CineTeatro Baretti è gremito. Tutto esaurito. Biglietto a 20 euro. Merito di Sibaldi o di Pinocchio?, verrebbe da chiedersi. Forse di entrambi. Sibaldi, voce pacata e con sospensioni d'attesa, sale sul palco sotto la luce di un riflettore. Seduto tiene la scena con un’intelligenza seduttiva. Parla di Pinocchio, ma in fondo sta parlando anche di sé e del suo modo di leggere il mondo: con ironia, allusione, sincretismo. Inizia con un aneddoto: il suo incontro con la più importante pinocchiologa italiana (senza farne il nome) a cui ha rivolto una domanda insolita — «Che rapporto ha Pinocchio con la virilità?». La studiosa, racconta, non ha colto l’allusione, nemmeno quando lui ha accennato all’allungamento del naso; forse non vuole o non sa rispondere Il pubblico ride. È un inizio saporito. Ma presto si avverte che molti dei riferimenti, delle letture, delle chiavi simboliche che Sibaldi offre sono già noti a chi conosce il Pinocchio nelle sue stratificazioni più profonde: da don Giussani al cardinale Biffi, da Elémire Zolla a interpretazioni teosofiche, psicoanalitiche, teologiche. La sua abilità, indiscutibile, consiste nel sincretismo narrativo: fonde suggestioni disparate e le restituisce con empatia, come un eretico affabulatore . È efficace, suggestivo. Ma non sorprende chi, per affinità di cuore e lunga consuetudine, ha con il burattino un rapporto di intimo studio e diletto. In questo senso il paradosso è evidente: da un lato Sibaldi invita a diffidare degli esperti, a fuggire il dogma e l’autorità; dall’altro, finisce per proporre — con tono mite ma autorevole — una propria verità iniziatica, che affascina il pubblico come fosse l’ultima rivelazione. Si predica il sapere di non sapere eppure finisce per offrire una sua gnosi, un sapere privilegiato da iniziati. Quando prova a raccontare la vita di Collodi, inscindibile con la sua favola, si allude ma poi non spiega. Rasentando il pettegolezzo, ricorda la scelta del fratello di distruggere le lettere giudicate compromettenti per molte donne della buona società fiorentina per affermare: “ Non è proprio così, a Collodi le donne non interessavano!” Un tono così perentorio non può essere lasciato nell'aria in maniera vaga. Un pubblico attentissimo, va detto, partecipe e silenzioso per due ore di fila. Così assorto da non disturbare nemmeno il cane in platea, che — in un teatrale paradosso — si comporta da spettatore perfetto. Forse è proprio questa la chiave del suo successo: una combinazione di voce suadente, atmosfera oracolare, sapere sincretico e leggerezza ben dosata. Una formula che nel tempo, tra libri, corsi, social, video e conferenze, ha creato un pubblico fedele: affascinato più dallo stile con cui si dice che dal contenuto stesso di ciò che si dice? E che infondo non emerga una idea del tutto originale, Sibaldi lo evidenzia toccando l’ultima scena del romanzo-favola. Parla del momento in cui Pinocchio, ormai bambino, guarda il burattino inerte e dice: «Com’ero buffo!» Si sofferma sull’aggettivo, ne apprezza la grazia, ma non va oltre. Non sembra cogliere che lì, proprio alla fine, Collodi compie un gesto sapiente e decisivo. Non una nuva e ultima metamorfosi, ma uno sdoppiamento. Non c’è un Pinocchio nuovo che ha abbandonato il vecchio: c’è una coscienza che si volge indietro e osserva il proprio doppio, che resta lì, visibile, inerte, ma non morto. Il legno non muore. Pinocchio non si “completa”. Resta in soglia, sospeso tra ciò che era e ciò che finge di essere. La favola non si chiude: finge di chiudersi. E, in quel finto lieto fine, brilla l’astuzia dell’autore. Chi conosce Pinocchio profondamente, senza volerlo ridurre a verità iniziatica o a parabola morale, sa che non si lascia afferrare una volta per tutte. È sempre un oltre e un altrove. Alla fine Sibaldi, per niente stanco- potrebbe continuare a parlare se non ci fosse un altro Pinocchio pronto a salire sulla scena come spettacolo di varietà- accoglie il pieno meritato applauso della sala gremita. È questo il suo gioco – il suo mistero narrativo sventolato con le parole leggere e le parole profonde. (Antonio Miredi) ---------------------------- --------------------------------------------------------------- Torino, CineTeatro Baretti. 1° giugno 2025-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------PINOCCHIO! IGOR SIBALDI- Evento speciale a chiusura del Torino Fringe Festival
Igor Sibaldi in attesa di salire sul palco per la Conferenza si Pinocchio (Foto ©a.m.)---------------------------------------------------------- ----------------------------------------------------------------------
Dal cilindro di Flavio Albanese, Pinocchio con una e più voci -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Un solo attore, tante metamorfosi. È così che Flavio Albanese porta in scena Pinocchio al Teatro Baretti di Torino, per il Torino Fringe Festival: un'immersione scoppiettante di trovate dentro la favola immortale, rivisitata con la gioia del teatro di varietà, del mimo, dell’improvvisazione e della grande tradizione attoriale italiana. Accanto a lui – o meglio con lui – un bellissimo burattino in legno snodabile, ricavato da un manichino, opera di un mascheraio sapiente: un Pinocchio lunare, metafisico, quasi un doppio silenzioso, che accompagna il trasformismo vulcanico dell’attore. Il burattino diventa specchio, complice, alter ego muto ma eloquente. E il teatrino stesso si fa personaggio, diventando teatro nel teatro, scena nella scena. Albanese si fa corpo unico con la Favola, ma anche con il pubblico. È trasformista, , gigione, istrionico. Cade e si rialza con la lingua: dialetti, cadenze, inflessioni che giocano con l’italiano, lo deformano, lo accarezzano. Non mancano frecciatine politiche, ironia affilata, una sottile e tenera autoironia. Avendo imparato bene la lezione del Burattino, parte da Collodi e se ne discosta. Non cerca sperimentazioni ardite, analisi sofisticate, nuove interpretazioni, ce ne sono già abbastanza attorno a Pinocchio, e tante volte anche arbitrarie. I personaggi? Indimenticabili, come li abbiamo amati nel libro di Collodi, ma riproposti in maniera divertente e divertita con il tocco libero dell' invenzione: – Il Grillo Parlante ha la voce inconfondibile e fantasmagorica di Carmelo Bene. – Il Gatto e la Volpe sono due compari irresistibili: il primo parla un napoletano scaltro e viscerale, il secondo un milanese lustrato e berlusconiano. C'è posto anche per le maschere italiane indimenticabili come quella con la mimica facciale e del corpo di Totò La scena vive anche di improvvisazione: Albanese interagisce col pubblico, scarta dal copione, gioca con il momento. È lì, nel respiro vivo della sala, che la Favola rinasce. E come una carezza lieve, aleggia la musica dolce e malinconica di Fiorenzo Carpi: accompagna le trasformazioni, le nostalgie, lo sberleffo, senza mai forzare. Il finale? È il lieto fine della favola, sì, ma non chiude il racconto fisicamente dispiegato. Perché la meraviglia – o, meglio, la “maraviglia” collodiana – non si esaurisce, continua a vivere nello sguardo dello spettatore che esce dal teatro con un sorriso e un piccolo incanto in tasca. ANTONIO MIREDI---------------- -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Torino, Cineteatro Baretti, 27 maggio 2025----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- LE AVVENTURE DI PINOCCHIO raccontate da lui medesimo IL GRANDE VARIETÀ DI PINOCCHIO per piano; attore e burattino. diretto e interpretato da Flavio Albanese, al pianoforte M°Roberto Vacca, collaborazione artistica Marinella Anaclerio, musiche di Fiorenzo Carpi / a cura di Giulio Luciani, voce della fatina Cristina Spina disegno luci Mattia Vigo scenografia Iole Cilento, burattino gigante Renzo Antonello, maschera asinello Luigia Bressan (Sopra e sotto Photo Courtesy Torino Fringe Festival- © Vanessa Callea)
.(Foto ©a.m.) ---------------------------------------
Pinocchio dietro le quinte a spettacolo finito (Foto ©Antonio Miredi)

martedì 27 maggio 2025

Generazioni sospese: il Festival dell’Economia indaga il presente che cambia volto

Torino accoglie il Festival dell’Economia: non solo numeri, ma corpi e menti del nostro tempo. Dal 30 maggio al 2 giugno, Torino torna ad essere crocevia di sguardi sul mondo. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- PENSARE IL FUTURO A PARTIRE DA CHI LO ABITETERA'--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Non si parlerà solo di PIL o mercati finanziari, ma di ciò che l’economia spesso trascura: le persone, le relazioni, i desideri delle nuove generazioni. È questa la direzione scelta dal Festival Internazionale dell’Economia, giunto alla sua quarta edizione sotto la curatela di Editori Laterza. Diretto scientificamente da Tito Boeri e ospitato negli spazi più vitali della città – dal Collegio Carlo Alberto ad altri luoghi sparsi per la città, – il festival si distingue per un’impostazione ampia, multidisciplinare, in dialogo aperto con la sociologia, la psicologia, la demografia e la cultura. Il tema del 2025, “Le nuove generazioni del mondo”, non è uno slogan: è una chiamata a pensare il presente come tempo di passaggio, fragile e fertile insieme. Si parlerà di giovani che non studiano né lavorano (i NEET), di denatalità e invecchiamento, di identità fluide, salute mentale e futuro del lavoro. Non un’analisi dall’alto, ma uno scavo nella complessità, per capire dove stiamo andando – e con chi. Fra i relatori, premi Nobel come Paul Krugman e Michael Spence, ma anche figure che riflettono sulla soggettività e l’immaginario: Massimo Recalcati, Chiara Saraceno, Matteo Lancini. La sfida è quella di unire rigore e divulgazione, numeri e storie, teoria e vissuto. La differenza rispetto al più longevo Festival dell’Economia di Trento – con cui, fino al 2021, Torino condivideva l’organizzazione – è evidente: se Trento conserva un’impronta più economico-finanziaria, Torino punta sull’intreccio tra saperi, con l’intento di rimettere la società al centro del dibattito. Non è solo una questione di format, ma di visione. Mentre le trasformazioni globali accelerano, il Festival torinese sembra voler rallentare il pensiero, riflettere con calma e profondità su cosa significhi oggi crescere, scegliere, abitare un mondo che cambia. Perché senza ascoltare chi erediterà il futuro, ogni discorso sull’economia rischia di restare senza voce. (Antonio Miredi)

venerdì 23 maggio 2025

ERATO: LO SCAFFALE DEI LIBRI DI POESIA

Novità editoriali, riproposte di classici, titoli dimenticati, scelti e ripescati dal mare dei versi come un tesoro laterale, naufragato, sommerso.
ERATO IN ESILIO di Antonio Miredi----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Nel tempo della velocità e della distrazione, la poesia è una forma di resistenza. In un mondo che confonde il rumore con la comunicazione, lo spettacolo con la celebrazione, le luci del successo con il rito sacrale, con Erato – Musa del canto poetico e della parola ispirata – la poesia torna a farsi viva nelle evocazioni, illuminazioni, negli enigmi, negli echi, nelle fenditure, delle bianche pagine della carta. Non offre risposte, apre spazi. Non urla, trattiene. Non consuma , crea. In un presente disumanizzato, tecnologico e frenetico, la voce poetica è un approdo, un atto di libertà, una possibilità di bellezza. Questo scaffale dedicato solo ai libri di poesia. intende darle ascolto, per raccoglierne i lampi, e per custodire – nella fragile e nobilissima lingua dei versi – ciò che ancora ci rende umani. (Antonio Miredo)
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Il libro di poesia più importante del Novecento italiano, la cui prima edizione, cento anni fa, fu pubblicata da un giovane editore e politico, intransigente e rivoluzionario liberale di nome Piero Gobetti!

martedì 20 maggio 2025

AVVISTAMENTI: Arte, Letteratura, Musica, Cinema, Teatro...

- Appuntamenti annotati e scelti con la particolare cura dell'attenzione. La cultura e la società da vivere nella consapevolezza civile e nella letizia della bellezza” —
(©A.M)------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Ci sono segnali che appaiono all’orizzonte come vele lontane, come presenze da riconoscere, come inviti a non perdere l’essenziale. AVVISTAMENTI è una rubrica che nasce per intercettare questi segnali: mostre, libri, concerti, spettacoli, parole, pensieri, gesti, incontri che meritano attenzione. Non una rassegna completa, ma uno sguardo personale e partecipe, orientato dalla cura, dalla passione civile e da una vocazione poetica. Qui troverai appuntamenti da vivere, pensieri da approfondire, eventi da seguire o semplicemente intuizioni da tenere a mente. Ogni avvistamento sarà un invito alla consapevolezza, al piacere dello sguardo attento, alla gioia del conoscere. Perché anche nella confusione del presente, la bellezza continua ad accadere — basta saperla vedere, basta volerla vivere. (Antonio Miredi) ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Alla maniera di un trittico di un quadro in tre parti, tre cori distinti con i relativi Direttori, celebrano la magia della musica e delle voci. Un evento il 22 giugno nella Chiesa Santa Maria in Borgo vecchio ad Avigliana, alle porte di Torino che si appresta a festeggiare il 24 San Giovanni. ( I nomi e le informazioni sulle due locandine sopra e sotto)
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SHE BERGMAN o la costruzione di un amore------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Mercoledì 18 e giovedì 19 giugno alle ore 20 l'Accademia Teatrale Mario Brusa presenta il saggio finale del CORSO BASE DUE. In contemporanea dal vivo l'artista cantante musicista Sergio Prete si esprimerà disegnando come in una mobile scenografia ----------------------------------------------------------------------------------------------------
L'inaugurazione di una nuova mostra e di una nuova sede per Dr Fake Cabinet, la Galleria torinese che coniuga provocazione artistica e ironia, creatività e intelligenza, indignazione sociale e civile e nuova scrittura della bellezza, e sempre in tendenza con le nuove frontiere dell'Arte------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- DR Fake Cabinet Via Giuseppe Barbaroux 25 Torino Interno cortile Info: dr.fake.cabinet@gmail.com Tel. +39 338 167 29 86 +39 320 824 00 04 Dal martedì al sabato dalle 16 alle 19.30 e su appuntamento .....................................................................................................................................
Traspirazioni sonore. Il potere raffrescante dei suoni e degli alberi------------------------------ All'Orto Botanico dell’Università di Torino (Parco del Valentino, Viale Pier Andrea Mattioli 25), inaugurazione alle ore 18, delle installazioni sensoriali Food Jam Session e Traspirazioni sonore proposte dall’Università di Torino in collaborazione con il Festival CinemAmbiente e ideate da Vincnnzo Guarnieri. Un affascinante intreccio di esperienza dei sensi tra Botanica, Neuroscienza e Arte. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Cristina Converso, A radici nude, Libreria Claudiana, giovedi 29 maggio 2025. Un romanzo ambientale dove le storie come radici si intrecciano in quel posto ricco di voci antiche e magiche che è la Valle di Susa.---------------------------------------------------------------------------------------------- In un quartiere torinese multireligioso e multietnico ( Chiese Cattoliche, Tempio Valdese, Sinagoga ebraica, Moschea) la Libreria Claudiana di via Principe Tommso 1, è un luogo frai i più attivi di inclusione, consapevolezza civica, tolleranza religiosa, questioni di genere, attenzione all'ambiente e forme di qualità fisica e spirituale della vita. E le occasioni arrivano attraverso i libri presentati. --------------------------------------------------
Jan Van Eyck e le miniature come una delicata epifania---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Una occasione unica per ammirare, conoscere e approfondire la delicata bellezza di antichi codici miniati, incunaboli, fogli e miniature realizzati tra il XIII e il XVI secolo e raramente esposti.-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Van Eyck e le miniature rivelate Palazzo Madama, Torino, 23 Maggio 2025 - 8 Settembre 2025-------------------------Tutte le informazioni più dettagliate:  https://www.palazzomadamatorino.it/it/ -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------...............................................................
Meriggiare pallido e assorto 100 anni di Ossi di seppia--Le poesie del premio Nobel Eugenio Montale si fanno fotografia e diventano 100 immagini contemporanee. Incontro con Alessandro Ferraro, Paolo Verri e i fotografi del progetto. Unione Culturale F. Antonicelli, Via Cesare Battisti, 4 Torino- (Giovedì 29 maggio 2025.) Ore 18:30. Ingresso libeo--In collaborazione con Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori ---------------------------------------------------------------------------------
Hamlet di Ambroise Thomas, Opera poco rappresentata in Italia, a Torino dopo 25 anni, con un allestimento inedito del Teatro Regio, con la regia di Jacopo Spirei, la direzione di Jérémie Rhorer, visivamente suggestivo. Bellissime le voci , il coro e l'orchestrazione. Un pubblico entusiasta e una critica favorevolmente sorpresa------ L'ultima replica da non perdere il 27 gennaio 2025------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Info: https://www.teatroregio.torino.it/ ----------------------------------------------------
𝗟𝗘 𝗔𝗩𝗩𝗘𝗡𝗧𝗨𝗥𝗘 𝗗𝗜 𝗣𝗜𝗡𝗢𝗖𝗖𝗛𝗜𝗢 𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝘁𝗲 𝗱𝗮 𝗹𝘂𝗶 𝗺𝗲𝗱𝗲𝘀𝗶𝗺𝗼---- L'eterno Burattino è sempre in movimento e continua a debordare tra i Libri, la Musica, il Cinema e il Teatro - Accarezzati dalle note della celebre musica che Fiorenzo Carpi scritte per il film-TV di Comencini bambini e adulti si lasceranno ancora una volta sorprendere da una favola che ci riporta alle origini.---- 𝘐𝘭 𝘨𝘳𝘢𝘯 𝘷𝘢𝘳𝘪𝘦𝘵𝘢̀ 𝘥𝘪 𝘗𝘪𝘯𝘰𝘤𝘤𝘩𝘪𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘰𝘧𝘰𝘳𝘵𝘦, 𝘢𝘵𝘵𝘰𝘳𝘦 𝘦 𝘣𝘶𝘳𝘢𝘵𝘵𝘪𝘯𝘰 di e con Flavio Albanese------informazioni https://www.tofringe.it/events-location/cine-teatro-baretti/-----------------------------------------------------------------
Shakespeare in the Garden – Florilegio di Musica e Poesia------------------------------------------------------------------------------------------------------------- In un Tempio di liturgia religiosa, si apre un giardino di versi e armonie dove la parola di Shakespeare risuona, vibra, si fa corpo e respiro. Due cori, Incontrocanto e VocinCanto, diretti dal Maestro Pietro Mussino, si intrecciano come rami vivi e le voci si fondono in un canto che attraversa il tempo e lo supera.
San Salvario ha un cuore verde-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Nel primo quartire multireliogioso e multietnico di Torino il suo cuore verde si espande occupando soprattutto Corso Marconi, il suo viale più centrale pedonalizzato. Una festa non solo del Verde con libri, musica, interventi, installazioni, come semi lanciati nella consapevolezza civile di una condivisa idea di creativa bellezza
A cura dell'Associazione culturale Giardino Forbito e della Biblioteca civica Natalia Ginsburg per PIANTE E DONNE PIONIERE, Antonella Giani in dialogo con l'artista Raffaella Brusaglino.
Sergio Prete — partito dall’Orto Botanico, con la fisarmonica a tracolla — ha percorso il viale di corso Marconi cantando. Canzoni piemontesi, canti di protesta sociale, Bella ciao che risuona come un'eco di resistenza sempre viva. Sembrava un Grillo canterino, di verde vestito, che ha smesso di far la morale a Pinocchio. Chi è Sergio Prete? Un artista che sfugge alle definizioni: pittore, scenografo, tappezziere, musicista, attore, cantante. E qui, come se non bastasse, anche menestrello di quartiere. Un Proteo cittadino, gentile e sfasato, scollegato (per scelta?) dal ritmo consueto del mondo, eppure entusiasticamente presente a portare gioia di vita, malgrado tutto.(Foto ©a.m.) --------------------------------------------------------------
Un romanzo che è tre romanzi che sono una città-------Dopo il Salone del Libro che ha visto l’Olanda protagonista, Romanzo olandese di Magliani riproposto in Cooperativa Borgo Po e Decoratori di Torino. Uno sguardo narrativo che si muove lungo i canali della memoria.

mercoledì 14 maggio 2025

SALONE DEL LIBRO 2025: Diario mobile per una festa mobile

Appunti in tempo reale dal Salone del Libro di Torino 2025. Voci, visioni e lampi tra i libri. Navigazioni tra carta, corpi e parole. Un Diario d'Autore istantaneo di un viandante tra pagine fisiche e mentali. Dentro e fuori, prima e dopo, tutto il Salone.
LEGGERE TRA NOI PAROLE LEGGERE o della leggerezza della lettura partecipata ----------------------------------------------- di ANTONIO MIREDI--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- La Vigilia: 14 maggio 2025--------------- Oggi si apre il tempo dell’attesa. La festa è lì, sul punto di cominciare, ma ancora nascosta, come un sipario che freme prima dello schiudersi. Una festa per chi ama e vive di libri, ma anche una babelica confusione ripensando agli anni scorsi, e ai tantissimi eventi e appuntamenti che si accavallano e coincidono. Come altre volte, ci sarà una scelta mirata e tanto anche affidari al caso e all'imprevisto. Quest’anno il Salone ha un tema scelto da una donna, e un manifesto affidato a un’altra donna. Non è un caso. Il femminile — quando autentico e non mascherato — sa cogliere ciò che si muove sotto la pelle del mondo. Sa vivere con grazia la leggerezza, e insieme l’intimità profonda dei sentimenti più veri, festosi e compartecipati. Annalena Benini, al suo secondp mandato come Direttrice del Salone, non manca occasione per insistere sul concetto della intima festosità e della inclusiva partecipazione così come il Manifesto della illustartrice Benedetta Fasson esprime bene questo comune "abbraccio" di tenerezza condivisa attraverso il tessuto linguistico della parola. L'uso di tonalità calde e dettagli curati, come un tappeto floreale, evoca la connessione d'intimità delle parole riprese nel tessuto della poltrona che accoglie i due personaggi. Personaggi senza una precisa identità di forma per poter essere specchio per tutti coloro che sanno o vogliono riconoscersi.
-----------------------(Foto ©a.m.)-----------------------------------------------------------------------------------------------------CARLO LEVI UN PONTE VIVO TRA NORD E SUD ...................................................................................................... La Vigilia: 14 maggio 2025 --------------------------------- Salone Off. Biblioteca Centrale: Mostra Cristo si è fermato ovunque. Erich Linder e la fortuna internazionale di Carlo Levi. L'esposizione, realizzata in collaborazione con le Biblioteche Civiche Torinesi e il Comune di Aliano, celebra il cinquantesimo anniversario della scomparsa di Carlo Levi. Attraverso documenti provenienti dagli archivi della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e dell'Archivio Linder, la mostra ricorda il carteggio tra Levi ed Erich Linder, agente letterario che contribuì alla diffusione internazionale delle sue opere, a cominciare dal romanzo più famoso, Cristo si è fermato a Eboli, primo best seller dell''Italia appena uscita dalla guerra. Viene inoltre accennato il rapporto epistolare relativo alla curatela, poi non realizzata, dell’epistolario di Umberto Saba, coinvolgendo anche Linuccia Saba e Vittorio Sereni . Un carteggio inspiegabilmente ancora sconosciuto e inesplorato . Quando e chi saprà risuscitarlo? Presentando la mostra Paolo Verri, Presidente della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Luigi De Lorenzo, sindaco di Aliano, e Andrea Palermitano, curatore con il contributo di Rossella Marino, Chiara Bortoloni, e Arianna Gorletto, ci fanno entrare subito nel respiro festoso che anima un Salone affidato a tutte le declinazioni delle parole, in cui poter percepire colori, suoni, e persino profumi, affidati in questo caso ai prodotti tipici lucani. Interventi offerti con la leggerezza della spontaneità del calore e dell'entusiasmo. Intrattenersi a parlare gustando alla fine il cibo è anche scoprire come i sapori sanno essere anche gesti di una antica civiltà della ospitalità. La mostra su Carlo Levi pur non essendo allestita in un grande spazio e molto articolata, è collocata in un'area di continua passaggio, e vuole essere una bella tappa pronta a implementarsi, toccando altri luoghi e altri eventi. Non un omaggio statico, ma un viaggio in movimento. Una costellazione di carte vive, di lettere che ci parlano di intrecci non solo editoriali ma sentimentali. Levi è come un ponte che tocca Torino, Milano ed Aliano, la terra dell'esilio durante la dittatura fascista, pronta a diventare una terra di elezione al punto di esser scelta come luogo di sepoltura. Tra le carte delle lettere, i libri vissuti e tradotti in tante parti e luoghi del mondo, spiccano gli oggetti che portano il segno della mano: la tavolozza, i pennelli, i colori usati per dare volto al dolore e alla speranza, di una perenne poetica della libertà che non si è fermata di certo a Eboli
Primo giorno. 15 maggio 2025. Già dal mattino la metropolitana piena di visitatori diretti al Salone del Libro. Un’umanità varia, compatta, con gruppi rumorosi. Molte le scolaresche in gita, frotte di studenti che si riversano tra gli stand con il piacere per la giornata libera rispetto al chiuso delle aule E viene il dubbio: quanti di loro amano davvero leggere? Quanti sentono il senso di questa festa come un richiamo profondo, e non solo come una scusa per saltare le lezioni? Eppure, in fondo, è meglio saltare la scuola per ritrovarsi almeno una volta immersi tra scrittori, storie, parole stampate e personaggi televisivi famosi che si mettono a scrivere della loro vita, servendosi per lo più della penna degli esperti della editoria di consumo che ha successo...Chissà che qualcosa non attecchisca. Nel frattempo, esplode sempre più il fenomeno degli influencer letterari. Instagram, TikTok (o "Ticket Tock", come lo chiamano certi genitori disorientati), sono diventati le nuove bussole dell'editoria. I libri romance, sospinti da accanite giovani lettrici, scalano le classifiche. Giovani autrici, fino a pochi anni fa sconosciute, oggi riempiono le sale. Un altro segno dei tempi: qualcosa sta cambiando, o forse semplicemente si sta trasformando. Come sempre, bisogna osservare e capire. Magari leggere, anche tra le righe.C’è una vitalità strana, quasi febbrile, che aleggia tra i padiglioni. Un’energia giovanile che si mescola all’odore della carta, ai volti stanchi degli editori, alle code per un firmacopie, agli occhi lucidi di chi stringe un libro come fosse un talismano. E intanto gli scrittori parlano. Alcuni lo fanno con grazia, altri con sussiego. Qualcuno si concede, altri si sottraggono. Ma tutti, in fondo, cercano di dire qualcosa che resti, almeno per un istante, nell’ascolto di chi passa. C’è chi fotografa tutto, chi si fa selfie a caccia dei volti noti e di richiamo, o davanti ai cartelli curiosi o alle pile di libri, chi insegue un like come fosse un premio letterario. Eppure, anche in questo circo contemporaneo, un luna park della carta e della parola, capita ancora di vedere una ragazza che legge seduta per terra, in silenzio, come se nulla intorno esistesse. È lì che il Salone torna a farsi sacro. Anche solo per qualche minuto. Alla fine, tra la folla, le voci, le mode, resta sempre quella tensione sotterranea verso qualcosa di più vero. Magari un incontro inatteso con un piccolo editore che crede ancora nel valore di un testo originale di uno sconosciuto o una copertina che ti chiama senza sapere perché. La letteratura non è morta, anche nel tempo dell'Intelligenza Artificiale, della cultura digitale del consumo superficiale e veloce. Ha solo cambiato maschera oppure, come sempre, ha mille volti diversi...
----( DACIA MARAINI Foto ©A.M.)------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- UN VOLO COMINCIATO CON PINOCCHIO------------------------------------------ Mi aggiro nel Lingotto, un tempo ventre d’acciaio e fatica, oggi grembo di carta e parole. Dove un tempo ruggivano i motori, fra fatica e sudore, ora risuonano voci, passi, pensieri. La pesantezza del lavoro si è fatta leggerezza d'inchiostro; resta il sudore: quello del caldo, del corpo immerso nella folla, del desiderio acceso da mille stimoli. Il Lingotto è un monumento al tempo che cambia. Ed è la stessa riflessione che si ritrova a fare Dacia Maraini nel presentare, nello Stand de La STAMPA, La bambina che vola. Una favola sul primo comandamento: "Non avrai altro Dio". - "La fede non la si può comandare, è un dono. -precisa- "Lo dico da non credente" Una non credente che non ama definirsi atea. "Essere atei è già paradossalmente avere la certezza di una fede. Da non credente io posso avere una spiritualità laica, aperta al mistero, all'ignoto" In lei ogni parola sembra scaturire da un’antica sorgente che mescola verità, dolore e grazia. E la sorgente la individua subito nella leggenda più antica del mondo che racconta del mito della creazione compiuta dall'uomo. “Tutto è nato con Pinocchio”, confida ricordando l’infanzia dura nel campo di concentramento in Giappone, insieme ai suoi genitori antifascisti. Pensare che la scintilla della sua scrittura si sia accesa lì, tra filo spinato e fame, commuove e rincuora: come se la fiaba più italiana e al contempo più internazionale di tutte fosse stata una navicella segreta, capace di portarla oltre il dolore, oltre l’infanzia ferita. Pinocchio, non solo come primo amore letterario, ma come chiave di volta della sua visione della scrittura e della vita. La storia del burattino di legno, nato dalle mani di un autore che subito gli sfugge, che scappa, mente, cade e si rialza, è davvero la storia di un mito e di una verità originaria:la nostra origine arborea, l'opera che è destinata a "sfuggire" al suo autore, per seguire una sua strada.L’autore crea, ma la creatura – come l’essere umano rispetto a Dio – non può essere controllata. Ecco il paradosso sacro: nell’atto del creare c’è un abbandono. Un lasciar andare. Pinocchio è anche la storia di una riscoperta: la riscoperta della bellezza della paternità, oggi rimossa, per un assurdo timore di sembrare una debolezza. Dacia Maraini è la Letteratura – con la maiuscola – non solo per la sua scrittura, ma per il vissuto che porta dentro, intrecciato ai grandi poeti e scrittori del Novecento. Dacia Maraini è passata attraverso i fuochi del Novecento come una vestale inquieta e lucida. Ha condiviso vita e pensiero con Alberto Moravia, ha incrociato le ombre e le fiamme di Pier Paolo Pasolini, ha danzato – con amore e scontro – attorno a Elsa Morante, che la guardava con occhi intensi e giudicanti. Amica e complice di Piera Degli Esposti, voce del teatro e del corpo, e partecipe del destino nomade e resistente della madre Topazia Alliata, artista e deportata come lei. Una rete di affetti e confronti, tra poesia, politica, corpo femminile, maternità negate o sognate, desiderio e lotta. Nel suo parlare c’era il ritmo del tempo attraversato, e il suo sguardo – mite ma incandescente – portava ancora dentro la bambina che ha volato via dal campo, aggrappata alla coda di una storia.
ROBINSON: L'ISOLA DI CARTA DOVE IL TEMPO SI RITROVA---------------------Tra le correnti affollate del Salone, l’Arena Repubblica Robinson è tra gli spazi, e sono tantissimi, più vivi e affollati. Giovani e adulti si ritrovano in cerca di parole che contino, non solo per essere ascoltate, ma per essere pensate. Oggi ho avuto tra le mani, in anteprima, il numero che uscirà domani, con Joan Baez in copertina. La ragazza con la chitarra si racconta, con quella voce che attraversa il tempo. Dall'America di Dylan a quella di Trump, dai sogni all'incubo ma sempre pronta a cantare la Liberà Robinson nasce nel novembre del 2016, in un momento in cui la cultura sembrava destinata a retrocedere ai margini. Lo ideò Mario Calabresi, allora direttore di Repubblica, e lo affidò alla cura redazionale di Angelo Melone. Scelsero un nome che già era un’immagine: Robinson. Un naufrago, sì, ma non un perduto. Qualcuno che ha attraversato la tempesta e ora cerca un nuovo modo di stare al mondo. È questo il lettore a cui Robinson parla: chi si sente naufrago non tanto per fragilità, ma per resistenza. Naufraghi di fronte alla semplificazione del reale, all’urgenza cieca, al rumore che copre ogni senso. Chi approda su queste pagine cerca un tempo diverso, uno spazio dove le domande non chiudono, ma aprono. E dove ogni libro è un’isola da esplorare. Ogni numero è concepito come un piccolo arcipelago narrativo: reportage, interviste, racconti, poesia, disegni, incursioni nella scienza, nella memoria, nei desideri con attenzione alla graphic novel, all’illustrazione e a una forma di racconto visivo che avvicina anche i più giovani. C’è un equilibrio tra leggerezza e profondità, tra testo e riflessione. Ogni numero è un Album che merita di essere conservato, e ogni trimestre una raccolta da rilegare, come si fa con le cose che non si vogliono perdere. Sfogliandolo, si sente una cura quasi artigianale nella composizione. Ma sotto la forma elegante, c’è un movimento più profondo: il tentativo di mantenere viva una lingua, un pensiero, un respiro lungo. E chi legge, in fondo, non è un osservatore ma un complice silenzioso. Uno che riconosce, tra le righe, un senso di appartenenza. È, da anni, il mio appuntamento domenicale amoroso con i libri della domenica. Lo vivo accanto a un altro rito silenzioso e fedele: La Lettura del Corriere. Due voci diverse, ma entrambe care. Due modi per restare in ascolto, mentre il tempo si fa più lento, e le parole — finalmente — durano.
(Atomo, il cane robot dell’Esercito: .)--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- ATOMO, IL CANE ROBOT DELL'ESERCITO: SELFIE CON IL FUTURO PRESENTE----------------- Quest’anno, per la prima volta al Salone del Libro, un non-umano ha catalizzato l’attenzione del pubblico: si chiama Atomo, è un cane robot dell’Esercito Italiano, progettato per operazioni di ricognizione in ambienti estremi. Ma qui, tra padiglioni di carta e parole, è diventato tutt’altro: una star mediatica. Lo cercano, i piccoli lo vorrebebro accarezzare, si mettono come in posa per un selfie con lui. Bambini, adulti, anziani: tutti vogliono una foto con questa creatura a metà tra tecnologia e animale. Ma cosa ci dice la sua presenza in un luogo dedicato ai libri? Forse che stiamo ridefinendo il concetto di “personaggio”. I libri ci hanno abituati da secoli a dialogare con l’invisibile, con esseri immaginari, con intelligenze aliene. Atomo non parla, ma si muove e osserva. È una figura muta che costringe a pensare. Non ha bisogno di narrazione: è la narrazione. La sua presenza accanto a romanzi, saggi e poesie è un cortocircuito che apre una possibilità: leggere il mondo non solo attraverso le parole, ma attraverso le forme emergenti dell'intelligenza non-umana. E se il selfie fosse la nuova forma di dedica? Un’immagine condivisa come frammento di racconto. Un lettore e un non-umano, fermi insieme nel tempo: non più autore e lettore, ma umano e postumano. Non è forse anche questo un nuovo capitolo della nostra storia?
(Foto © Giovanni Torta )----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- IL POETA NARRATORE DEI MONTI CHE NON RISPONDE AL TELEFONO........................................................................... Incontro dopo un anno nel frastuono stancante vicino allo stand in cui spicca la sfuggente figura di Corto Maltese, Giovanni Torta un poeta narratore dei monti che scrive versi usando la fotografia e i fogli di carta. Versi, racconti, pensieri, a volte lucenti come gemme altre volte grezzi ma con la forza di un minerale non levigato: Sente l'urgenza di comunicare il fuoco poetico che gli urge dentro ma poi si rivela introvabile se i tempi e le dimensioni non sono sue, irraggiungibile per i fili del telefono... Ama più la familiarità di un albero, di uno stambecco, del volo degli uccelli. Ormai mi sono arreso a cercarlo in una dimensione urbana. Lo potrò ritrovare solo tra i monti, poeta di pietra e di terra, con gli occhi ancora pieni di cime , crepacci e nidi. Scrive su carta ruvida come se ogni parola fosse un frammento scavato nella roccia. Fotografa nel silenzio che non disturba: un uccello che taglia il cielo lo trattiene come un verso sospeso. Uno stambecco lo guarda e c’è già una storia pronta a nascere dentro. Ascolta una lingua che non è dell’uomo ma del fiore, dell’animale, del sasso che muta forma sotto la luce obliqua del giorno. Solo in montagna può essere pronto, là dove il vento sa i nomi che i cartelli dimenticano. Lui vede con occhi che fotografano un visibile invisibile, in un vissuto con la natura che poi resta segreto. Parla con gesti, o con voce animata e straripante, se ha voglia di parlare, altrimenti tira dritto, con immagini raccolte come bacche e versi lasciati essiccare su fogli di carta ruvida. La poesia, per lui, è come uno slancio che cresce accanto, non davanti a una scrivania. Fratello degli stambecchi, degli alberi nodosi, degli uccelli che si voltano solo se sei degno. Un giorno mi ha donato un Pinocchio, in ceramica, piccolo viandante in cammino per sempre, tra i sentieri che non portano né a scuola né a casa, ma in un altrove... _____ ________________________________________________________ R E S P I R O___-:. "Sono sempre lì tra quei monti/ e il pascolare degli stambecchi./ Tra lo stelo d’erba sibilante alla brezza./ La roccia sporgente ai quattro venti/ sulla cresta affilata./ Fremente allo scorrere delle nuvole / in quei cieli senza confini./ Sono sempre lì ad ascoltare il vociare del vento/ il mormorare del torrente./ Aspettare il sorgere del sole/ o a Lasciarmi trafiggere dal luccicare/ appuntito delle stelle. //...// Sostando minuto fragile/ come una gocciolina di rugiada/ dalla scintillante trasparenza./ Sono sempre lì tra quei monti, / Per non scomparire nella piatta banalità, nell’ orgoglio intriso di futilità / in una artificialità senza meta./ Sono sempre lì fragile e gioioso/ come il vivace volo di una farfalla./ Luminoso come il sole di mezzogiorno./ Vero come lo sguardo che comprende e sorride/ al manifestarsi continuo di questa inesauribile meraviglia./ Li a respirare insieme ai monti. " (poesia inedita di Giovanni Torta)
(Foto ©A.M)------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- UN CUORE A FORMA DI LIBRO TUTTO GRANATA------------------------------------------------------------------------------------------------C’è uno stand al Salone che non somiglia a nessun altro. Nessuna strategia di marketing, nessun clamore da bestseller, nessuna vetrina patinata. Solo passione. Solo memoria. Solo un cuore tutto granata. Uno spazio unico nel tifo calcistio,al Salone raccolto non urlato, rispettoso non violento. Lì, volontari veri – non figuranti, non promotori – accolgono chiunque si avvicini con occhi curiosi o col nodo alla gola di chi vive la febbre del calcio con passione d'anima. Sono custodi della storia del Toro. Espongono libri di ogni editore, purché parlino della squadra, della leggenda, di una fede che ha qualcosa di epico e popolare insieme. Ogni volume è una reliquia, ogni titolo una scintilla che accende un ricordo, una partita, una tragedia, un trionfo. Sono lì per amore. Perché la storia del Torino non si svende, si tramanda. Si racconta sottovoce o in maniera animata, con gli occhi lucidi e con piglio grintoso. Si protegge come si protegge una fiammella nel vento. Non ci sono divi. C’è il collettivo. C’è la comunità che si stringe attorno a una maglia come ci si stringe attorno a un amico caduto, a un fratello, a un ideale. Ogni parola stampata viene letta come una preghiera laica per il Grande Torino e per tutti coloro che ne hanno raccolto l’eredità nei decenni. In mezzo al frastuono del Salone, questo stand è come una piccola casa per la grande comunità del Toro, con la bellezza dei libri. (Antonio Miredi)

lunedì 12 maggio 2025

SALONE DEL LIBRO 2025: Le Parole tra noi Leggere. E densamente potenti.

Nel cuore del Lingotto, tra il 15 e il 19 maggio, si apre la 37ª edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino 2025: un rito collettivo che pone la parola, ascoltata e scritta, al centro dell'attenzione nel disordine del presente.
Ci sono appuntamenti che resistono al tempo non perché si ripetono, ma perché sanno rigenerarsi. Il Salone Internazionale del Libro di Torino, che apre le sue porte dal 15 al 19 maggio al Lingotto Fiere, è uno di questi. Non è solo una fiera editoriale. È un organismo vivo, una polis temporanea fatta di voci, corpi, sguardi che si sfiorano tra le parole Il tema scelto per questa 37ª edizione, Le parole tra noi leggere, omaggio tanto al romanzo di Lalla Romano quanto al verso di Montale, ci invita a soffermarci sulle parole, non quelle vuote, ma quelle capaci di passare tra noi senza ferirci, senza affondare nel rumore. Parole che costruiscono intimità invece che fratture. In un'epoca che spesso predilige lo slogan all’argomentazione e l’urlo al dialogo, il Salone si offre come sempre a sfida per tessere un tessuto narrativo e linguisto della parola, pur nella confusione dei linguaggi e delle forme espressive, inevitabilmente spettacolarizzate in un Evento sempre affollato, alternativo alla fretta e alla superficialità aggressiva dei social e della comunicazione di massa dell'apaprenza.. Lo si vede fin dalla scelta della lezione inaugurale, affidata a Yasmina Reza, autrice francese capace di sondare con ironia e crudeltà i non detti della nostra quotidianità. Ma anche nell’attenzione ai giovani e all’adolescenza con la nuova sezione “Crescere”, curata dallo psicologo Matteo Lancini. Un gesto culturale e politico. Nel cuore del Lingotto, ma anche fuori: la Pista 500 ospiterà eventi letterari sotto il cielo di Torino, e il Salone Off invaderà strade, librerie, cortili, forse persino sogni. Torino, ancora una volta, si fa crocevia. Il Salone non è il luogo dove si celebra l’editoria: è il luogo dove la si interroga. Dove le parole tentano, ancora, se non di di salvarci almeno di riaccendere consapevolezze vigili e aperte al confronto. Con leggerezza — ma non senza il suo peso di luminosa densità. Il Salone non è una semplice festa del libro. È un luogo dove si interrogano i linguaggi, si mettono in dubbio le narrazioni dominanti, si ascoltano storie scomode. Dove le parole leggere si caricano di un peso nuovo: non quello della mera autoreferenziale ideologia, ma quello dell’esperienza dei vissuti. In un’epoca fatta di slogan, il Salone ci ricorda che ogni parola che scava, che sussurra, che non cede alla semplificazione — è già un atto di resistenza. Torino — con quest'anno il suo maggio incerto, il cielo che cambia luce, torna ad essere la Libreria più grande d'Italia — un crocevia delle parole capaci di veicolare idee ed emozioni, ricordi e progetti, memoria e speranza. (Antonio Miredi)
>---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- La lezione inaugurale sarà tenuta dalla drammaturga e scrittrice Yasmina Reza, autrice di "La vita normale" . Il Salone ospiterà otto sezioni tematiche, tra cui la nuova sezione "Crescere", dedicata all'adolescenza e curata da Matteo Lancini Tra gli ospiti internazionali confermati: Joël Dicker (Svizzera), autore de "La verità sul caso Harry Quebert" Jan Brokken (Paesi Bassi), che presenterà "La scoperta dell’Olanda" Georgi Gospodinov (Bulgaria), vincitore dell’International Booker Prize 2023 Etgar Keret (Israele), con la sua nuova raccolta di racconti Valérie Perrin (Francia), che presenterà il suo nuovo romanzo "Tatà" Rie Qudan (Giappone), vincitrice del premio Akutagawa nel 2024 Saitō Kōhei (Giappone), filosofo e autore di "Capitalismo nella fase dell’Antropocene" Adania Shibli (Palestina), che presenterà il suo romanzo d’esordio "Sensi" Felicia Kingsley e Tracy Chevalier, attese soprattutto dal pubblico giovane. Paesi Bassi e Campania: ospiti d’onore L’Olanda sarà il paese ospite con il programma “La scoperta dell’Olanda”: oltre venti autori e autrici tra cui Arnon Grunberg, Marente de Moor, Lale Gül. Un viaggio nella parola neerlandese, tra ironia, impegno e libertà. La regione ospite sarà la Campania: non solo Napoli e i suoi scrittori, ma l’intero patrimonio orale, poetico, musicale e filosofico di una terra in cui la parola ha sempre danzato col corpo.---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- PROGRAMMA COMPLETO E INFORMAZIONI-------------------------------------------------------------------------------------------------------- https://www.salonelibro.it/

domenica 11 maggio 2025

Per i 130 anni dalla nascita di Rodolfo Valentino una targa sulla casa natale di Castellaneta.

Un simbolico atto d’amore con richiamo al sole e al caldo vento del Sud, un convegno e la proiezione dell'ultimo film del regista pugliese Nico Cirasola, l'omaggio della città di Castellaneta che ha dato i natali al primo vero Divo della Storia del Cinema.
IL FIGLIO ILLUSTRE DI CASTELLANETA---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- «Dove il vento caldo e sabbioso del Sahara soffia oltre il Mar Mediterraneo, arrossando le bianche pareti degli edifici e riempiendo l'aria di pulviscolo cremisi, nella piccola cittadina d Castellaneta, in Italia, vidi per la prima volta la luce del giorno». Così recita la nuova targa commemorativa svelata il 6 maggio scorso sulla facciata della casa natale di Rodolfo Valentino, in via Roma 116, a Castellaneta — già via Commercio 34. Una citazione dello stesso Rodolfo Guglielmi, in arte Valentino, raccolta come una gemma della memoria, oggi ripresa per dichiarare, senza retorica, l’intimità profonda tra il figlio errante e la sua terra lontana. Alla cerimonia erano presenti il Sindaco Giambattista Di Pippa e il Professor Antonio Ludovico, Presidente della Fondazione Rodolfo Valentino, che ha letto pubblicamente la citazione, restituendole la voce e il respiro che meritava. La targa, semplice ed essenziale, si affianca idealmente a quella storica in bronzo e stile Liberty, donata nel 1926 alla città dalla comunità americana di Cincinnati, subito dopo la prematura morte dell’attore. Insieme, queste due lapidi dialogano: una rivolta alla memoria ancora viva del presente, l’altra ai fasti di un mito arrivato da lontano, in una Italia che non lo ha mai davvero considerato figlio e modello esemplare.
In pieno centro storico, negli spazi del Museo Rodolfo Valentino un incontro-convegno «Rodolfo Valentino – la famiglia, Castellaneta e l’Italia», con la partecipazione di numerosi studenti, e gli interventi degli studiosi ed esperti, con all'attivo diverse pubblicazioni su Valentino, Antonio Ludovico, Aurelio Miccoli e Antonio Miredi, che proprio a Castellaneta, esattamente trent'anni fa, in occasione del Centanio della nascita di Rodolfo Valentino, era stato premiato per aver curato e pubblicato nel 1995, Sogni ad occhi aperti la prima traduzione in Europa delle poesie scritte in inglese da Valentino nel 1923, Day Dreams A moderare l'incontro la professoressa Maria Teresa Stasolla. Lettura di versi, lettere, foto a rappresentare le radici familiari e i contesti geografici e storici, la proezione di un estratto del film muto "Maciste contro lo Sceicco" curato da Pietro Manigrasso hanno dato l'occasione per riproporre il tessuto d’origine del Mito: il padre veterinario originario di Martina Franca, la madre francese, il paesaggio di pietra e vento in cui crebbe il piccolo Rodolfo. Un’identità ibrida, mediterranea e cosmopolita, destinata a diventare figura ambiguamente scomoda in America e nella stessa Italia fascista pronta ad ostacolare e boicottare i film del Divo. In serata, la commemorazione si è conclusa con la proiezione del film «Rudy Valentino – Divo dei divi» di Nico Cirasola. Un film originale, con una cifra poetica visionaria e spiazzante rispetto alla videocinematofrafia biograica che si è negli anni sviluppata attorno al Divo, e che per questo merita una particolare attenta e articolata analisi da riprendere. E così, tra le pietre bianche e il vento caldo di Castellaneta, questo omaggio discreto ma profondamente sentito che la cittadinanza e il Museo Valentino hanno dedicato al loro figlio più illustre di fama globale, possiamo anche pensarlo come un preludio anticipatorio di un focus di canto che nel mondo si intonerà l’anno prossimo, nel Centenario della morte di Rudy Valentino in coincidenza del Centenario della fine del Muto. Una nascita e una morte come perfetta circolare parabola di una incarnazione simbolica universale. (Antonio Miredi)