sabato 16 marzo 2013

L'assoluto Stallo della Politica italiana

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La Politica, nella sua migliore definizione è "Arte e Scienza della Cosa Pubblica". Come a dire, creatività e praticità, sogno e reltà, progettualità e professionalità. Tutto queso forse l'Italia l'ha vissuto, nei limiti del tempo e delle circostanze, solo con la nascita della Repubblica, quando si è cercato di riscostruire un Paese sotto  macerie materiali e morali. Negli anni, quello che è diventato la politica italina può essere riassunto nell'ondata inaspettata e travolgente dell'ultimo voto-tsunami. Un'ondata che è sembrata la fine della vecchia politica, col suo carico distruttivo di cieca  protesta e il suo carico creativo di  sincera voglia di cambiamento.
In realtà da subito si è avuta l'infausta sensazione che la politica italiana sia sia cacciata in quella particolare situazione che nel gioco strategico degli scacchi, è definita STALLO.
 La partita è destinata a bloccarsi perchè non sono possibili "mosse legali" per continuare.
Il voto  ha espresso quattro figure di  un gioco politicoche che ha portato l'Italia all'attuale  situazione di stallo.
Innanzitutto  Grillo, vincitore morale pur non candidato portando in Parlamento la prima forza politica del Paese; Berlusconi, non designato Premier  ma vero rappresentante di un Centrodestra compatto attorno al suo Capo,che ha avuto una miracolosa rimonta e solo per un soffio non ha superato il Centrosinistra rappresentato da Bersani, ufficiale candidato Premier dopo la vittoria delle Primarie; ultima figura,  un altro non candidato, senatore a vita e ancora Premier in carica, Monti, a  rappresentare un Centro dissolto dal volto popolare.
Dunque, a rigor di logica se non di arte, per la forza numerica, la maggioranza relativa è nelle mani di Bersani che è tuttavia un vincitore sconfitto. Vincitore sconfitto perchè non ha una maggioranza possibile in uno dei rami del Parlamento, il Senato della Repubblica.
Bersani, finalmente consapevole della inconsistente e poco chiara campagna elettorale svolta, da subito ha presentato un programma con dei punti,  tutti da precisare e contingentare,  comunque  punti forti, in grado di stanare Grillo, e chiedere  al suo "movimento" eletto, il dovere di una scelta altrettanto chiara e responsabile.
 La forza credibile di Bersani,  si è espressa con l'idea che non è possibile più, per tutti, una responsabilità senza cambiamento. La scelta di Grillo e Casaleggio, condivisa non sappiamo quanto con intima convinzioene da tutti gli eletti Cinquestelle, è stata quella di non dare la fiducia a nessuno partito. E dunque senza una fiducia, un nuovo Governo in grado di far uscira l'Italia dalla preoccupante e rischiosa situazione in cui è precipitata, con delle leggi capaci di dare una svolta in postivo, non è praticabile.
Quale l'altrenativa  che rimane? Quella di un Governisimo, un'allenza tra le forze rappresenatte dalle due  B: Bersani e Berlusconi, come a dire due forze che non possono mai avviare insieme una scelta radicale di rinnovata politica. Per paradosso, proprio chi ha urlato  nele piazze il cambiamento con lo slogan "Tutti a casa", coltiva il sogno di un Governissimo, ultimo alibi per continuare una protesta  permanente, in graddo di spaccare innanzitutto l'unico partito veramente strutturato, il Pardtito democratico, e poter giocare la carta dell'accusa di inciucio nelle prossime non lontane elezioni anticipate.
Se questo scenario apocalittico dovesse risultare esatto e l'ultimo "messaggio" in Rete di Grillo" Al suicidio assistito meglio un salto nel buio!", sembra confermarlo, le prossime elezioni potrebbero risultare una negativa sorpresa  proprio ai "Cinquestelle".
L'errore imperdonabile che Grillo e i suoi eletti finora hanno fatto, attraverso la loro astratta intransigenza morae e politica, è stato quello di non cercare una vera mediazione con chi li ha votati: un popolo rimasto ancora senza voce e senza ascolto.
A questo punto, chiareza  democrativa vuole che Bersani si giochi con coraggio  la sua ultima carta, nel caso di un incarico. Un esempio di coraggio e di  novità bisogna darlo subito, con l'elezione dei Presidenti delle due Camere, si spera con volti nuovi e inattacabili.
 Una legislatura destinata a durare poco non deve puntare a un gioco scontato di scelte.
 E' nella elezione del Presidente della Repubblica infine che bisogna coinvolgere le forze per un nome di prestigio e garanzia istituzionale, punto di vero equilibrio per il prossimo futuro.
 Un none assolutamente non spendibile attraverso i  vecchi apparati.
Lo stallo, nel gioco degli scacchi,  finisce in "patta", cioè alla pari, senza un vincitore.
La politica, come "arte e scienza della cosa pubblica", non ammette  il riprendere la partita  come se niente fosse accaduto.
  Antonio Miredi 





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