dipinto pompeiano detto " Saffo"
Nella Babele di parole dette e stampate, nella confusione delle persone, nel vortice delle immagini...il Salone Intrnazionanale del Libro a Torino lascia la posibilità di portar via con sè in decantazione le parole che poi non si dimenticano e ci restano dentro.
Parole che a volte sono anche la citazione di una poesia in forma di domanda.
Qual è la cosa più bella?
Chi cavalieri a schiera, e chi fanti,
chi navi, dice, sula nera terra
sia la cosa più bella, ma io dico:
ciò che uno ama...
"Qual è la cosa più bella?": è la domanda anche di altri poeti del suo tempo, poeti inguaribilmente filosofi anche essi, come tutti i greci antichi, gente "malata" che non dormiva la notte perchè tormentata da angosciosi dilemmi di questo genere....Noi latini non abbiamo mai particolarmente sofferto di una tale sindrome, la sindrome degli interrogativi profondi: chi? cosa? perchè, come? a quale fine?...la notte poi...Ad essenzializare c'è sempre stata a cuore una sola domanda: "Io che ci guadagno? che me ne viene?" Deve essere stato un colpo per i latini vedere per la prima volta un filosofo greco, animale esotico che suscitava curiosità e disprezzo insieme, come ci attesta, ad esempio, Plauto: "E questi greci che vanno camminando intabarrati con la testa tutta ravvolta nel mantello e vengono avanti carichi di libri e di sporte, e si fermano e attacano discorso...e ti stanno tra i piedi e non ti lasciano camminare, e fanno la ruota per istrada con i loro paroloni, e li vedi sgargarozzare al bar a tutte ore..."
(dal libro di Giuseppe Micunco, Saffo e la lirica Monodica.La cosa più bella, Stilo Editrice)
una immagine romantica di Saffo
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