Renato Guttuso nacque a Bagheria il giorno di Santo Stefano dl 1911 ma all'anagrafe per polemica ed esplicita volontà paterna, la sua nascita fu annunciata il 2 gennaio del 1912, giusto cento anni fa.
Ieri sera, sul tardi, RAI STORIA , un canale digitale fra i più interessanti e vero esempio di servizio pubblico a favore della Cultura e della Memoria (guai a snaturarne l'attuale fisionomia!) ne ha ripercorso la carriera artistica con l'intervista esclusiva di Giancarlo Bocchi del 1986, poco prima della morte dello stesso artista, insieme a filmati d'epoca e la presentazione di opere anche poco conosciute.
In questo omaggio di AM_ART alla sua figura di grande artista dotato di umana cultura e impegno sociale, attraverso la sua pittura espresionistico-realista, ecco una rivisitazione al suo esordio simbolico-metafisico, poco conosciuto.
Guttuso già giovanissimo capì che per crescere umanamente e artisticamente occorreva aprirsi al mondo, ai nuovi fermenti culturali e cambiare città. Ebbe così modo di confrontarsi e conoscere le personalità in vista del tempo; i primi lavori pittorici risentono così degli influssi ricavati dal Futurismo, dal Simbolismo e dalla Metafisica. Certo, per la sua origine e la sua natura, restava comunque legato al colore espressionistico che nel tempo si preciserà sempre più carico di ideologia politica e di forza e denuncia sociale.
In pieno Fascismo Guttuso è chiamato alla Quadriennale di Roma con un olio intitolato Palinuro, simbolicamente metafisico, e proprio l'anno in cui la Quadriennale rifiutava invece di esporre il vero grnde metafisco, de Chirico.
Sempre negli anni giovanili del Fascismo, nonostante da studente l'artista avesse fatto parte, come quasi tutti gli studenti dell'epoca, del GUF, la sua ispirazione e vocazione pittorica andava prendendo le occasioni di una polemica con quadri come "La fucilazione" e "La fuga dall'Etna". Con la famosissima "Crocifissione" dei primi anni quaranta, la sua denuncia ormai è talmente manifesta, al punto che il quadro susciterà scandalo e la riprovazione da parte dei rappresentanti della Chiesa e del Regime.
Guttuso, Il faro olio del 1931
L'atmosfera dichiaratamente metafisica dell'opera ha qui la solitudine e la calura di una citttadina marina mediterranea.
Guttuso, Palinuro 1931
In questo corpo nudo di giovane naufrago morto c'è la eco simbolico-mitica della classicità ammantata di richiamo alla bellezza dell'antica grecità, cantata da Omero e da Virgilio.
Palinuro era infatti il fedele nocchiero di Enea, "sacrificato" dalla volontà dei Numi per permettere al Principe troiano di giungere a destinazione. La modernità di una psicoanalisi divulgatrice e approssimativa ha "trasferito" il sacrificio di Palinuro, nella galleria dei tanti complessi contemporanei. In questo caso il Complesso di Palinuro inteso come l'incapacità di finire un progetto o di arrivare a una conclusione proprio quando tutto sembra a portata di mano. Nel mito di Palinuro, l'eroe naufraga proprio di fronte alla costa campana che ancora oggi porta il suo nome.
Il suggestivo Capo Palinuro
Guttuso, Fuga dall'Etna 1938
In questa "fuga" l'espressionismo realista dell'artista ha tutta la maturità e la forza vorticosa sociale di tante altre opere successive. Evidenti e nascosti ci sono anche citazioni al Futurismo di Boccioni e al Cubismo di Picasso.
Boccioni, La città che sale
Picasso, dettaglio da Guernica del 1937
Guttuso, La Crocifissione 1941
Un martirio del Cristo ai giorni oggi. Lo stesso Guttuso dichiarò che in questo quadro vi aveava inserito tutti coloro che ancora subissconi "oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee".
Il groviglio vorticoso dei corpi nudi, persino Maria (la Maddalena o la stessa Madonna?) appare nella sua umana drammaticità di corpo senza veli, i colori accesi, la denuncia di ogni violenza e sopraffazione, furono per la Chiesa e il Fascismo, seppure con diverse angolazioni e motivazioni, motivo di scandalo e vergogna.
Guttuso, Fucilazione in campagna, 1937
Questa fucilazione fu ispirata dala vile e atroce fucilazione subita in Spagna dal dolce e grande poeta Garcia Lorca. Guttuso amò per tutta la via anche la forza della poesia che vedeva anche nel rosso acceso delle sue tante bandiere rosse del PCI in cui poi militò.
Dai "Sonetti dell'amore oscuro" di Lorca
Sonetto del dolce lamento
"Tengo miedo a perder la maravilla
de tus ojos de estatua, y el acento
que de noche me pone en la mejilla
la solitaria rosa de tu aliento.
Tengo pena de ser en esta orilla
tronco sin ramas; y lo que màs siento
es no tener la flor, pulpa o arcilla,
para el gusano de mi sufrimiento.
Si tù eres el tesoro oculto mìo,
si eres mi cruz y mi dolor mojado,
si soy el perro de tu señorìo,
no me dejes perder lo que he ganado
y decora las aguas de tu rìo
con hojas de mi otoño enajenado.
Temo di perdere la meraviglia
dei tuoi occhi di statua e la cadenza
che di notte mi posa sulla guancia
la rosa solitaria del tuo respiro.
Temo di essere lungo questa riva
un tronco spoglio, e quel che più m'accora
è non avere fiore, polpa, argilla
per il verme di questa sofferenza.
Se sei tu il mio tesoro seppellito,
la mia croce e il mio fradicio dolore,
se io sono il cane e tu il padrone mio
non farmi perdere ciò che ho raggiunto
e guarnisci le acque del tuo fiume
con foglie dell'autunno mio impazzito."
(Traduzione di Claudio Rendina)
Il sonetto ripreso nel divertssement audiovisivo, comunque originale, di Yozatarra (risorsa YouTube)
L'omaggio a Lorca dell'intensa voce di Amacio Prada
(Da risorsa YouTube ): documental Pra Habana..., filmado en febrero de 2009. Semana Cultural "Leoneses en La Habana", organizada por la Embajada de España. Más videos en http://www.amancioprada.com
(Da risorsa YouTube ): documental Pra Habana..., filmado en febrero de 2009. Semana Cultural "Leoneses en La Habana", organizada por la Embajada de España. Más videos en http://www.amancioprada.com
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