LA
SFIDA DELL'ULISSE DI JOYCE
A sessant'anni di distanza dalla prima mondadoriana autorizzata, esce la nuova traduzione di Mario Biondi, di un libro che ha scardinato il romanzo ottocentesco divenendo un classico
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©
Antonio Miredi
Sono
abbastanza snob da confessarlo subito. L’Ulisse di James Joyce è
uno di quei libri il cui viaggio non è stato mai intrapreso, pur
essendo presente nel mare della mia personale biblioteca fin dai
tempi liceali.
Snob si, ma
non stupido, al punto di pensare, sempre per snobismo, che se ne
possa fare a meno. Considero l’Ulisse, insieme alla Recherche di
Proust e l'Uomo senza qualità di Musil, il primo libro di
quella triade esemplare di inizio Novecento, capace di scardinare in
maniera radicale il romanzo unitario e concluso ottocentesco.
Mi sono
ritrovato spesso a chiedermi cosa finora mi abbia impedito l’avvio
di una lettura, seppure condivisa con altre letture, come mia
abitudine.
Il numero
esorbitante delle pagine, lo spinto sperimentalismo linguistico che
guardo sempre con curiosità ma anche con riserva, dato il mio debole
per la bella prosa che circonda la parola di rispetto e ricerca di
senso, o invece proprio il suo essere caposaldo letterario che mette
una certa soggezione?
Un titolo
sempre presente nelle conversazioni letterarie, ma poi quanto
veramente letto, almeno fino alla fine? Pochi lo ammetteranno ma
l'Ulisse di Joyce è super citato e pochissimo letto.
Paradossi
della Letteratura. Paradosso di paradossi, il mio però è speciale.
Potrà
sembrare strano, e di fatto lo è, ma fin da ragazzo nei confronti
del desiderio ho sempre avuto una resistenza al soddisfacimento
immediato.
Il senso di
una attesa, di un rinvio, di un timore a farlo morire nel momento in
cui viene soddisfatto, ha investito anche il mio amore per i libri.
I libri
desiderati non si possono consumare senza un giusto investimento di
tempo e di attenzione!
Ci voleva
finalmente la nuovissima traduzione di Mario Biondi, navigato
traduttore, a sessant'anni di distanza da quella canonizzata
mondadoriana di Giulio De Angelis, con un apparato di note che ne
agevola la lettura, per rompere ogni indugio e ridarmi il coraggio e
la passione di una sfida.
Questa novità
editoriale, uscita nel mese cult di tutti i joyciani inguaribili,
giugno, e per i tipi della Nave di Teseo, oggi è anche mia.
Il formato mi
piace, così la veste della sovraccoperta, semplice e pulita su
pagina bianca, con autore e titolo in verde e rosso, pronto a far
scoprire l’altra copertina che ricalca quella della primissima
edizione azzurromare.
Trofeo di
tutti i bibliofili, lo avrà posseduto Umberto Eco?
Sono un
curioso dei libri e sono sempre attento ai nessi, ai richiami, alle
belle, forse non casuali coincidenze.
Il fatto che
Ulisse sia stato stampato dalla Nave di Teseo, e in una collana di
nome Oceano, appare un buon viatico nella navigazione.
Antonio Miredi
James Joyce,
Ulisse
Traduzione e
note di Mario Biondi
Prima
Edizione La Nave di Teseo, giugno 2020
25,00 €
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