In
prima assoluta, al Teatro degli Audaci, Carol Lauro, in scena con uno
spettacolo fra musica e prosa, mette a nudo la sua anima femminile,
cantando Dalida.
Carol Lauro
“Je
suis toutes les femmes/ je vis vos joies et vos mélodrames/ je suis
sentimentale et parfois femme fatale aussi...”
E'
il 1980, e questa bella canzone di Lana e Paul Sebastian, gioiosa ma
con un suo lato di oscurità, consacra definitivamente Dalida
star internazionale all'americana, che può permettersi di cavalcare
tutte le mode fino alla disco music e cantare gli autori più intimi
e raffinati, circondarsi di ballerini e lustrini, e portare la
maschera malinconica di Pierrot.
Vivendo
con le canzoni tutte le stagioni della vita, e come la sanno vivere
solo le donne, con totale passione o totale disperazione.
Per
capire lo spirito dello spettacolo che Carol
Lauro si appresta a
portare in scena, un omaggio-sogno in cui c'è la Dalida delle sue
canzoni più rappresentative e nello stesso tempo l'anima e il corpo
di una donna, bisogna partire da qui. Da questo miscuglio di
melodramma e interiorità, frivolezza e profondità.
Uno
spettacolo quindi di prosa e canzoni che è un atto d'amore verso la
vita, un inno all'amore dell'amore, anche nella consapevolezza di un
dolore sempre in agguato.
Avendo
la musica a scorrere nelle vene, e in questo caso la smisurata
ammirazione verso Dalida, e le sue interpretazioni
musicali.
Con
la partecipazione dell'attore Chirstian
Moschettino, Carol
Lauro canta diciotto
canzoni di Dalida, 18 come il titolo degli anni di una delle sue
canzoni più belle.
A
Carol, strappandole un po' di tempo, fra una prova dello spettacolo e
una corsa in auto, abbiamo rivolto qualche domanda:
-
A portare in scena
Dalida o le sue canzoni, diverse sono le donne nel mondo, anche in
Italia. In cosa si differenzia il tuo spettacolo?
“Il
mio non è uno spettacolo teatrale o musicale attraverso la vita di
Dalida. Canto Dalida ma nello spettacolo c'è la storia di una donna,
per esempio la mia.”
-Come
è nata l'idea di “Je suis toutes les femmes, Sognando Dalida”?
“Con
l'incontro e il confronto con il regista, Gianni
Milano. Ma è
uno spettacolo maturato anche in questi miei ultimi anni, attraverso
viaggi e canzoni, alcune portate per esempio a Serrastretta, il
paese calabrese delle origini di Dalida, dove l'Associazione
Dalida tiene
viva la memoria della cantante italo-francese nata al Cairo, con un
Museo e manifestazioni annuali. Viaggi e incontri, anche importanti,
come quello con Luigi
Gigliotti,
il nipote di Dalida, che mi ha donato consigli, cose preziose come
una maglietta appartenuta alla zia. Questa maglietta la indosserò
anche in scena, un modo per sentire Dalida sulla pelle”
-Emozionata?
“Si,
tantissimo! Emozionata e tante altre cose.”
Appuntamento
allora al Teatro degli Audaci, a ritrovare un pizzico di nostalgia,
la gioia del cuore, e tante altre cose...
Antonio
Miredi
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