La
bambina icona della guerra del Vietnam racconta il suo percorso di
dolore e di speranza
di
Antonio Miredi
"Non
possiamo cambiare la Storia, ma con l'amore possiamo guarire il
futuro"
Kim Phùc
Kim Phùc
La
foto è sconvolgente: dei bambini terrorizzati scappano, fra questi
una, al centro, è nuda, piangente, le braccia penzolanti, aperte,
bruciano.
E'
l'8 giugno 1972, un giorno in cui è avvenuto l'ennesimo
bombardamento al napalm nel Sud del Vietnam, nel conflitto che da
quasi vent'anni vede contrapposte le forze insurrezionali
filocomuniste e le forze governative, con il coinvolgimento degli
Stati Uniti d'America a difesa della Repubblica.
Non
sono molte le fotografie che fanno la Storia e che la cambiano.
Una
di queste è quella di
Nick Ut, il fotografo
dell'agenzia Associated
Press che ritrae
Kim Phùc, la bambina
nuda e piangente.
La
sconvolgente immagine fa il giro del mondo, smuove le coscienze e
accelera la fine della guerra più di mille negoziati. Per questa
foto, entrata oggi nella storia, Nick Ut si aggiudicherà il
prestigioso premio Pulitzer.
Ma
che fine ha fatto quella bambina, la cui sconvolgente immagine rimane
ancora scolpita nella memoria visiva di milioni di persone?
Oggi
è una donna con un sorriso contagioso e sereno, moglie, madre e
nonna appagata. Non è stato facile, non è stato breve il percorso
di atroce sofferenza e interiore angoscia che ha dovuto subire.
Il
calvario è stato prima fisico e poi psicologico. Data per morta,
Kim Phùc è stata salvata dallo stesso fotografo Ut, portata di
ospedale in ospedale, sottoposta a vari interventi di chirurgia
plastica, alla spalla e al braccio sinistro, la cui pelle era stata
bruciata e strappata dal calore della bomba al napalm.
E
quando poi è arrivata finalmente, in età giovanile, la scelta di
riprendere il tentativo di una vita normale, attraverso gli studi
universitari, ecco arrivare la cappa oppressiva dei funzionari del
governo statale, pronti sempre a sfruttare a fini politici, la sua
immagine.
Una
nuova prigione per la mente, dopo quella del corpo martoriato dalla
guerra. Tanto da farle meditare il suicidio.
A
salvarla, un libro, trovato per caso in una biblioteca di Saigon,
dove aveva cercato un'oasi per isolarsi e nascondersi.
Il
libro è la Bibbia,
dove Kim vede in un passo del Vangelo, in cui si parla della
sofferenza di Cristo, la testimonianza di una prova.
La
speranza di una salvezza spirituale, e ritrovare così anche un
senso della vita.
Il
percorso esistenziale di Kim ha da questo momento una decisiva
svolta.
Tutto
questo è raccontato in un libro pubblicato in Italia grazie a
Scripsi,
il marchio editoriale della Casa
della Bibbia di
Torino.
Il
messaggio di pace e di speranza che Kim Phùc trasmette attraverso il
libro è un forte messaggio di fede con l'esempio quotidiano, capace
di toccare i cuori degli uomini più delle vuote o pretestuose
ideologie politiche, pronte a essere facilmente
strumentalizzate e manipolate.
Kim
Phùc è oggi ambasciatrice di pace dell'Unesco
e ha fondato la Kim
Foundation International,
con il compito di reperire fondi per il lavoro di assistenza medica
gratuita ai bambini vittime delle guerre e del terrorismo.
Un
orrore che continua a insanguinare il mondo.
Antonio
Miredi
Il
libro “Il fuoco addosso” è stato presentato a Torino, unica tappa
italiana di un tour
europeo, prima al
Campus della
sede ONU-Unesco,
il 5 ottobre 2019 e il giorno successivo presso il SERMIG-
L'Arsenale della Pace.
Kim Phùc Phan Thi,
Il fuoco addosso
Scripsi edizioni, Torino, 2019
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