sabato 6 giugno 2015

Anniversari: 140 anni della nascita di Thomas Mann




“Essere artista ha sempre significato per me possedere ragione e sogni.”
Thomas Mann

                                                    Thomas Mann in una foto giovanile



In tempi come i nostri in cui la Ragione dorme sonni che continuano a generare solo mostri di morte e i sogni per lo più  sono quelli consumistici e televisivi, l’anniversario di un grande scrittore come Thomas Mann, premio Nobel nel 1929, può essere l’occasione di tornare a leggerlo  con consapevolezza critica e passione sentimentale. Un tempo modello e punto di riferimento di generazioni di scrittori pronti a riconoscersi nel suo conflitto perenne, eppure sempre mantenuto in equilibrio, tra vita e spirito, croce e delizia ancora  di tutti i manniani sopravissuti  a quella pigra indifferenza che sembra circondare oggi la sua figura di scrittore-intellettuale.
La sua fu un’avventura letteraria strepitosa,  con una fortuna arrivata  a soli 26 anni, quando il suo primo romanzo, I Buddenbrook,  conquistò subito il favore della Germania che evidentemente si specchiava in quella  ascesa e caduta di una ricca famiglia di una borghesia mercantile oramai al tramonto.
E già nell’pera dell’esordio, l’elemento autobiografico si affacciava seppure camuffato attraverso simboli e maschere  universali, pratica sempre fedele nella  copiosa scrittura di Mann, sempre in contaminazione  di poesia e filosofia, letteratura e saggio politico-filosofico.
La  fama internazione, favorita anche dal Nobel, ha avuto poi  un ritorno di fiamma più spettacolare quando il grande regista Luchino Visconti decise di rappresentare cinematograficamente il  visionaria tragico racconto manniano  La morte a Venezia.
Il  realismo magico, in una classica evocazione della Bellezza, serpeggia e si insinua in tutte le opere dello scrittore nato a Lubecca, non a caso un altro suo famoso e importante romanzo come “La montagna incantata” è stato recentemente ritradotto con un titolo più fedele  a quello originario: La montagna magica.
Antonio Miredi


                                                        





                                                     
                            
                                                         




                                                   
                                                          



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