Una vera voce rivelazione quella del giovane musicista inglese James Blake, il cui videocilp del singolo "Limit To Your Love" manifesta il confine spesso labile tra video d'artista e la creatività artistica di un videoclip non a caso spesso affidato ad affermati registi..
Una stanza privata trasformata in microcosmo dall'anima squarciata nella plasticità di una realtà che sa vedere oggetti quotidiani e angoli personali ritrovare una loro energia segreta e una potente forza di attrazione: il tutto nella sintesi evocativa di una natura silente.
There’s a limit to your love
Like a waterfall in slow motion
Like a map with no ocean
There’s a limit to your love
Your love, your love, your love There’s a limit to you care
So carelessly there, is it truth or dare
There’s a limit to your care
There’s a limit to your love
Like a waterfall in slow motion
Like a map with no ocean
There’s a limit to your love
Your love, your love, your love There’s a limit to you care
So carelessly there, is it truth or dare
There’s a limit to your care
La copertina del nuovo Album di Syria con il singolo "Sbalzo di colore"
Ha allegre pennellate di colori il nuovo singolo di Syria con un videoclip tutto giocato sull'arte decorativa che ammicca alla Pop Art. E dichiartamente come un "ritorno alla musica pop" viene promosso l'Album.
Andy Wharol indiscusso profeta dell'Arte Pop
Un Manifesto sportivo con i colori della Pop Art
Arte Decorativa
Il coloratissimo decorativo video ufficiale del singolo "Sbalzo di colore"
Stonehenge, il sito neolitico in Inghilterra, luogo magico caro agli artisti, agli archeologi, a tutti coloro che inseguono il mistero, come ogni anno ha festeggiato il giorno più lungo nella luce dell'estate, tra folklore, forme di neopaganesimo druidico, curiosità umana, o genuina innocenza di cuore.
una romantica visione di Stonehenge (fonte sito amicinellarte)
Sthoneinge vista dall'artista Turner
Sthoneinge vista dall'artista Constable
la visionee astratta di Allen Gregory
poche ore fa a Sthonenge caricato da Ciffsull con la hit Hold up a light dei Take That
risorsa Youtube
caricato su risorsa YouTube da CrustiBiker
Il popolo accorso ai piedi delle magiche pietre megalitiche e che oggi potrà dire: " Al solstizio d'estate di Sthonenge IO C'ERO"
Inserita nell'Album presentato dagli Afterhours "Il Paese è reale-19 artisti per un paese migliore?" uscito nel 2009, un brano con un iniziale accordo dolcemente morbido di chitarra per farsi via via più insistentemente carico di vibrazioni rock. Un'altra piccola perla dallo scrigno musicale del talento cantautorale.
TEMPO E PACE
Si sciolgono i ghiacci e le intenzioni
Si vestono di nuovi colori
Si alzano i mari e le passioni
Ci sfiorano le mani Ho levigato le distanze
Per arrivare fino a te..
Ho seminato le tempeste
Come una rondine
Ma ogni mio sforzo è vano
Ogni mio tentativo
Con te… Si sciolgono i ghiacci e le parole
Seccano la bocca come il sale Ho cavalcato le mie ansie
Su onde di vertigine
Ho seminato le tempeste
Come una rondine
Ma ogni mio sforzo è vano
Ogni mio tentativo
Con te che… Getti benzina sul fuoco
Parli troppo e ascolti poco Proteggimi
Dalle mie paure
Sollevami
Dai miei sbalzi d’umore…
Dallo scrigno musicale del nuovo talento cantautorale "Beato me" una canzone toccata dalla delicatezza di una indolenza disincantata, con una citazione-omaggio all'ironico romanticismo della generazione dei cantanti poeti di scuola genevose e nella consapevolezza di una intensità regale interiore di "un principe che non è né figlio della regina né figlio del re". (a.m.)
BEATO ME
Comprati un mazzo di fiori che poi ti dò i soldi
cerca di farti bella più bella di quello che sei
muoviti fai presto che ti voglio vedere
non sbagliare via e porta qualcosa da bere
quando sei qui con me questa stanza non ha più pareti
appena te ne vai olocausto di tutti i poeti Beato me
un principe che non è né figlio della regina né figlio del re dai l’acqua alla pianta dei sogni che intanto io accendo il camino
cammina vicino a me ma non starmi vicino
tutti i difetti che ho sono peggio di quello che pensi
domani mattina avrò pezzi di te in mezzo ai denti
non c’è pericolo
ho una fame senza fine
chissà se non mi hai sentito o non mi hai voluto sentire Beato me
un principe che non è né figlio della regina né figlio del re (Testo e musica: G. Peveri)
"Oggi abbiamo fatto l'Italia e adesso andiamo a mangiare", parole di Camillo Benso Conte di Cavour dopo aver letto il proclama di guerra contro l'Austria.
Un insolito Cavour, al di là dell'immagine risorgimentale di geniale diplomatico artefice dell'Unità d'Italia nel 1861, visto da vicino dentro il Palazzo signorile dove visse, attraverso una mostra curiosa e piena di spunti che permettono di spaziare nel gusto e nella società aristocratica dell'Ottocento.
bozzetto per la sala da ballo di Palazzo Cavour a Torino
Cave à liqueur - 1850 circa Collezione Oggetti d’altri tempi Vivina Barone-Torino
un figurino francese
CAVOUR GENIO SEDUTTORE E GOURMET
Mostra a Palazzo Cavour
Via Cavour 8 -Torino
ancora fino al 26 giugno 2011
info 011 8140981
Sin dall'inizio, Pinocchio è un "oggetto" in fuga. Nella prima pagina della storia, quando è ancora un semplice pezzo di legno già fa fuggire la sua misteriosa vocina, simile a uno spirito sottile. Una volta finito, appena le gambe sgranchite, Pinocchio comincerà a correre per la stanza e infilata la porta di casa salterà nella strada e si metterà a scappare. Il motivo della fuga è un leitmotiv. Pinocchio fugge dai gendarmi, dagli assassini (il Gatto e la Volpe incappucciati), da un grosso cane mastino, da mille sventure (Chi cerca l'Avventura deve fare i conti con il suo Rovescio). Una corsa disperata che conosce momenti terribili, al punto che più volte Pinocchio si sentirà perduto. Anche il rapporto con la Fata dai capelli turchini è un'attrazione-fuga, un giocare crudele ad apparire e scomparire, da parte di entrambi. Eppure, questa corsa che allontana dalla noia della scuola, dalle fatiche del lavoro, dall'ingiustizia della Legge, dalle prediche della Famiglia e porta sulla via delle tentazioni di ciò che appare "meraviglioso", permette quell'itinerario di conoscenza , oggetto di una continua ricerca. L'ultimo capitolo, quello nel quale finalmente Pinocchio cessa di essere un burattino e diventa un ragazzo perbene, è stato pensato sovente, come un tradimento finale. La vittoria del principio della Realtà sul principio della Fantasia. E infatti, la scomparsa della Fata sembra definitiva; apparirà un'ultima volta, ma in sogno. E' proprio così? Nella precedente metamorfosi, Pinocchio si trasforma in qualcosa di diverso senza lasciare simulacro, l'anima di oggetto-burattino resta invisibile. Non è così nell'ultima trasformazione dove al bambino sopravvive come indizio, il vecchio burattino nella stanza di Geppetto. Quella stanza che ha assistito alla nascita di Pinocchio. Siamo sicuri che il ragazzo contento che osserva il "buffo" burattino sia veramente Pinocchio? Non è invece "nascosto" ancora in quel "grosso burattino appoggiato a una seggiola, col capo girato su una parte, con le braccia ciondoloni e con le gambe incrocicchiate e ripiegate a mezzo da parere un miracolo se stava ritto"?
Antonio Miredi
1. PIERO ALLIGO "In fuga dagli assassini" - n.2. BOSTIK "Playmen" - n.3. PIERANGELO DEVECCHI " Pinocottero a pala espansoretrattile, se funziona è una bugia" - n. 4. SANDRO CASTAGNONE "Bat-Pinocchio" - (in senso orario, 1 in alto a sinistra)
5. VANNETTA CAVALLOTTI "io, Pinocchio" - 6. GAMBINO "Me ne frego" -7. TITTI GARELLI "Bambina dai capelli turchini" - 8. LILIANA LANZARDO "L'incubo di Pinocchio" -
(in senso orario alto a sinistra)
9. MUSIO "Com'ero buffo, quand'ero un burattino!" - n.10. FRANCO BRUNA "C'era una volta un Re!" -(da sinistra a destra)
11. ROSSANO STEFANIN "comunque sia... è sempre una favola" - 12. DAVIDE GRECO "Non voglio morire, non voglio morire! -
Il "miracolo" di un ritorno alla vita di Pinocchio, alla sua eterna fuga attraverso l'oggetto-libro, si ripete nell'oggetto-figura. La storia di Pinocchioè, infatti, un'avventura parallela: quella delle parole e quella delle immagini. Il primo illustratore, l'artista che già nella prima edizione del libro ha saputo disegnare la figura esemplare del burattino, è stato Enrico Mazzanti. Si deve al suo ingegno fantastico il Pinocchio con le mani sui fianchi, lo sguardo che mira lontano. E' con il torinese Attilio Mussino che inizia uno sconfinamento della dimensione favolistica. Si passa al "colore" e l'oggetto deborda dai territori letterari delle semplici illustrazioni, della satira, delle incisioni, per passare a quello del mondo dello spettacolo, degli affiches, delle macchiette, del palcoscenico. C'è dunque una trama sottile, un "filo", a muovere il più celebre burattino e Torino, città dalla doppia identità.
Il primo cofanetto con 12 illustratori per Pinocchio, presentato da Sergio Martinatto, è nato come una specie di "esorcismo" e il segno dominante è risultato quello macabro espresso magistralmente da Alessandri: dietro il Pinocchio sorridente e col naso lungo, si cela un teschio. La storia di Pinocchio, in effetti, in origine si chiudeva con il quindicesimo capitolo, quando inseguito dagli assassini e raggiunto, Pinocchio veniva impiccato ad un ramo della Quercia grande. La morte è solo apparente (possiamo supporre che anche il teschio di Alessandri sia un'altra "maschera" che cela un'immagine più segreta). La storia del burattino ha modo così di continuare, grazie anche alla Fata impietosita alla vista dell'infelice.
Altri 12 illustratori presentano questo nuovo cofanetto per Pinocchio. Il tema, non è più quello macabro. Passata la paura, le avventure di Pinocchiosi fanno più audaci, più gioiose, più impertinenti. La fuga di Piero Alligo è come un gioco enigmistico, Bostik sostituisce l'abbecedario con l'erotico Playmen. Pierangelo Devecchi inventa un Pinocottero a pala espansoretrattile (se funzione è una bugia). Sandro Castagnone intravede dietro al burattino, il fantasma di Batman, mentre Vannetta Cavallotti, concettuale e mistica, il fantasma di un manichino trafitto da lunghissimo naso. Gambino, irriverente nel trattare i miti, illustra un Pinocchio militante del "me ne frego" e Titti Garelli ci ricorda che la Fata dai capelli turchini è anche una bella Bambina pronta a trovare "consolazione" dal suo burattino di legno. Gli incubi "volano" con Davide Greco e Liliana Lanzardo: si ha paura sempre di ciò che si desidera. Musio, fedele a una rappresentazione letteraria, ci fa rivedere quella "complicità" finale della recita tra il ragazzo e il burattino, con Geppetto testimone. E' comunque sempre una favola , come ci fa capire, infine, Rossano Stefanin, ma Pinocchio da semplice pezzo di legna da catasta (seppure meraviglioso) è diventato il Simbolo universale della Favola. Tanto da convincere Franco Bruna a pensare un improbabile nonno Pinocchio, intento a raccontare la sua storia ai piccoli Pinocchi della famiglia di Pinocchio, confermando l'inizio con il classico "C'era una volta un Re!".
Antonio Miredi
(da PINOCCHIO: 12 illustratori (seconda raccolta
Edizioni Antonio Attini- 1996 Tiratura 1200 copie numerate)
Da una televisione targata RAI biancoenero perduta per sempre Johnny Dorelli cantava una "Lettera a Pinocchio" che nessun bambino di oggi si sognerebbe di scrivere. E se invece non fosse così?