giovedì 22 novembre 2012

LA VOCE DI ADELE PER BOND-CRAIG CADUTO E RISORTO






La voce di Adele, intensa e profonda,  è ancora  singolo ufficiale dell'agente 007 del Cinquantenrio, a primeggiare tra le canzoni più amate, ascoltate e scaricate dai siti musicali.

Un testo scritto su misura al nuovo agente segreto britannico, eroe con un suo doppio oscuro.

Ed ecco la traduzione del   testo della canzon:



Questa è la fine
Trattieni il respiro e conta fino a dieci
Sentiti la terra tremare sotto i piedi e poi
Ascolta il mio cuore scoppiare di nuovo

Perché questa è la fine
Sono annegata e ho sognato questo momento
…………………………………………….
Lascia che il cielo cada, quando si sbriciola
Noi staremo proprio qui a testa alta
 lo affronteremo assieme

quando il cielo cadrà

Cominceremo proprio quando cadrà il cielo
Distanti migliaia di miglia e diametralmente opposti
Quando i mondi si scontreranno, e le giornate saranno buie
Avrai il mio numero, e saprai il mio nome
Ma non avrai mai il mio cuore

Lascia che il cielo cada, quando si sbriciola
Noi staremo proprio qui a testa alta
 lo affronteremo assieme (

quando il cielo cadrà

Dove vai tu vengo anche io
Quello che vedi tu lo vedo anche io
So che non sarò mai me stessa, senza la sicurezza
delle tue braccia affettuose
che mi tengono lontana dal male
metti la tua mano nella mia mano
e resteremo in piedi

Lascia che il cielo cada, quando si sbriciola
Noi staremo proprio qui a testa alta
lo affronteremo assieme

quando il cielo cadrà

Lascia che il cielo cada,
Noi staremo proprio qui a testa alta
quando il cielo cadrà
 
 





mercoledì 25 aprile 2012

un anno di AM_ART

Un anno fa nasceva questa galleria Virtuale di Arte come Vita nella sua Totalità

domenica 18 marzo 2012

La Canzone di Orlando di Roversi e Dalla

                                   Copertina dell'Album "Il giorno aveva cinque teste" 1973

Testo di Antonio Miredi

Accade che la morte di un artista serva a rilanciare la sua figura e questo rilancio di attenzione si rivela una riscoperta con il riscontro di una maggiore vendita delle opere. Nel caso dei cantani il risultato è una postuma scalata nelle vendite discografiche. Anche l'improvvisa morte di Lucio Dalla ha significato una nuova "riscoperta" popolarità del geniale e sperimentale cantautore bolognese, dimostrata dal ritorno di Dalla  in vetta alla classifica italiana degli album più venduti con ben otto suoi titoli.
La popolarità delle sue canzoni è riemersa tra le diverse generazioni che hanno accompagnato il successo commerciale di Lucio con  ricordi e situazioni legate a una  colonna sonora lunga cinquant'anni.
Accanto alla popolarità inevitabilmente commerciale, Lucio ha sempre coltivato anche una vena artistica sempre nuova, originale, aperta alle sperimentazioni di ogni tipo, anche linguistiche oltre che sonore. E lo ha fatto avvalendosi anche di poeti raffinati e colti come Roberto Roversi che firmò per lui  tre Album negli anni settanta. Il  primo di questi Album si chiude con una breve canzone, bella e misteriosa, intitolata "La canzone di Orlando".
Il titolo e il contesto alludano chiaramente alla morte del leggendario paladino francese di Carlo Magno, ucciso in un agguato e con accanto l'arco, la freccia, la spada, il cavallo... La prova di una ricerca musicale che  apre un'avventura artistica, umana, spirituale, filologica...Si perchè il testo resta sibillino. Chi è e a cosa rimanda "Anser anser che va..."?
E se l'Orlando fosse un criptico romanzesco rimando al personaggio immortalato da Virginia Wolf?
L'"Orlando" della scrittrice innglese si chiude proprio con il famoso  grido di Orlando, nell'ultima pagina del romanzo: "E' l'oca! L'oca selvatica.." Il nome dell'oca selvatica è anser  anser...D'altro canto, il piumaggio di questi ucelli veniva usato per costruire dardi, frecce per gli archi dei cavalieri medievali. E torniamo così alla cornice letteraria di un viaggio poetico-sacrale...
Antonio Miredi


                                                 Illustrazione di  anser anser  (l'oca selvatica)











                                                       Oca selvatica in volo














                               La morte di Orlando in una miniatura di Jean Fouquet (XV sec)


"Se tutti i monti fossero seminati a grano,
se i cavalli in branco ritornassero al piano,
volando tra erbe e fiori,
io raccontando i miei amori avrei ancora vent'anni.
Anser anser che và.
Ma nevica sulla mia mano
e il mio cavallo è ormai lontano,
notte e nebbia negli occhi,
il ferro sui miei ginocchi,
arco e freccia non scocchi.
Anser anser che và.
Acqua di luce alla foce,
con una corsa veloce,
bagnami con un sorriso solo.
Se i monti sono foreste e le strade nelle ,
io mi fermerò in volo.
E potrò raccontare la mia vita passata e ti saprò aspettare.
Anser anser che và
Tu, luce che vai alla foce
Con una corsa veloce,
Bagnami con un riso solo;
Se i monti sono foreste
E le strade nelle tempeste
Io mi fermerò nel volo:

E potrò raccontare
La mia vita passata
E ti saprò aspettare.
Anser anser che va.
(Roberto Roversi )

                                   La versione in studio de "La canzone di Orlando" 


 La canzone fu ripoposta nell'Album live con De Gregori, "Banana Republic" ; riconoscibile la voce dell'amico cantautore nel ritornello.

                                         Mario Bassi, Orlando morente con il suo cavallo

Il poema  di Orlando ha ispirato anche Mario Bassi che a questa leggendaria figura ha dedicato il lavoro di una suggestiva scultura in vetro di resina ad altezza naturale, visibile sul luogo mitico di Roncisvalle. Una testimonianza di arte e fede essendo l'opera posta sulla via di transito dell'antichissimo pellegrinagio di Santiago di Compostela.

 Articolo correlato:  Rolando e il suo cavallo sono tornati a Roncisvalle




mercoledì 14 marzo 2012

I Promessi Sposi in Musica


Quando Alessandro Manzoni è andato a Firenze a "sciacquare" il suo romanzo storico  in Arno, sapeva di aver scritto una vera epopea nazionale in grado di porsi come modello linguistico per il popolo italiano ancora privo di uno Stato unitario, ma non poteva di certo immaginare che i suoi personaggi evrebbero cantato in un'opera moderna, a metà strada tra il Musical e l'Opera della Tradizione Lirica. E invece tutto questo è avvenuto, riuscendo in maniera convincente a coniugare la  letteratura di un classico, la  contemporaneità e l'emozione musicale delle sonorità rock-pop.
 Già dieci anni fa, "I Promessi Sposi" Musical" di Tato Russo hanno calcato le scene con successo per ben tre anni di seguito; ora come "Opera Moderna" il romanzo si ripropone in maniera spettacolare con la regia di Miche Guardì, autore anche dell'adattamento testuale, e le musiche di Pippo Flora. Un grandioso affresco musicale, ricco di costumi e scene degne della migliore tradizione crativa italiana. Al punto di avere come "battesimo" una rappresntazione canora nel Duomo di Milano. Non a caso il Duomo, "Grande Macchina" di fede e di arte, ma anche luogo "teatrale" per eccellenza con il carico dei suoi secoli di storia.
La scuola italiana, diciamo la verità, ha  portato più danno che favori a Manzoni facendo disamorare generazioni di giovani alunni iitaliani verso un'opera che invece ha ancora tutti gli ingredienti per essere letta con piacere. Ecco dunque una bella occasione, accostandosi all'opera musicale in scena nei migliori teatri e luoghi d'Italia, per riscorprire il libro risorgimentale della nostra identità italiana. (Antonio Miredi)


"I Promessi Sposi Opera Musicale" è in scena a Torino al Teatro Alfieri dal 13 al 18 marzo2012
Informazioni e prenotazioni tel 011/5623800      011/6615447
www.torinospettacoli.it


                              Graziano Galatone e Noemi Smorra sono renzo e Lucia




                                                  Giò Di Tonno è Don Rodrigo




                                                        Lola Ponce è la Monaca di Monza


                  Il melodico dolce duetto tra Renzo e Lucia nel loro incontro

domenica 4 marzo 2012

Lucio 4 marzo 1943...

                                        Copertina della canzone  4 marzo 1943 di Lucio Dalla

Doveva chiamarsi "Gesù Bambino" la canzone che il giovane cantautore Lucio Dalla portava in quel San Remo del 1971, insieme agli Equipe 84. E giù polemiche, scandalo, ipocrisia...La canzone, dato l'argomento scabroso, la storia di una ragazza madre, un figlio nato da un amore  senza nome, e  appunto  come un Gesù bambino sulla strada...non poteva chiamarsi così, pena l'esclusione dalla gara canora.
Lucio allora se ne assume in pieno la paternità, il coraggio dell'appropriazione di una identità senza identità, e come in tutte le sue canzoni, sapendo che le piazze e le spiagge sono le sue dimore della terra e le stelle e i sogni le sue dimore del cielo,  chiama la sua canzone con la data della sua nascita: 4 marzo 1943.
Oggi  4 marzo 2012 Lucio dà a Bologna il suo ultimo saluto, nel giorno del suo compleanno, in una mite giornata con una primavera che sembra arrivata in anticipo. E chissà se le Rondini durante il suo ultimo terreno viaggio sorvoleranno felici di aver ritrovato  nel volo un loro fedele compagno dalle ali invisbili.
(Antonio Miredi)

                                                 Lucio Dalla ai suoi esordi di cantante



 
 4-3-1943 l'inizio sorprendente di un ininterrotto successo


Lucio Dalla in quel San Remo del 1971 non era però un esordiente, aveva già scritto e cantato canzoni come "Quando ero soldato" del 1966, "Lucio dove vai" e "Il cielo" del 1967, "Sylvie" del 1970, canzoni avanti rispetto al tempo e forse per questo senza il successo che avrebbero meritato. La canzone si classificò terza e segnerà il successo  dando una luce nuova, poetica e allo stesso tempo popolare, a tutte le altre interpretazioni.
Dalida si innamorerà di questo testo e della sua musica, con quel dolce-triste attacco di violino, e la canterà in francese portandola a un successo internazionale, col suo vero originario titolo "Gesù Bambino". Sanremo e Dalida sono legati anche al tragico Sanremo del 1967, quello maledetto del suicidio di Luigi Tenco.
Lucio  aveva la camera d'albego di fronte a quella di Luigi. Fu Dalla il prmo ad accorrere nudo sotto la pelliccia alle grida disumane di Dalida che con le mani ancora sporche di sangue aveva rinvenuto il corpo dell'amato. Quell'anno Dalla, ironia del destino, cantava "Bisogna saper perdere". Lucio Dalla non amava ricordare la tragedia di quel Sanremo vissuta da Dalida e Tenco, ha mantenuto il pudore di un misterioso riserbo. Il privato più privato, a cominciare dal suo, restano per il cantautore poeta del sogno, del cielo e del mare, delle stelle e delle strade, un assoluto silenzio.


L'intensa  e bella versione francese della canzone di Lucio Dalla cantata da Dalida


Si dice che noi moriamo in coerenza con la nostra vita....Lucio Dalla per la cronaca è morto lontano da casa, in viaggio durante i suoi concerti, in una città della muisca, "tradito" all'improvviso dal cuore. Ma può tradire un cuore dal momento che significherebbe solo "tradire" anche se stesso?




                  Lucio Dalla in "Puoi sentirmi", un intimo colloquio col cuore, come fra due amici...

 "Di che cosa è fatto un cuore
E di che colore è?
Cosa c'entra con l'amore
Cosa a che fare lui con me
Che non mi nascondo neanche dietro a un dito
Né ho mai acceso un cero dietro te
Tu cuore
Ma quante volte mi hai tradito
A quale gioco giochiamo io e te
Puoi sentirmi, puoi capirmi,
puoi scordarti di me?
Io stasera faccio a meno anche di te
Tu non hai niente più da dirmi
Né io niente da dire a te
Ma poi tu mi svegli la mattina
E mi fai pensare che
Forse cè una scorciatoia
Per tenerti ancora qui con me
Mi capisci?
Ho bisogno che ti fidi
E se sbaglio, quando sbaglio stai con me
È così che stanno insieme due amici..."

Nel saluto finale oggi saranno lette le parole di una sua intensa canzone poco coosciuta, "Le rondini": una canzone sul senso dell'amore che poi significa il senso della vita.


 "Vorrei entrare dentro i fili di una radio
E volare sopra i tetti delle città
Incontrare le espressioni dialettali
Mescolarmi con l’odore del caffè
Fermarmi sul naso dei vecchi mentre Leggono i giornali
E con la polvere dei sogni volare e volare
Al fresco delle stelle,, anche più in là
Sogni, tu sogni nel mare dei sogni.

Vorrei girare il cielo come le rondini

E ogni tanto fermarmi qua e là
Aver il nido sotto i tetti al fresco dei portici
E come loro quando è la sera chiudere gli occhi con semplicità.
Vorrei seguire ogni battito del mio cuore
Per capire cosa succede dentro
e cos’è che lo muove
Da dove viene ogni tanto questo strano dolore
Vorrei capire insomma che cos’è l’amore
Dov’è che si prende, dov’è che si dà..."


                                             "Le rondini" di Lucio Dalla risorsa YouTube


venerdì 2 marzo 2012

Lucio, la terra povero cuore...

   Dalla discografia di Lucio Dalla, cantore poeta folletto nel giro della giostra della vita.

                                                   "Felicità" live da risorsa YouTube

"La  terra povero cuore" oggi non batte più insieme al tuo cuore,  ma batte ancora la tua  voce nei nostri cuori.

                                              "Apriti cuore"  caricato su YouTube  da
 
"In questa notte calda di ottobre, apriti cuore
non stare li in silenzio senza dir niente
non ti sento, non ti sento, da troppo tempo non ti sento
e ti ho tenuto lontano dalla gente
quanti giorni passati senza un gesto d'amore
con i falsi sorrisi e le vuote parole.
Ho perfino pensato in questa notte di Ottobre
di buttarti via......di buttarti via
ah lo so il cuore non e' un calcolo
freddo e matematico
lui non sa dov'e' che va
sbaglia si ferma, e riprende
e il suo battito non e' logico
e' come un bimbo libero
appena dici che non si fa
lui si volta e si offende
non lasciarlo mai solo come ho fatto io
lascia stare il potere, il denaro non e' il tuo Dio
o anche tu rimarrai senza neanche un amico
Cambierò, Cambierò
apriti cuore ti prego fatti sentire
Cambierò, tornerò come un tempo padrone di niente, di niente...di niente
anche davanti a questo cielo nero di stelle,
e ce ne sono stanotte di stelle, forse miliardi, cuore non parli?
o sono io che non sento e per paura di ogni sentimento
cinico e indifferente faccio finta di niente
ma non ho più parole in questa notte di ottobre
sento solo lontano un misterioso rumore
e' la notte che piano si muove, e tra poco esce il sole

Cambierò, Cambierò
apriti cuore ti prego fatti sentire
cambierò, tornerò come un tempo padrone di niente, di niente, di niente
Cambierò, Cambierò
apriti cuore ti prego fatti sentire
cambierò, tornerò come un tempo padrone di niente, di niente, di niente
Cambierò, Cambierò
apriti cuore ti prego fatti sentire
cambierò, tornerò come un tempo padrone di niente, di niente, di niente"

                          L'ARTE sulle note e le ali  di "Felicità" da risorsa YouTube

venerdì 17 febbraio 2012

Tiziano Ferro in vetta tra la neve

                                                       Ferro nel video girato sulle Dolomiti

Per ritrovare il senso dolceamaro della solitudine e rivivere un viaggio interiore a ritroso, tra foto  innocentemente gioiose dell'infanzia e la vanità impolverata della gloria effimera che sola  non può dare la felicità, Tiziano Ferro canta nel suo secondo video ufficiale del fortunato suo ultimo Album, sulle vette di innevate montagne. Il video che  può anche prestarsi a un ottimo spot turistico  non annulla per questo tutto il fascino e la bellezza di una  imbiancata natura inacessibile.
La canzone scelta  è l'intensa "L'ultima notte al mondo", musica e testo di una dolcezza infinita, come quello di un "soriso" improvviso arrivato come un dono a sciogliere il gelo della solitudine d'amore.
Nel video il sensibile cantante autore entra in una abbandonata baita con l'insegna sulla porta di un cavallo che ha tutta l'aria dell'allegoria di  un ritrovato coraggio. Quel felice coraggio capace di non sciogliersi come neve....La canzone intanto è ancora sulle vette di vendita dei primi singoli più ascoltati nella Rete
(Antonio Miredi)

   L'ultimo video ufficiale caricato sulla pagina YouTube dallo stesso cantante  

 
Cade la neve ed io non capisco
Che sento davvero mi arrendo
Ogni riferimento è andato via
Spariti i marciapiedi
E le case … le colline
Sembrava bello ieri
Ed io … io
Sepolto dal suo bianco
Mi specchio e non so più che cosa sto guardando

HO INCONTRATO IL TUO SORRISO DOLCE
E CON QUESTA NEVE BIANCA ADESSO MI SCONVOLGE
LA NEVE CADE E CADE PURE IL MONDO
ANCHE SE NON È FREDDO ADESSO QUELLO CHE SENTO
E RICORDATI, RICORDAMI
TUTTO QUESTO CORAGGIO NON È NEVE
E NON SI SCIOGLIE MAI, NEANCHE SE DEVE

Cose che spesso si dicono improvvisando
E se m’innamorassi davvero
Saresti solo tu …
L’ultima notte al mondo
Io la passerei con te
Mentre felice piango
E solo io … io
Posso capire al mondo quanto è inutile
Odiarsi nel profondo …”







lunedì 6 febbraio 2012

Litfiba, la fedeltà all'energia delle origini

                                                    Il "cuore" marchio dei Litfiba

Non è stata di certo la novità della reunion, peraltro avvenuta due anni fa, anche se non aveva ancora  prodotto un Album di inediti, a far balzare in vetta alla classifica di vendita, al primo colpo di uscita, "Grande Nazione", l'ultima avventura musicale dei Litfiba.
Un Album del ritorno alla grande sulla scena musicale della coppia Pelù-Ghigo, un ritorno anche all'antica loro anima rock-punk, anche se nell'Album non mancano sperimentazioni e ballate melodiche di raffinata ricercatezza, in un amalgama alchemico perfetto di testo e musica, come nel caso di "Elettrica", Luna dark", "La mia valigia", il singolo di lancio di "Grande Nazione".
Un titola che gioca con manifsto e autentico  impegno alla parodia politica, molto presente nelle tracce.
L'irrisione alla casta dei politici non è di semplice facciata, è motivata da ragioni sociali e culturali, anche se non all'interno di un "binario" ideologico ma "anarcoide", come si dice esplicitamente nella canzone che porta questo titolo: "Io sono un'altra cosa dalla distrazione di massa...sono un libertario, sto nel mio binario...".

                                                                  Pelù-Ghigo anni 80

                                                                 Litfiba 2000

                                                       La copertina di Grande Nazione

                                       "Elettrica" vista dal videoclip di Evil  risorsa YouTube

"Elettrica" è una ballata rock anche  molto onirica, visionaria, ricca di immagini travasate dall'immaginario artistico e  di simbologie mitiche...


"Elettrica...insaziabile creatura in estinzione/ ti presenti qui con il coraggio e l'intenzione/ salti su cavlchi sull'abisso un po' felino che c'è in te/ ma le dimotrazioni ti vanno strette...dici di sì ai tuoi cavalli bianchi...bomba elettrica  sempre in lotta con il mondo/ non escluderti che sai già come mandarlo a fondo/ con le formule tipiche di un'arte antica/ tu come Salomè baci la mia testa andata...truccati gli occhie affonta le tue ombre/ apri le porte a tutte le tue onde..."


                                                Il cavallo bianco dell'Ippogrifo

                                      Carlo Dolci, Salomè con la testa di San Giovanni Battista, 1670

                                              La Salomè contemporanea di Cinzia Rubino


                                               Litfiba,"Tra te e me" risorsa Youtube
 
“Il mio presente è qua tra le onde lunghe dei tuoi occhi
Sarà quel che sarà dei sogni che teniamo in tasca
la nostra eternità è quello che succede…
tra te e me ora…
le carte dei pensieri si mischiano e fanno un miraggio
noi siamo sempre qua con il biglietto del passaggio
e se la gente parla facciamogli capire che
contiamo noi!
quello che conta sai cos’è?
io sono qui davanti a te
e tutto quello che succede
succede qui tra te e me
qui…tra te…e me…tra te e me!
tra te e me!
se accettiamo che ognuno è fatto come è fatto
se io non cambio te, tu non cercare di farlo con me
sai che funzionerà soltanto la diversità
tra te e me
quello che conta sai cos’è?
io sono qui davanti a te
e tutto quello che succede
succede qui tra te e me
quello che conta sai cos’è?
io sono qui davanti a te
ed ogni rito ogni passaggio
succede qui tra te e me
qui…tra te…e me…tra te e me!
tra te e me! tra te e me!
braccio di ferro…tra te e me …
nervi d’acciaio…tra te e me …
amore eterno…tra te e me…
solo te e me…tra te e me
solo te e me …tra te e me…”


Un brano raffinato, dove il rok sa sposarsi a un testo sapientemente consapevole che solo nel rispetto e nell'amalgama della  reciproca diversità si può vivere il libero e vero viaggio della vita  trasformandola in un'avventura.















lunedì 30 gennaio 2012

Angelopoulos: artista profeta del cuore antico dell'Europa senza più identità

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"Che cosa è Atene?" "La coscienza dell'Europa è nata qui..." è la domanda con risposta che aleggia all'inizio del film-documentario "Atene, ritorno sull'Acropoli", del regista greco Theo Angelopoulos,  un ritratto storico-mitico che oggi si rivela in tutta la sua forte cifra  profetica.
Una perfetta sintesi del modo di vedere e vivere il Cinema. Fu realizzato nel 1983, per la  serie televisiva  delle capitali europee della Rai, che lo ha riproposto prima e dopo, come omaggio, l'improvvisa scomparsa dell'artista, sul canale digitale più interessante del momento, Rai Storia, vero esempio di servizio pubblico nel considerare  la memoria come coscienza del presente.Nel film, parlare di semplice documentario sarebbe riduttivo, l'Atene in cui Angelopoulos è nato, è già irriconoscibile: caotica, occupata dal traffico, dal consumismo e  senza sapere dove sta andando. La crisi economica non è ancora scoppiata ma la voce narrante affidata a Nando Gazzolo si interroga sui debiti, la perdita di valori sicuri, lo smarrimento del "poeta" che sembra impazzito. I ricordi di infanzia si mescolano alla storia drammatica nazionale con la guerra civile, la dittatura militare, l'esilio e il ritorno a una democrazia senza però memoria e coscienza di sè.
Tutto il Cinema di Angelopoulos è uno sguardo realistico ed epico, con i suoi tempi lenti, autentici, didascalico-analogici. Un realismo magico che ascolta e si fa avvolgere dalla poesia e dall'arte figurativa.
Il  poeta Seferis e i dipinti di Tsarouchis danno corpo e parola alla trama storica e agli stessi corpi degli attori, come il motociclista militare nudo con le ali di farfalla che corre per le vie affollate di Atene.
Apparirà alla fine, ancora nudo mentre dopo aver  deposte le ali sulla moto si allontana come una semplice comparsa. La  musica di Manos Hadjidakis canta la sua nenia dolce e amara, come la maggior parte delle canzoni greche che anche qando cantano la gioia  hanno sempre le ali della nostalgia...Quelle ali che l'artista porta nelle sue mani, solo ma consapevole testimone, e pronto a salire sull'Acropoli, prima di morire nel Teatro di Dioonisio come un tragico attore che muore sempre sula scena.
L'Acropoli di Atene non è solo il cuore smarrito della Grecia è il cuore antico della stessa Europa che non ha più una sua identità,  presa come è oggi a difendere solo la sua immagine economica, divorata dallo "squalo" dell'egoismo finanziario internazionale.
Per chi è attento alla cronaca, infine, una considerazione sulla  morte "banale" dovuta a un incidente per strada, come in molti hanno scritto. No, non è stata banale la  morte del regista, per quanto assurda è stata "profeticamente" epifanica. A uccidere Angelopoulos durante le riprese del suo ultimo film , è stato  un motociclista anche se non era  nudo e non aveva ali come nel suo lontano film-documentario.
(Antonio Miredi)



                                                      Theo Angelopoulos



                                                            Un dipinto di Tsarouchis


                                                                 L'Acropoli di Atene

                                                    Il teatro di Dionisio ad Atene






La Grecia  mitica di Yannis Tsarouchis fantasma figurativo anche nel film-documentario "Ritorno sull'Acropoli" di Angelopoulos

Dalida  in una vecchia canzone di Manos Hadjidakis

La versione italiana cantata da Milva
Il tema musicale ripreso da Fausto Papetti ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Mare largo
ti amo  perché mi somigli
Mare profondo
senza mai  tranquillità
Come il battito di un cuore
nel piccolo del mio cuore

Sogni  folli sull'onda cadono
 al cuore poi arrivando
svegliano  l’amante  giovinezza
 i  Sogni follii e le brame sbattono  ali
come  nel cielo aperto  uccelli in volo

Eppure ho una tristezza
che mi trafigge  di dolcezza
e nella calma  mi distende:
la mia tristezza
verrà a dire fino a te
fratello  amato mare

Onde simili agli uccelli in volo
nel viaggio della partenza
portate lontano nascosta
la mia tristezza  e da lontano
portatemi  in cambio la gioia attesa."
Antonio Miredi ( libero adattamento della canzone di Manos Hadjidakis)














Best of Manos Hadjidakis (1981) full disk

martedì 24 gennaio 2012

Tiziano Ferro Re della Superclassifica Gennaio 2012


Davanti a una scacchiera che appare un po' sfocata ma con i suoi pezzi ben visibili: i pedoni, la Torre, il Cavallo e il Re al centro, Tiziano Ferro ha un sorriso aperto, gioiosamente esultante...Ne ha tuttti i motivi, il suo quinto ed ultimo Album,"L'Amore è una cosa semplice" ancora troneggia nella Superclassifica di gennaio, davanti alle novità discografiche della Pausini, di Celentano, davanti alle hit internazionali di Adele,  la Winehouse...Un Album il cui titolo più che una certezza si rivela come una esortazione, un manifesto a vivere la vita (e le emozioni), in tutta la sua  verità-libertà, innanzittutto interiore.
 Un Album con più di dieci  belle inedite canzoni, tutte di Tiziano, a parte la cover, "La fine" di Nesli, il duetto con John Legend  o quella intensa, destinata ad essere una canzone  classica  anche per altri interpreti , chiesta espressamente a Irene Grandi, che l'aveva  scritta due anni fa ma poi scartata, "Paura non ho".
L'Album è maturato in questi ultimi due anni, anni importanti, di scavo dentro di sè a di autoconfessione pubblica,  molto sentito e inrtimistico, e tuttavia con arrangaimenti originiali, aperti ai  vari suoni, ai ritmi metropolitani. Un Album specchio della sua anima  ma anche uno "specchio" per tutti.
(Antonio Miredi).





Ad aprire l'Abum, "Hai delle  isole negli occhi", brano con un andamento quasi languido, sincopato, con spruzzi di rap, di jazz, e una partricolarità di voce nel puro stile Ferro, uno dei brani che non ci si stanca nell'ascoltare.
 
"Odio tante cose da quando ti conosco
e non ne conosco neanche il perché
ma lo intuisco
odio... il mio nome solo senza il tuo
ogni fottuto addio
io odio quando ti odi e mi allontani perché
hai delle isole negli occhi
e il dolore più profondo
riposa almeno un'ora solo se ti incontro
e ti a-m-o e con le mani dico quello che non so
e tu mi a-m-i
trama sintetica di una giornata storica
e tutto è perfetto
tutto somiglia a te
e un anno va bellissimo
bellissimo così com'è
Sei più forte di ogni bugia
e se la gente ferisce
è perché tu sei migliore e lo capisce (bene)
la tua timidezza non condanna, no no
ma ti eleva da chi odia, chi ferisce e inganna
perché tu hai delle isole negli occhi
e il dolore più profondo
riposa almeno un'ora solo se ti incontro
e ti a-m-o e con le mani dico quello che non so
e tu mi a-m-i
trama sintetica di una giornata storica
e tutto è perfetto
tutto somiglia a te
e un anno va bellissimo
bellissimo così com'è
Io non mento non importa cosa dicono
nel silenzio guardo le anime che passano
e di queste anime tu sei la più speciale
perché sorridi anche inseguita dal dolore
e ti a-m-o anche se soffri e poi pretendi non si veda
quando vorresti che il sorriso tuo invertisse
la controregola che regola le masse
e tu mi a-m-i dici che esistono solo persone buone
quelle cattive sono solamente sole...
...e forse è così…

hai delle isole negli occhi
e il dolore più profondo
riposa almeno un'ora solo se ti incontro..."




 L'Album è accompagnato da immagini  intimiste  di Tiziano Ferro scattate in una appartamento  che sembra  abbandonato: una disadorna ringhiera, una finestra sul cortile, una vecchia  poltrona in pelle scucita...




Tiziano Ferro non canta  canzoni  inedite non sue, ha fatto eccezione con questa "Paura non ho", gioiello musicale "rubato" a Irene Grandi. Una canzone aperta alla melodia sinfonica, e con un testo aperto al'amore e al dolore del mondo trafitto dalle guerre: la storia narra  di un soldato che in cuor suo dice di non avere paura di morire ma che sa e impara che la vita ha bisogno di amore e non di morte.


"Paura non ho
se devo partire
perché di morire paura non ho.
Non piangere più,
non piangere amore
perché ti prometto che ritornerò.
Io sono un soldato,
fucile sul cuore
e vado cercando,
paura non ho.
Cantando se ne va
e resti solo tu,
io rischierò la vita
e l'amerò di più.
Cantando se ne va,
rimani solo tu,
la vita rischierò
per viverla di più.
Paura non ho
ma sono cambiato,
mi sveglio sudato
e so anche perché:
una notte un soldato
moriva nel letto
e mi ha salutato
per sempre così.
Cantando se ne va
la vita dentro me,
che folle sono stato
l'amavo senza se.
Cantando se ne va,
la vita se ne va,
la guardo e se ne va.
Paura non ho
ma non vivo più,
non rido, non piango,
non ti penso più.
Cantando se ne va
la vita anche da me
perché io l'ho tradita
come ho tradito te.
Cantando se ne va,
la vita se ne va,
la guardo e se ne va,
cantando se ne va."
(Irene Grandi)


Esattamente 10 anni fa, Tiziano Ferro usciva cin il suo primo Album con "Roso Relativo" e fu sbito succeso internazionale. Voce originalealmente nuova , rauca, testo romanticamente criptico, movenze teatrali in maniera  moderna...

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domenica 22 gennaio 2012

Costa Concordia: un naufragio come metafora

                      Theodore Gericault, La zattera ella Medusa, oilo su tela, 1819 Louvre


Il naufragio della Costa Concordia, ancora paurosamente inclinata di fronete all'isola del Giglio, oltre a quell'enorme e volgare "spettacolo" televisivo che continua a scatenare e che nulla ha a che fare con un doveroso e onesto diritto di cronaca, è stata anche vista come una metafora letteraria per spiegare l'attuale "deriva" se non proprio "naufragio" del nostro Paese. Qualche intellettuale  si è spinto ancora più in là, richiamando alla  memoria il famoso quadro del pittore romantico francese, Gericault, che nel dipingere "La zattera della Medusa" si ispirò a un fatto di cronaca: il naufragio della fregata Meduse, avvenuto  nel 1816 davanti alla costa dell'attuale Mauratania, a causa di una palese negligenza di chi ne aveva il comando.
La cronaca, quando si trasforma in tragedia collettiva e ha un intrinseco nucleo paradigmatico, è giusto che venga vista e analizzata come una metafora letteraria, filosofica o artistica, soprattutto quando ci permette di riflettere e stigmatizzare i limiti e e i rischi di una spettacolarizzazione mediatica. Stiamo assistendo a un continuo processo in diretta televisiva con una narrazione che si tinge persino di "giallo": la bionda misteriosa, il capitano coraggioso e quello vile, la frase slogan "Salga a bordo c..." che diventa la griffe in tempo reale con la vendita di una maglietta...e in questa altra deriva della comunicazione, non si sottraggono i social network...Cosa ci può allora dire queso naufragio italiano se lo vogliamo vedere  come metafora che riflette sulla cronaca? L'Italia non deve aver bisogno nè di eroi nè di vittime,  il capitano  Gregori De Falco ha semplicemente svolto il suo dovere, e il comandante Francesco Schettino, se ha commesso da solo tutti gli errori e le indecisioni che gli vengono imputate, pagherà le conseguenze  decise dalle parti competenti e non da un giudizio del popolo, e invece di riempire continuamente i contenitori televisivi di gossip e opinioni che hanno tutto l'aspetto di  sentenze, si affonti la questione della sicurezza, del rispetto dell'ambiente, di come si addestra e come si recluta il personale.... Dimostriamo di essere cioè un Paese civile, rispettoso della legalità e della trasparenza, altrimenti le parole più significative ed efficaci continueranno a dircele i nostri comici che hanno ormai sostitiuto il lavoro di tanti cronisti.
Crozza nella trasmissione Ballarò è stato, non a caso, uno dei primi ad usare l'immagine della "metafora" ricordandoci che il naufragio della Costa Concordia non faceva una grinza con chi, al comando del nostro Paese, ancora l'estate scorsa in televisione ci dicevava che tutto va bene, la crisi è una invenzione dei media, la  nave Italia solidamente può continuare la sua rotta... Poi, si sa, sono arrivate ben cinque manovre "lacrime e sangue"  rivolte naturalemte non verso tutti, sperando che di manovre non ne arrivino altre pronte a colpire la maggioranza dei soliti noti...(Antonio Miredi)

sabato 21 gennaio 2012

Moretti Presidente a Cannes, un onore per l'Italia

                                                    Il regista Nanni Moretti

Diciamolo subito, la notizia che il regista, sceneggiatore, attore italiano Nanni Moretti presiederà il prossimo Festival del Cinema di Cannes, alla sua 65esima edizione, dal 16 al 27 maggio 2012, ci deve rendere felici.
In tempi in cui il nostro Paese sempre di più nel mondo pare perdere di credibilità e forza, domostra di conservare almeno una carta vincente, quella dell'arte, quella della cultura.
Su questo dovrebbero riflettere i nostri politici, di qualsiasi colore e fazione partitica. L'Italia deve ricominciare a investire in creatività, arte, cultura. (Antonio Miredi)

                            Il tema musicale del film "La stanza del figlio" composto da Piovani

Il film di Nanni Moretti "La stanza del figlio"  si aggiudicò nel 2001 a Cannes, la Palma d'oro.
Le musiche originali sono di un  altro nostro vero orgoglio italiano, il compositore Nicola Piovani.

       Locandina del film diretto da Moretti, Palma d'oro a Cannes nel 2001

venerdì 20 gennaio 2012

Ricordando Bigazzi, paroliere della vita

                        Il vinile di "Lisa dagli occhi blu", un Hit da primo posto per tre mesi

Il prossimo San Remo con Morandi, fra i  suoi  omaggi, è pronto a ricordare Giancarlo Bigazzi, l'autore, compositore, produttore musicale che ci ha lasciati a Viareggio all'età di 71 anni. E come ha detto lo stesso cantante-presentatore, sarà. "Un omaggio allegro e lo celebreremo con tutta la vita che c'è  nelle sue canzoni". Gancarlo Bigazzi è stato innanzitutto un famosissimo "paroliere", come si chiamvana ancora negli anni sessanta gli autori delle canzoni, che ha portato al successo canzoni e interpreti, alcuni oggi dimenticati altri ancora sulla cresta dell'onda. Successi da ht, come "Lisa dagli occhi blu", cantata da Mario Tessuto nel 1969 e capace di vendere  allora due milioni di copie in tutto il mondo. Un autore non solo di facili successi, commerciali e "leggeri", anche autore capace di leggere e scrutare le pieghe più intimiste e sensibili degli uomini. E poi perchè dividere la vita tra le sue forme più leggere e quelle più  profonde?
La vita è un tutt'uno di leggerezza e profondità. Ecco il vero motivo del  successo di Bigazzi  e il perchè, ancora oggi, tante sue canzoni sono un fremito di emozioni o di ricordi...
(Antonio Miredi)

                                             Copertina del 45 giri, Lisa dagli occhi blu 1969

"Lisa dagli occhi blu
senza le trecce la stessa non sei più.
Piove silenzio tra noi
vorrei parlarti ma te ne vai....

...Classe seconda B
il nostro amore è cominciato lì.
Lisa dagli occhi blu
senza le trecce non sei più tu...

....Amore fatto di vento
il primo rimpianto sei stata tu..
.



Chi adolescente in quegli anni, e chissà che la cosa non si ripeta con gli adolescenti di oggi, non ha vissuto il suo primo amore con una ragazza di nome Lisa o Marisa e guarda caso, aveva proprio gli occhi blu e faceva parte di una seconda della sezione B? E naturalmente un amore non ricambiato... ma rimasto come un vivido ricordo lontano...amaro rimpianto... poi dimenticato...(naturalmente l'amore non la canzone, e naturalmente anche ogni allusione biografica è puramente casuale...)

                                     Da Canzonissima 1969( archivio Rai grazie a risorsa Youtube)

"Lisa dagli occhi blu " è stato il  grande successo, irripetibile, la grande nuova occasione, di Mario Tessuto. Al  successo discografico seguiva allora la versione cinematografica, generalmente insulsa: i famosi per l'epoca film musicarelli, oggi vera  e bella testimonianza visiva e canora degli  indimenticabili anni sessanta...

            Locandina del film "Lisa agli occhi blu" diretto da Corbuci con Silvia Dionisio

Mario Tessuto, nome d'arte di Mario Buongiovanni, non è comunque una delle tante "meteoriti" musicali, cantanti  per una sola o breve stagione, anche se non con la stessa popolarità di allora, continua a cantare e girare per l'Italia. Ha inciso anche nuove canzoni in coppia con la moglie Donatella.
Nel suo sito ufficilae   ( www.mariotessuto.it) così  ha salutato Giancarlo Bigazzi:

"Un doveroso omaggio all'autore  che mi ha permesso, col suo  brano, di diventare quello che sono, facendomi salire in cima a  tutte le classifiche.
A lui devo il  mio successo, sono stato e sono tutt'ora conosciuto in tutto il mondo grazie a questa indimenticabile canzone!
Grazie Giancarlo Bigazzi!"





Mario Tessuto nel film omonimo del suo maggior successo cantava una intimista canzone di Don Backy, "Un sorriso"....Canzone portata in quell'anno a San Remo in coppia con la grande Milva.

                                                 da film "Lisa dagli occhi blu"


                                                    Don Backy a Sanremo 1969

                             L'interpretazione di Milva di "Un sorriso" a San Remo !969

Non mancano le curiosità musicali internazionali riguardo "Lisa dagli occhi blu". Mario Tessuto inciderà una versione spagnola in Argentina ma in Sud America sarà la voce nasale di Nicola di Bari  a portarla a un successo più allargato,  successo evidenziato ancora oggi  dalla Rete, dove è possibile "pescare" chicche musicali rare se non rarissime.

                              dall'Album  El corazón es un gitano di Nicola Di Bari

     Una versione  sudamericana "locale" dell'italianissima "Lisa dagli occhi", quando le cover internazionali arrivavavano dall'Italia!



E per finire l'omaggio a "Lisa dagli occhi blu" e ai suoi autori, Bigazzi-Cavallaro, ecco una versione più recente rock, della band peruviana Los Traces.


AM_ART continuerà, per l'intero anno, a ricordare Giancarlo Bigazzi, attraverso altre sue canzoni, interpreti, eventi.