domenica 29 maggio 2022
UNA SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DA RECORD
Si è chiusa con un numero di visitatori da record la trentaquattresima Edizione Internazionale del Libro di Torino con lo scrittore Nicola Lagioia come direttore artistico superando ogni previsione . Ma il successo della manifestazione non annulla il fatto reale che in Europa restiamo un Paese che legge pochi libri e con gli studenti che non sanno scrivere e comprendere un testo
SETTE ANNI AL SALONE CON GIOIA----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Nomen Omen. Si è chiusa con un numero di visitatori da record la trentaquattresima Edizione Internazionale del Libro di Torino con Nicola Lagioa, in una atmosfera generale di Festa, dimensione costante in questi sette anni di Direzione Artistica dello scrittore barese (La ferocia-2014 La città dei vivi.2020), al duo ultimo mandato pieno. Il prossimo anno prima di lasciare dovrà affiancare un nuovo Direttoe e già cominciano a circolare i primi nomi di chi dovrà esere al timone di un Salone del Libro uscito in questi ultimi anni, dopo una situazione di crisi e di sconcerto, dal rischio di veder trasferito in un altro luogo un ennesimo primato di Torino.
sabato 14 maggio 2022
LA VIDEOCRAZIA UNA CONTINUA MINACCIA ALLA DEMOCRAZIA NEL MONDO
Una riflesione, a partire dal docufilm di Erik Gandini del 2009 Videocracy_Basta apparire, sulla natura distopica della videocrazia e della sua influenza nella vita quotidiana e nel modo di pensare
L'ORRIDO DELLA TELEVISIONE COME SPETTACOLO DELL'APPARENZA-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
In Videocracy – Basta apparire, tutti sorridono, protagonisti e figuranti. Tutti sorridono ma in modo diverso. Si inizia col sorriso pruriginoso e volgarotto dei conduttori notturni della primissima Tv privata commerciale, ben prima che nascesse il network televisivo di Berlusconi, Tele Torino, che con delle domande in diretta per telefono, inaugurano lo spogliarello casereccio della casalinga mascherata. Sorride ma di un sorriso fra il genuino e l’amaro, Rick Rock (Riccardo Canevali) mentre si allena nel cortile di casa con lo sguardo sorridente della mamma protettiva. Rick rappresenta l'italiano medio e fa da filo narrativo a questo docufilm di Erick Gandini,italiano trapiantato in Svezia. Lo vedremo attraversare tutta la narrazione nel suo tentativo di diventare attore o cantante. Scorrono altre immagini della televisione commerciale, questa volta targata Mediaset, e arriva il sorriso compiaciuto e vuoto delle showgirls scollacciate e pronte a sculettare, il sorriso inconsistente e muto delle veline, il sorriso sardonico e maschilista dei presentatori vip, per arrivare alla coppia Lele Mora e Fabrizio Corona che in questo caso vengono intervistati. Il sorriso di Corona non ha bisogno di fingere: sa di essere uno che sfida le leggi ma è da simpatica canaglia autoproclamatosi “un moderno Robin Hood pronto a rubare ai ricchi per donare a se stesso”. Abituato al piacere di guardare ed essere guardati, si fa riprendere nudo sotto la doccia o mentre davanti alo specchio si ammira sapendo di essere un oggetto di desiderio.
“Quando vedo una persona famosa penso subito ai soldi” dice ancora senza mediazioni e tanti giri di parole. Ecco la formula magica, essere famosi! E per diventare famosi basta apparire, passare per quella scatola magica che è la televisione.
Lele Mora è il vero deus ex machina di questa scatola magica perché ha il compito di essere il medium in un ruolo ambiguo fra l’aspirazione italica della folla di aspiranti alla celebrità di stelline e tronisti e la reale opportunità offerta, toccando una sfera privata che arriverà allo scoperto solo in anni più recenti.
Mora è di sicuro il personaggio più inquietante di Videocrazy. Si fa intervistare nella totalità di un accecante bianco immacolato”: bianca la stanza, bianco il letto matrimoniale, bianco il vestito che indossa, persino il sorriso ha il candore di una espressione imbambolata, ubriaca di successo. Un candido sorriso ebete che non ha nessuna esitazione a mostrare apertamente la sua anima nera, che più nera non si può, quando fa ascolterò la suoneria con canzoni del fascismo che mostrano anche immagini della simbologia nazista. Incoscienza? No, la innata convinzione di appartenere a una maggioranza anche se nascosta di questa anima nera che ha le mille maschere della società e della politica italiana.
L’Agenzia di Mora e quella che ha coltivato la fauna femminile di ragazze belle e prosperose che popolano le trasmissioni delle televisioni del Presidente, il cui sorriso è quello fiero dell’imprentare che si “è fatto da solo” fino a diventare uno fra gli uomini piu ricchi d’Italia, e l'uomo politico di fama mondiale, in familiarità nella sua villa esclusiva in Sardegna coi Grandi della Terra come Tony Blair o Vladimir Putin.
Videocracy -Basta apparire non è comunque un video contro il Berlusconi politico, almeno non lo è alla maniera di un report che tocca le scelte politiche e gli interessi personali di un Capo.
Videovrazy è una rappresentazione di immagini con un commento essenziale sul potere televisivo e di come questo potere sia capace non solo di dare spazio a un immaginario collettivo ma di insinuarsi in maniera anche inconsapevole nelle coscienze, fino a influenzare e mutare un modo di essere e di pensare.
Le reazioni feroci e le censure che questo video ha scatenato alla sua presentazione ufficiale a Venezia, stanno a dimostrare la sua natura dispotica di denuncia nonostante il suo aspetto orrido possa diventare persino un alibi per rifiutarlo senza possibilità di una critica analisi.
A più di dieci anni di distanza in Italia è forse cambiato qualcosa circa il potere videocratico della Televisione?
Le trasmissioni sono le stesse, stessi i protagonisti della scena politica e mondana, nonostante per alcuni, come Corona e soprattutto Mora, siano arrivati nel frattempo i guai giudiziari e alcuni anni di carcere.
La Videocrazia è una minaccia alla Democrazia in tutto il mondo ma l’anomalia di una totale commistione fra potere informativo e televisivo e potere politico imprenditoriale resta una peculiarità italiana che ancora si tende a sottovalutare o ignorare.
(Antonio Miredi)
domenica 8 maggio 2022
IL DIABOLIK DEI MANETTI BROS ORA DISPONIBILE ANCHE IN HOME VIDEO
Il film sul mito italiano del fumetto noir con l'antieroe Diabolik disponibile in Home Video con più opzioni, compreso cofanetto per collezionisti, numerato con ristampa del fumetto in cui appare per la prima volta Eva Kant, grande protagonista della storia. La recensione al film di Antonio Miredi.
IL VERO DIABOLIK E' EVA KANT
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Uscito a più di 50 di distanza rispetto alla trasposizione cinematografica del Diabolik di Mario Bava, che non ha avuto particolare fortuna ma che forse meriterebbe di essere ripensato, il Diabolik dei Manetti Bros, è germinato da una genuina ammirazione verso un mito tutto italiano del fumetto noir, nato grazie alla intraprendenza delle sorelle Giussani nella Milano delle rapine degli anni del boom economico anni sessanta.
Fedele a questa ammirazione la regia coerentemente si muove lungo i bordi di uno scrupoloso lavoro filologico, senza discostarsi dalla cornice di una letteratura disegnata che il cinema ha il potere e la magia di animare e personificare.
Già dalla primissime scene con l’inseguimento delle auto della polizia con l’iconica jaguar nera del Re del Terrore, sempre pronto a stupire con i suoi colpi di teatro, a farsi beffe dell’antagonista Ginko e sfuggire alla cattura, si entra in piena dimensione piatta da tavola comics con un effetto per quanto freddo altamente suggestivo.
Costumi, scenografia, fotografia, musiche, dialoghi,(una recitazione manierata che pone una pausa di distanza fra l' immagine e le parole che sembrano uscire dalle nuvolette) tutto ruota attorno a una rappresentazione da albo completo di fumetto.
Nel caso del film, gli albi che lo ispirano sono due, soprattutto il numero 3 quello che narra l’arresto di Diabolik. E non a caso.
E’ a partire infatti da questo numero che entra in scena Eva Kant, l’alter ego di Diabolik, altrettanto misteriosa, carismatica, distante ma empaticamente presente.
Diciamolo subito, è lei, Eva, interpretata alla perfezione da Miriam Leone, la vera protagonista, dominando la scena con la sua bellezza, intelligenza, sensualità e spregiudicatezza.
Al punto che Diabolik, col corpo attoriale di Luca Marinelli, è del tutto inadeguato senza la presenza scenica di Eva.
Il personaggio antieroe Diabolik del fumetto, anche se distaccatamente cinico, conserva sempre un suo fascino ambiguo con le sue maschere e trasformazioni identitarie, e in particolare una felina sinuosità fisica nella sua calzamaglia scura che Marinelli nella pellicola non fa apparire. Tanto è vero che Diabolik è visto per lo più nei suoi primi piani di volto, con i suoi occhi azzurro chiaro più che blu acciaio del personaggio del fumetto, e mai nella interzza del classico attillato costume.
Masteandrea di sicuro è più convincente nella parte di Ginko, nonostante l’apparente manierismo didascalico impresso alla narrazione filmica che riduce l’azione tutto a vantaggio dell’intrigo mentale.
La triade Diabolik, Eva, Ginko del film ha senza dubbio nell’insieme una stupefacente fascinazione visiva, nonostante il senso di estraniamento stilistico, grazie in particolare a Miriam Leone e Valerio Mastrandrea i quali, pur attenendosi al codice registico dato dai fratelli Manetti, entrano con convinzione nella loro parte, meno convinto sembra Marinelli.
Come si è potuto notare anche a Torino, durante l'anteprima dell’incontro stampa del film alla Mole Antonelliana, sede del Muso del Cinema, dove si inaugurava anche l'interessante mostra sul Mito di Diabolik: nel rispondere alle domande, Luca Marinelli è apaprso più distaccatamente annoiato che partecipe del personaggio da lui rappresentato.
Diabolik è un film elegante, destinato a rimanere impresso per l’iconografia fotografica, rispettoso, e con una sua originale lettura femminista che fa onore al genio femminile che ha creato questo mito. Verso la fine del film, quando per Diabolik tutto sembra definitivamente finito, nuovamente catturato da Ginko, gli viene detto: Sei destinato a perdere perché tu sei solo.
E la risposta salvifica è: Io non sono solo.
Nonostante l'eros della figura di Eva che conserva il magnete del desiderio anche solo attraverso lo sguardo, nel film l’erotismo, uno degli elementi del successo del fumetto, è del tutto assente e fa mancare quel guizzo di palpito capace di uscire dallo schermo per entrare alla fine nel cuore dello spettatore. (Antonio Miredi)