I banchi della Scuola di una volta
Una volta c'era un'unica data di inizio Scuola, valida per tutta l'Italia, il 1° Ottobre, giorno di San Remigio, eletto per l'occasione "patrono" degli scolari.
Il primissimo giorno di scuola per tutti gli alunni delle Elementari, era un giorno particolre, carico di ansia e di emozioni. Ancora adesso, anche se un po' meno di allora...E particolari erano gli stessi scolari che per l'occasione si chiamavano "remigini".
Con la legge n.517 del 4 agosto 1977, il calendario scolastico è stato anticipato e oggi cambia da Regione a Regione, e con la fine dell'inizio al 1° Ottobre i remigini sono scomparsi...
La liturgia cattolica, del resto, non festeggia più San Remigio ad Ottobre ma a Gennaio.
San Remigio battezza Clodoveo I
Ma chi era San Remigio? Remigio di Reims (Laon, 437 ca. – Reims, 13 gennaio 533) è stato un arcivescovo cattolico franco. A lui si deve, secondo la Leggenda, la conversione al cattolicesimo del re merovingio Clodoveo I. Una conversione che ha cambiato la storia dei Franchi e dell'intera Europa.
martedì 1 ottobre 2013
domenica 28 aprile 2013
Infuria sempre la bufera sulla Festa del 25 Aprile
Anche quest'anno, la Festa della Liberazione del 25 Aprile è stata pretesto per accendere e dividere gli animi, contrapporre faziosità ideologiche, invece di essere la doverosa occasione per tener viva nella memoria la pagina storica che ha fatto uscire l'Italia dalla notte di una Dittatura e dalla tragedia
di una Guerra.
Nella cittadina di Alessio, per esempio, non si voleva permettere di suonare e cantare durante la festa pubblica della Liberazione, il canto partigiano "Fischia il vento", reo di essere un canto troppo ideologicamente schierato e che poteva urtare la sensibiltà dei reduci di Salò; con altri presupposti e motivazioni, la condanna da parte di Grillo, condivisa dal suo movimento, che ha addirittura parlato di "Morte del 25 Aprile"!
Contapposizioni che nascono, quasi fin da subito, da un equivoco storico mai definitivamente chiarito, la mancanza di una onesta analisi storica priva di ogni viscerale emotività, seppure ammantata di idealità.
In parte questo equivoco è stato affrontato dal Gramellini, in un suo "Buongiorno", sulla prima pagina de "La Stampa" dedicato al 25 aprile di quest'anno.
"A furia di attutire il senso del 25 aprile si è finito per ribaltarlo,
riducendo la Resistenza alla componente filosovietica e trasformando le
ferocie partigiane che pure ci sono state nella prova che fra chi
combatteva a fianco degli Alleati e chi stava con i nazisti non esisteva
alcuna differenza. La differenza invece c’era, ed era appunto politica” ha scritto Gramellini, aggiungendo: “Se avessero vinto i reduci di Salò
saremmo diventati una colonia di Hitler. Avendo vinto i partigiani,
siamo una democrazia”.
"Fischia il vento:
Fischia il vento ed infuria la bufera
scarpe rotte e pur bisogna andar a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir
...a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir
Ogni contrada è patria del ribelle
ogni donna a lui dona un sospir
nella notte lo guidano le stelle
forte il cuor e il braccio nel colpir
...nella notte lo guidano le stelle
forte il cuor e il braccio nel colpir
E se ci coglie la crudele morte
dura vendetta fara dal partigian
ormai sicura è già la dura sorte
del fascista vile traditor
...ormai sicura è già la dura sorte
del fascista vile traditor
Cessa il vento, calma è la bufera
torna a casa il fiero partigian
sventolando la rossa sua bandiera
vittoriosi, e alfin liberi siam!
...sventolando la rossa sua bandiera
vittoriosi, e alfin liberi siam!
Fischia il vento ed infuria la bufera
scarpe rotte e pur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir
...a conquistare la rossa primaver"
da Canti partigiani (youtube)
martedì 23 aprile 2013
Una Giornata della Terra che deve essere ricordata e festeggiata ogni giorno
La Terra non è solo nostra...anche di quelli a cui la lasceremo... (a.m.)
Sulla terra abitano cuori (Antonio Miredi)
giovedì 11 aprile 2013
L'occasione di una svolta per l'elezione del Presidente della Repubblica
Palazzo del Quirinale
Nell'attuale situazione di stallo della politica italiana, l'imminente elezione del nuovo Presidente della Repubblica, può essere la carta da giocare, la mossa per una vera svolta democratica.
I motivi sono più di uno, a cominciare dalla durata della carica: sette anni in grado di condizionare almeno due legislature, e la formazione di un Governo, comunque dalla durata incerta, con nuove elezioni dietro l'angolo.
Purtroppo i recenti contatti tra le forze di Centrodestra e Centrosinistra non fanno sperare nel coraggio di una scelta di svolta democratica e morale, così come a sorpresa sono state le elezioni dei due Rami del Parlamento. La preoccupazione dominante tra i partiti tradizionali è quella di ritrovare un "compromesso" di garanzia verso le stesse forze politiche, se non, peggio, verso singole personalità politiche.
Il Presidente della Repubblica deve invece garantire i Principi della Costituzione, alla base della stessa nostra Democrazia: solo in questo modo è davvero Garante di tutti i cittadini italiani.
Ecco perchè, anche se paradossalmente provocatorio nel titolo del suo articolo-appello , Paolo Flores d'Arcais ha ragione quando scrive: "Al Quirinale deve andare un Custode della Costituzione e dei suoi valori...E' perciò doveroso che sul Colle più alto venga insediato un Predidente ostile a Berlusconi, visto che della nostra Costituzione repubblicana Berlusconi è un nemico dichiarato e sfacciato: ha cercato di calpestarla e sopprimerla, l'ha aggirata infinite volte..."
Chi e quali forze politiche avranno il coraggio di partecipare insieme alla svolta di un nuovo Presidente di Garanzia democratica, legale, morale, del nostro Paese, senza calcoli personalstici e di apparato?
Venire meno a questo impegno e responsabilità comune sarebbe un grave errore e una grave colpa di omissione. Naturalmente il messaggio vale soprattutto, come ci ricorda ancora Flores d'Arcais, per Bersani e Grillo, visto che avrebbero i numeri necessari per la svolta di una vera garanzia costituzionale.
(a.m.)
L'articolo integrale di Paolo Flores d'Arcais si può leggere nel seguente link:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/e-ora-un-presidente-antiberlusconiano/
Nell'attuale situazione di stallo della politica italiana, l'imminente elezione del nuovo Presidente della Repubblica, può essere la carta da giocare, la mossa per una vera svolta democratica.
I motivi sono più di uno, a cominciare dalla durata della carica: sette anni in grado di condizionare almeno due legislature, e la formazione di un Governo, comunque dalla durata incerta, con nuove elezioni dietro l'angolo.
Purtroppo i recenti contatti tra le forze di Centrodestra e Centrosinistra non fanno sperare nel coraggio di una scelta di svolta democratica e morale, così come a sorpresa sono state le elezioni dei due Rami del Parlamento. La preoccupazione dominante tra i partiti tradizionali è quella di ritrovare un "compromesso" di garanzia verso le stesse forze politiche, se non, peggio, verso singole personalità politiche.
Il Presidente della Repubblica deve invece garantire i Principi della Costituzione, alla base della stessa nostra Democrazia: solo in questo modo è davvero Garante di tutti i cittadini italiani.
Ecco perchè, anche se paradossalmente provocatorio nel titolo del suo articolo-appello , Paolo Flores d'Arcais ha ragione quando scrive: "Al Quirinale deve andare un Custode della Costituzione e dei suoi valori...E' perciò doveroso che sul Colle più alto venga insediato un Predidente ostile a Berlusconi, visto che della nostra Costituzione repubblicana Berlusconi è un nemico dichiarato e sfacciato: ha cercato di calpestarla e sopprimerla, l'ha aggirata infinite volte..."
Chi e quali forze politiche avranno il coraggio di partecipare insieme alla svolta di un nuovo Presidente di Garanzia democratica, legale, morale, del nostro Paese, senza calcoli personalstici e di apparato?
Venire meno a questo impegno e responsabilità comune sarebbe un grave errore e una grave colpa di omissione. Naturalmente il messaggio vale soprattutto, come ci ricorda ancora Flores d'Arcais, per Bersani e Grillo, visto che avrebbero i numeri necessari per la svolta di una vera garanzia costituzionale.
(a.m.)
L'articolo integrale di Paolo Flores d'Arcais si può leggere nel seguente link:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/e-ora-un-presidente-antiberlusconiano/
lunedì 8 aprile 2013
"Vincenzina", il lato dolente e più intenso dello Jannacci ironico e trasognato
Operaie in fabbrica in un immagine di Primo Novecento
Un modo diverso di ricordare con affetto Enzo Jannacci attraverso la sua canzone forse più intimista, intensa e dolente, "Vincenzina...". Un nome simbolo di tutte le donne lavoratrici che sacrificano per il lavoro dei mariti operai o impiegati, grande parte della loro vita, aspettando con coraggio il domani, all'uscita da una "fabbrica" che può avere oggi nomi diversi, o nessun nome.
Una immagine insolita del "genio" milanese ironico e trasognato di Jannacci.
Mina canta Jannacci
La versione cinematografica di "Vincenzina e la Fabbrica" con la locandina del film di Monicelli
Un modo diverso di ricordare con affetto Enzo Jannacci attraverso la sua canzone forse più intimista, intensa e dolente, "Vincenzina...". Un nome simbolo di tutte le donne lavoratrici che sacrificano per il lavoro dei mariti operai o impiegati, grande parte della loro vita, aspettando con coraggio il domani, all'uscita da una "fabbrica" che può avere oggi nomi diversi, o nessun nome.
Una immagine insolita del "genio" milanese ironico e trasognato di Jannacci.
"Vincenzina davanti alla fabbrica,
Vincenzina il foulard non si mette più.
Una faccia davanti al cancello che si apre già.
Vincenzina hai guardato la fabbrica,
come se non c'è altro che fabbrica
e hai sentito anche odor di pulito
e la fatica è dentro là...
Zero a zero anche ieri 'sto Milan qui,
sto Rivera che ormai non mi segna più,
che tristezza, il padrone non c'ha neanche 'sti problemi qua.
Vincenzina davanti alla fabbrica,
Vincenzina vuol bene alla fabbrica,
e non sa che la vita giù in fabbrica
non c'è, se c'è com'è ?"
(Enzo Jannacci-Beppe Viola)
Vincenzina il foulard non si mette più.
Una faccia davanti al cancello che si apre già.
Vincenzina hai guardato la fabbrica,
come se non c'è altro che fabbrica
e hai sentito anche odor di pulito
e la fatica è dentro là...
Zero a zero anche ieri 'sto Milan qui,
sto Rivera che ormai non mi segna più,
che tristezza, il padrone non c'ha neanche 'sti problemi qua.
Vincenzina davanti alla fabbrica,
Vincenzina vuol bene alla fabbrica,
e non sa che la vita giù in fabbrica
non c'è, se c'è com'è ?"
(Enzo Jannacci-Beppe Viola)
Enzo Jannacci live in "Vincenzina" in un Teatro di Milano
La canzone apparve anche nella colonna musicale del film "Romanzo popolare" di Monicelli nel 1974.
Ripresae, è stata cantata anche dalla grande voce di Mina. Una versione con maggiore apertura muscicale e cadenza swuing ma con intatta ancora la sua anima dolente e intimista.
sabato 23 marzo 2013
OSANNA CRISTIANO NEL SEGNO DELLE PALME
La festa delle Palme in una iconografia cristiana popolare
"Osanna! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore"
Il saluto di rispetto e adorazione che nel Vangelo cristiano
la folla rivolge a Gesù, nel suo ingresso a Gerusalemme, in groppa a un asino, attorniato dai suoi discepoli.
Rametti di ulivo e intreccci di palme, ancor ogggi ricordano l'umile regale agitare delle Palme verso un Re, il cui regno non è di questo mondo.
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 11,1-10)
Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».
I
L'entrata di Gesù a Gerusalemme, nel "Il vangelo secondo Matteo" di Pier Paolo Pasolini,
L'entrata a Gerusalemme nel film "Gesù di Nazareth"" di Franco Zeffirelli.
Entrata a Gerusalemme in "Jesus Christ Superstar"
Omaggio alla Poesia che inonda il mare delle Rete
Un omaggio alla voce della Poesia universale che inonda il mare della Rete Globale...
Arthur Rimbaud
Pablo Neruda
Eugenio Montale
Garcia Lorca
Alda Merini
Kavafis
Pasolini legge Pound
giovedì 21 marzo 2013
ILLUMINIAMOCI DI VERSI: Nel giorno della poesia
Allegoria della Poesia, Dante Gabriele Rossetti
In questo giorno di inizio di Primavera, illuminiamoci del fior fiore della poesia del mondo.
Una Festa della Poesia, per affidare o ritrovare nei versi, la luce della nostra ragione e del nostro cuore.
Allegoria della Primavera, Botticelli
Ancora nascosto
quel seme
in questo inizio
di stagione
pur senza corona
di fiore
la sua primavera
va insinuando
del cuore
Antonio Miredi
In questo giorno di inizio di Primavera, illuminiamoci del fior fiore della poesia del mondo.
Una Festa della Poesia, per affidare o ritrovare nei versi, la luce della nostra ragione e del nostro cuore.
Allegoria della Primavera, Botticelli
Ancora nascosto
quel seme
in questo inizio
di stagione
pur senza corona
di fiore
la sua primavera
va insinuando
del cuore
Antonio Miredi
mercoledì 20 marzo 2013
LA FELICITA' TRA CHIMERA E CONSAPEVOLEZZA
Faccina della Felicità
Da quest'anno, per un voto unanime dei 193 Stati membri dell'Assemblea delle Nazioni Unite, il 20 marzo si festeggia La Felicità.
Felicità, dolce e mostruosa Chimera, intesa come ricercato inganno d'Illusione o piuttosto consapevole percorso verso una legittima conquista?
Non dimentichiamocelo: La Costituzione degli Stati Uniti d'America, riporta "la felicità" come un legitttimo Diritto di uno Stato.
La Chimera detta di Arezzo
L'amaro sguardo di Altan
La Felicità secondo Lucio (risorsa YouTube)
La signorina Felicita (ovvero la Felicità) di Guido Gozzano
La Felicità nella poesia di Pablo Neruda (Letto e caricato su YouTube da Silvio Lorentini)
Da quest'anno, per un voto unanime dei 193 Stati membri dell'Assemblea delle Nazioni Unite, il 20 marzo si festeggia La Felicità.
Felicità, dolce e mostruosa Chimera, intesa come ricercato inganno d'Illusione o piuttosto consapevole percorso verso una legittima conquista?
Non dimentichiamocelo: La Costituzione degli Stati Uniti d'America, riporta "la felicità" come un legitttimo Diritto di uno Stato.
La Chimera detta di Arezzo
L'amaro sguardo di Altan
La Felicità secondo Lucio (risorsa YouTube)
martedì 19 marzo 2013
GRILLO-ODISSEO TRA CAVALLO DI TROIA E SIRENE
La vignetta-montaggio del blog di Beppe Grillo
A leggere gli ultimi interventi pubblicati sul suo blog, Grillo sembra aver cambiato registro luinguistico, passando dalla citazione popolare del fumetto a quella colta della mitologia, anche se lo fa attraverso i post del filosofo Paolo Becchi.
Nell'articolo intitolato "Il Movimento 5 Stelle e le sirene" , un Grillo-Odisseo è legato all'albero della nave per riuscire a sfugggire al canto malefico delle tante sirene di turno, a cominciare dalla sirena più minacciosa, quella che ha la faccia di Bersani.
L'elezione al Senato del Presidente Grasso è stata la prima occasione di libertà di coscienza per gli eletti che hanno dissentito dal votare scheda bianca, come il centro montiano, e che avrebbe potuto favorire la conferma di Schifani; scelta che ha scatenato l'ira dei due Capi del Movimento, Grillo e Casaleggio con la clamorosa minaccia di espulsione dal gruppo.
Minaccia rientrata nelle ultime ore, dopo l'ondata di proteste nella Rete, concedendo agli "ingenui" senatori caduti nella "trappola", la generosità di averlo fatto in buona fede. E' stata la buona fede a renderli ciechi e non riconoscere la mossa di Bersani come la mossa astuta di Un Cavallo di Troia.
Ma non era stato l'astuto Odisseo a costruire il Cavallo di Troia? E se le Sirene fossero anche i tanti elettori, finora esclusi da ogni reale confronto e politica mediazione, che con il loro voto non hanno solo espresso una legittima protesta ma anche la voglia concreta di un cambiamento?
E il cambiamento non consiste solo nella volotà di un controllo, da parte degli eletti, dei lavori del Parlamento, attraverso la mera rivendicazione di posti di comando staccati da una democratica logica di collaborazione e partecipazione.
L'astuto Odisseo, nell'immortale Poema , oltere alle Sirene dovette superare altre minacce, come quella del Mostro Polifemo a cui disse di chiamarsi Nessuno.
Se vogliamo rimanere nell'allusione mitologica, sorge allora una ingenua domanda.
Non è che Becchi-Grillo-Odisseo vorrebbero gli eletti deputati e senatori essere tanti "signor nessuno", senza cioè libertà di voto e di coscienza?
Un bel teatrino pirandelliano di personaggi in cerca d'autore che niente ha a che fare con la politica "arte e scienza della cosa pubblica" , fatta di intransigenza ma anche di personale responsabilità.
(antonio miredi)
Odissea_Ulisse e le Sirene (Herbert James Draper-190
I troiani portano in città il cavallo, Tiepolo
Ulisse e le sirene (Kirk Douglas - 1954)
A leggere gli ultimi interventi pubblicati sul suo blog, Grillo sembra aver cambiato registro luinguistico, passando dalla citazione popolare del fumetto a quella colta della mitologia, anche se lo fa attraverso i post del filosofo Paolo Becchi.
Nell'articolo intitolato "Il Movimento 5 Stelle e le sirene" , un Grillo-Odisseo è legato all'albero della nave per riuscire a sfugggire al canto malefico delle tante sirene di turno, a cominciare dalla sirena più minacciosa, quella che ha la faccia di Bersani.
L'elezione al Senato del Presidente Grasso è stata la prima occasione di libertà di coscienza per gli eletti che hanno dissentito dal votare scheda bianca, come il centro montiano, e che avrebbe potuto favorire la conferma di Schifani; scelta che ha scatenato l'ira dei due Capi del Movimento, Grillo e Casaleggio con la clamorosa minaccia di espulsione dal gruppo.
Minaccia rientrata nelle ultime ore, dopo l'ondata di proteste nella Rete, concedendo agli "ingenui" senatori caduti nella "trappola", la generosità di averlo fatto in buona fede. E' stata la buona fede a renderli ciechi e non riconoscere la mossa di Bersani come la mossa astuta di Un Cavallo di Troia.
Ma non era stato l'astuto Odisseo a costruire il Cavallo di Troia? E se le Sirene fossero anche i tanti elettori, finora esclusi da ogni reale confronto e politica mediazione, che con il loro voto non hanno solo espresso una legittima protesta ma anche la voglia concreta di un cambiamento?
E il cambiamento non consiste solo nella volotà di un controllo, da parte degli eletti, dei lavori del Parlamento, attraverso la mera rivendicazione di posti di comando staccati da una democratica logica di collaborazione e partecipazione.
L'astuto Odisseo, nell'immortale Poema , oltere alle Sirene dovette superare altre minacce, come quella del Mostro Polifemo a cui disse di chiamarsi Nessuno.
Se vogliamo rimanere nell'allusione mitologica, sorge allora una ingenua domanda.
Non è che Becchi-Grillo-Odisseo vorrebbero gli eletti deputati e senatori essere tanti "signor nessuno", senza cioè libertà di voto e di coscienza?
Un bel teatrino pirandelliano di personaggi in cerca d'autore che niente ha a che fare con la politica "arte e scienza della cosa pubblica" , fatta di intransigenza ma anche di personale responsabilità.
(antonio miredi)
Odissea_Ulisse e le Sirene (Herbert James Draper-190
I troiani portano in città il cavallo, Tiepolo
Ulisse e le sirene (Kirk Douglas - 1954)
domenica 17 marzo 2013
Un Parlamento trasparente nelle parole dei nuovi Presidenti
Laura Boldrini eletta Presidente alla Camera dei Deputati
Pietro Grasso eletto Presidente del Senato della Repubblica
La prima uscita pubblica dei due nuovi Presidenti del Parlamento italiano è avvenuta in occasione dell'omaggio all'Altare della Patria, per i 152 anni dalla Proclamzione dell'Unità d'Italia del 17 marzo 1861.
Una celebrazione significativa per due Presidenti eletti a sorpresa, fuori dai soliti giochi di apparato, e che nel loro primo interventio, dopo l'atto di proclamazione, hanno all'unisono manifestato una forte volontà di rinnovamento della politica, partendo dalla difesa della legalità e dei diritti degli ultimi.
L'impegno a considerare il Parlamento una Casa "trasparente", in una sua rafforzata centralità.
Il discorso di insediamento a presidente della Camera
Vorrei, innanzitutto, rivolgere il saluto rispettoso e riconoscente di tutta l’Assemblea e mio personale al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che è custode rigoroso dell’unità del Paese e dei valori della Costituzione repubblicana.
Vorrei, inoltre, inviare un saluto cordiale al Presidente della Corte costituzionale e al Presidente del Consiglio. Faccio a tutti voi i miei auguri di buon lavoro, soprattutto ai più giovani, a chi siede per la prima volta in quest’Aula.
Sono sicura che, in un momento così difficile per il nostro Paese, insieme riusciremo ad affrontare l’impegno straordinario di rappresentare nel migliore dei modi le istituzioni repubblicane.
Vorrei rivolgere, inoltre, un cordiale saluto a chi mi ha preceduto, al Presidente Gianfranco Fini, che ha svolto con responsabilità la sua funzione istituzionale.
Arrivo a questo incarico dopo avere trascorso tanti anni a difendere e a rappresentare i diritti degli ultimi, in Italia come in molte periferie del mondo. È un’esperienza che mi accompagnerà sempre e che da oggi metto al servizio di questa Camera. Farò in modo che questa istituzione sia anche il luogo di cittadinanza di chi ha più bisogno.
Il mio pensiero va a chi ha perduto certezze e speranze. Dovremo impegnarci tutti a restituire piena dignità a ogni diritto. Dovremo ingaggiare una battaglia vera contro la povertà, e non contro i poveri. In questa Aula sono stati scritti i diritti universali della nostra Costituzione, la più bella del mondo. La responsabilità di questa istituzione si misura anche nella capacità di saperli rappresentare e garantire uno a uno. Questa Aula dovrà ascoltare la sofferenza sociale di una generazione che ha smarrito se stessa, prigioniera della precarietà, costretta spesso a portare i propri talenti lontano dall’Italia.
Dovremo farci carico dell’umiliazione delle donne che subiscono violenza travestita da amore ,ed è un impegno che fin dal primo giorno affidiamo alla responsabilità della politica e del Parlamento.
Dovremo stare accanto a chi è caduto senza trovare la forza o l’aiuto per rialzarsi, ai tanti detenuti che oggi vivono in una condizione disumana e degradante, come ha autorevolmente denunziato la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo.
Dovremo dare strumenti a chi ha perso il lavoro o non lo ha mai trovato, a chi rischia di smarrire perfino l’ultimo sollievo della cassa integrazione, ai cosiddetti esodati, che nessuno di noi ha dimenticato, ai tanti imprenditori che costituiscono una risorsa essenziale per l’economia italiana e che oggi sono schiacciati dal peso della crisi, alle vittime del terremoto e a chi subisce ogni giorno gli effetti della scarsa cura del nostro territorio.
Dovremo impegnarci per restituire fiducia a quei pensionati che hanno lavorato tutta la vita e che oggi non riescono ad andare avanti.
Dovremo imparare a capire il mondo con lo sguardo aperto di chi arriva da lontano, con l’intensità e lo stupore di un bambino, con la ricchezza interiore e inesplorata di un disabile.
Dovremo dare strumenti a chi ha perso il lavoro o non lo ha mai trovato, a chi rischia di smarrire perfino l’ultimo sollievo della cassa integrazione, ai cosiddetti esodati, che nessuno di noi ha dimenticato, ai tanti imprenditori che costituiscono una risorsa essenziale per l’economia italiana e che oggi sono schiacciati dal peso della crisi, alle vittime del terremoto e a chi subisce ogni giorno gli effetti della scarsa cura del nostro territorio.
Dovremo impegnarci per restituire fiducia a quei pensionati che hanno lavorato tutta la vita e che oggi non riescono ad andare avanti.
Dovremo imparare a capire il mondo con lo sguardo aperto di chi arriva da lontano, con l’intensità e lo stupore di un bambino, con la ricchezza interiore e inesplorata di un disabile.
In Parlamento sono stati scritti questi diritti, ma sono stati costruiti fuori da qui, liberando l’Italia e gli italiani dal fascismo.
Ricordiamo il sacrificio di chi è morto per le istituzioni e per questa democrazia. Anche con questo spirito siamo idealmente vicini a chi oggi a Firenze, assieme a Luigi Ciotti, ricorda tutti i morti per mano mafiosa. Al loro sacrificio ciascuno di noi e questo Paese devono molto. E molto, molto, dobbiamo anche al sacrificio di Aldo Moro e della sua scorta, che ricordiamo con commozione oggi, nel giorno in cui cade l’anniversario del loro assassinio.
Questo è un Parlamento largamente rinnovato. Scrolliamoci di dosso ogni indugio nel dare piena dignità alla nostra istituzione, che saprà riprendersi la centralità e la responsabilità del proprio ruolo. Facciamo di questa Camera la casa della buona politica, rendiamo il Parlamento e il nostro lavoro trasparenti, anche in una scelta di sobrietà che dobbiamo agli italiani.
Sarò la Presidente di tutti, a partire da chi non mi ha votato. Mi impegnerò perché la mia funzione sia luogo di garanzia per ciascuno di voi e per tutto il Paese. L’Italia fa parte del nucleo dei fondatori del processo di integrazione europea. Dovremo impegnarci ad avvicinare i cittadini italiani a questa sfida, a un progetto che sappia recuperare per intero la visione e la missione che furono pensate con lungimiranza da Altiero Spinelli. Lavoriamo perché l’Europa torni ad essere un grande sogno, un crocevia di popoli e di culture, un approdo certo per i diritti delle persone, appunto un luogo della libertà, della fraternità e della pace.
Anche i protagonisti della vita spirituale e religiosa ci spronano ad osare di più. Per questo abbiamo accolto con gioia i gesti e le parole del nuovo pontefice, venuto emblematicamente dalla fine del mondo.
A Papa Francesco il saluto carico di speranza di tutti noi. Consentitemi un saluto anche alle istituzioni internazionali, alle associazioni e alle organizzazioni delle Nazioni Unite, in cui ho lavorato per 24 anni, e permettetemi, visto che questo è stato fino ad oggi il mio impegno, un pensiero per i molti, troppi morti senza nome che il nostro Mediterraneo custodisce. Un mare che dovrà sempre più diventare un ponte verso altri luoghi, altre culture, altre religioni.
Sento forte l’alto richiamo del Presidente della Repubblica sull’unità del Paese. Un richiamo che quest’Aula è chiamata a raccogliere con pienezza e convinzione. La politica deve tornare ad essere una speranza, un servizio, una passione.
Stiamo iniziando un viaggio, oggi iniziamo un viaggio: cercherò di portare, assieme a ciascuno di voi, con cura e umiltà, la richiesta di cambiamento che alla politica oggi rivolgono tutti gli italiani, soprattutto i nostri figli. Grazie.
Pietro Grasso eletto Presidente del Senato della Repubblica
La prima uscita pubblica dei due nuovi Presidenti del Parlamento italiano è avvenuta in occasione dell'omaggio all'Altare della Patria, per i 152 anni dalla Proclamzione dell'Unità d'Italia del 17 marzo 1861.
Una celebrazione significativa per due Presidenti eletti a sorpresa, fuori dai soliti giochi di apparato, e che nel loro primo interventio, dopo l'atto di proclamazione, hanno all'unisono manifestato una forte volontà di rinnovamento della politica, partendo dalla difesa della legalità e dei diritti degli ultimi.
L'impegno a considerare il Parlamento una Casa "trasparente", in una sua rafforzata centralità.
Il discorso di insediamento a presidente della Camera
di Laura Boldrini
Care deputate e cari deputati, permettetemi di esprimere il mio più sentito ringraziamento per l’alto onore e responsabilità che comporta il compito di presiedere i lavori di questa Assemblea.Vorrei, innanzitutto, rivolgere il saluto rispettoso e riconoscente di tutta l’Assemblea e mio personale al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che è custode rigoroso dell’unità del Paese e dei valori della Costituzione repubblicana.
Vorrei, inoltre, inviare un saluto cordiale al Presidente della Corte costituzionale e al Presidente del Consiglio. Faccio a tutti voi i miei auguri di buon lavoro, soprattutto ai più giovani, a chi siede per la prima volta in quest’Aula.
Sono sicura che, in un momento così difficile per il nostro Paese, insieme riusciremo ad affrontare l’impegno straordinario di rappresentare nel migliore dei modi le istituzioni repubblicane.
Vorrei rivolgere, inoltre, un cordiale saluto a chi mi ha preceduto, al Presidente Gianfranco Fini, che ha svolto con responsabilità la sua funzione istituzionale.
Arrivo a questo incarico dopo avere trascorso tanti anni a difendere e a rappresentare i diritti degli ultimi, in Italia come in molte periferie del mondo. È un’esperienza che mi accompagnerà sempre e che da oggi metto al servizio di questa Camera. Farò in modo che questa istituzione sia anche il luogo di cittadinanza di chi ha più bisogno.
Il mio pensiero va a chi ha perduto certezze e speranze. Dovremo impegnarci tutti a restituire piena dignità a ogni diritto. Dovremo ingaggiare una battaglia vera contro la povertà, e non contro i poveri. In questa Aula sono stati scritti i diritti universali della nostra Costituzione, la più bella del mondo. La responsabilità di questa istituzione si misura anche nella capacità di saperli rappresentare e garantire uno a uno. Questa Aula dovrà ascoltare la sofferenza sociale di una generazione che ha smarrito se stessa, prigioniera della precarietà, costretta spesso a portare i propri talenti lontano dall’Italia.
Dovremo farci carico dell’umiliazione delle donne che subiscono violenza travestita da amore ,ed è un impegno che fin dal primo giorno affidiamo alla responsabilità della politica e del Parlamento.
Dovremo stare accanto a chi è caduto senza trovare la forza o l’aiuto per rialzarsi, ai tanti detenuti che oggi vivono in una condizione disumana e degradante, come ha autorevolmente denunziato la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo.
Dovremo dare strumenti a chi ha perso il lavoro o non lo ha mai trovato, a chi rischia di smarrire perfino l’ultimo sollievo della cassa integrazione, ai cosiddetti esodati, che nessuno di noi ha dimenticato, ai tanti imprenditori che costituiscono una risorsa essenziale per l’economia italiana e che oggi sono schiacciati dal peso della crisi, alle vittime del terremoto e a chi subisce ogni giorno gli effetti della scarsa cura del nostro territorio.
Dovremo impegnarci per restituire fiducia a quei pensionati che hanno lavorato tutta la vita e che oggi non riescono ad andare avanti.
Dovremo imparare a capire il mondo con lo sguardo aperto di chi arriva da lontano, con l’intensità e lo stupore di un bambino, con la ricchezza interiore e inesplorata di un disabile.
Dovremo dare strumenti a chi ha perso il lavoro o non lo ha mai trovato, a chi rischia di smarrire perfino l’ultimo sollievo della cassa integrazione, ai cosiddetti esodati, che nessuno di noi ha dimenticato, ai tanti imprenditori che costituiscono una risorsa essenziale per l’economia italiana e che oggi sono schiacciati dal peso della crisi, alle vittime del terremoto e a chi subisce ogni giorno gli effetti della scarsa cura del nostro territorio.
Dovremo impegnarci per restituire fiducia a quei pensionati che hanno lavorato tutta la vita e che oggi non riescono ad andare avanti.
Dovremo imparare a capire il mondo con lo sguardo aperto di chi arriva da lontano, con l’intensità e lo stupore di un bambino, con la ricchezza interiore e inesplorata di un disabile.
In Parlamento sono stati scritti questi diritti, ma sono stati costruiti fuori da qui, liberando l’Italia e gli italiani dal fascismo.
Ricordiamo il sacrificio di chi è morto per le istituzioni e per questa democrazia. Anche con questo spirito siamo idealmente vicini a chi oggi a Firenze, assieme a Luigi Ciotti, ricorda tutti i morti per mano mafiosa. Al loro sacrificio ciascuno di noi e questo Paese devono molto. E molto, molto, dobbiamo anche al sacrificio di Aldo Moro e della sua scorta, che ricordiamo con commozione oggi, nel giorno in cui cade l’anniversario del loro assassinio.
Questo è un Parlamento largamente rinnovato. Scrolliamoci di dosso ogni indugio nel dare piena dignità alla nostra istituzione, che saprà riprendersi la centralità e la responsabilità del proprio ruolo. Facciamo di questa Camera la casa della buona politica, rendiamo il Parlamento e il nostro lavoro trasparenti, anche in una scelta di sobrietà che dobbiamo agli italiani.
Sarò la Presidente di tutti, a partire da chi non mi ha votato. Mi impegnerò perché la mia funzione sia luogo di garanzia per ciascuno di voi e per tutto il Paese. L’Italia fa parte del nucleo dei fondatori del processo di integrazione europea. Dovremo impegnarci ad avvicinare i cittadini italiani a questa sfida, a un progetto che sappia recuperare per intero la visione e la missione che furono pensate con lungimiranza da Altiero Spinelli. Lavoriamo perché l’Europa torni ad essere un grande sogno, un crocevia di popoli e di culture, un approdo certo per i diritti delle persone, appunto un luogo della libertà, della fraternità e della pace.
Anche i protagonisti della vita spirituale e religiosa ci spronano ad osare di più. Per questo abbiamo accolto con gioia i gesti e le parole del nuovo pontefice, venuto emblematicamente dalla fine del mondo.
A Papa Francesco il saluto carico di speranza di tutti noi. Consentitemi un saluto anche alle istituzioni internazionali, alle associazioni e alle organizzazioni delle Nazioni Unite, in cui ho lavorato per 24 anni, e permettetemi, visto che questo è stato fino ad oggi il mio impegno, un pensiero per i molti, troppi morti senza nome che il nostro Mediterraneo custodisce. Un mare che dovrà sempre più diventare un ponte verso altri luoghi, altre culture, altre religioni.
Sento forte l’alto richiamo del Presidente della Repubblica sull’unità del Paese. Un richiamo che quest’Aula è chiamata a raccogliere con pienezza e convinzione. La politica deve tornare ad essere una speranza, un servizio, una passione.
Stiamo iniziando un viaggio, oggi iniziamo un viaggio: cercherò di portare, assieme a ciascuno di voi, con cura e umiltà, la richiesta di cambiamento che alla politica oggi rivolgono tutti gli italiani, soprattutto i nostri figli. Grazie.
sabato 16 marzo 2013
L'assoluto Stallo della Politica italiana
La Politica, nella sua migliore definizione è "Arte e Scienza della Cosa Pubblica". Come a dire, creatività e praticità, sogno e reltà, progettualità e professionalità. Tutto queso forse l'Italia l'ha vissuto, nei limiti del tempo e delle circostanze, solo con la nascita della Repubblica, quando si è cercato di riscostruire un Paese sotto macerie materiali e morali. Negli anni, quello che è diventato la politica italina può essere riassunto nell'ondata inaspettata e travolgente dell'ultimo voto-tsunami. Un'ondata che è sembrata la fine della vecchia politica, col suo carico distruttivo di cieca protesta e il suo carico creativo di sincera voglia di cambiamento.
In realtà da subito si è avuta l'infausta sensazione che la politica italiana sia sia cacciata in quella particolare situazione che nel gioco strategico degli scacchi, è definita STALLO.
La partita è destinata a bloccarsi perchè non sono possibili "mosse legali" per continuare.
Il voto ha espresso quattro figure di un gioco politicoche che ha portato l'Italia all'attuale situazione di stallo.
Innanzitutto Grillo, vincitore morale pur non candidato portando in Parlamento la prima forza politica del Paese; Berlusconi, non designato Premier ma vero rappresentante di un Centrodestra compatto attorno al suo Capo,che ha avuto una miracolosa rimonta e solo per un soffio non ha superato il Centrosinistra rappresentato da Bersani, ufficiale candidato Premier dopo la vittoria delle Primarie; ultima figura, un altro non candidato, senatore a vita e ancora Premier in carica, Monti, a rappresentare un Centro dissolto dal volto popolare.
Dunque, a rigor di logica se non di arte, per la forza numerica, la maggioranza relativa è nelle mani di Bersani che è tuttavia un vincitore sconfitto. Vincitore sconfitto perchè non ha una maggioranza possibile in uno dei rami del Parlamento, il Senato della Repubblica.
Bersani, finalmente consapevole della inconsistente e poco chiara campagna elettorale svolta, da subito ha presentato un programma con dei punti, tutti da precisare e contingentare, comunque punti forti, in grado di stanare Grillo, e chiedere al suo "movimento" eletto, il dovere di una scelta altrettanto chiara e responsabile.
La forza credibile di Bersani, si è espressa con l'idea che non è possibile più, per tutti, una responsabilità senza cambiamento. La scelta di Grillo e Casaleggio, condivisa non sappiamo quanto con intima convinzioene da tutti gli eletti Cinquestelle, è stata quella di non dare la fiducia a nessuno partito. E dunque senza una fiducia, un nuovo Governo in grado di far uscira l'Italia dalla preoccupante e rischiosa situazione in cui è precipitata, con delle leggi capaci di dare una svolta in postivo, non è praticabile.
Quale l'altrenativa che rimane? Quella di un Governisimo, un'allenza tra le forze rappresenatte dalle due B: Bersani e Berlusconi, come a dire due forze che non possono mai avviare insieme una scelta radicale di rinnovata politica. Per paradosso, proprio chi ha urlato nele piazze il cambiamento con lo slogan "Tutti a casa", coltiva il sogno di un Governissimo, ultimo alibi per continuare una protesta permanente, in graddo di spaccare innanzitutto l'unico partito veramente strutturato, il Pardtito democratico, e poter giocare la carta dell'accusa di inciucio nelle prossime non lontane elezioni anticipate.
Se questo scenario apocalittico dovesse risultare esatto e l'ultimo "messaggio" in Rete di Grillo" Al suicidio assistito meglio un salto nel buio!", sembra confermarlo, le prossime elezioni potrebbero risultare una negativa sorpresa proprio ai "Cinquestelle".
L'errore imperdonabile che Grillo e i suoi eletti finora hanno fatto, attraverso la loro astratta intransigenza morae e politica, è stato quello di non cercare una vera mediazione con chi li ha votati: un popolo rimasto ancora senza voce e senza ascolto.
A questo punto, chiareza democrativa vuole che Bersani si giochi con coraggio la sua ultima carta, nel caso di un incarico. Un esempio di coraggio e di novità bisogna darlo subito, con l'elezione dei Presidenti delle due Camere, si spera con volti nuovi e inattacabili.
Una legislatura destinata a durare poco non deve puntare a un gioco scontato di scelte.
E' nella elezione del Presidente della Repubblica infine che bisogna coinvolgere le forze per un nome di prestigio e garanzia istituzionale, punto di vero equilibrio per il prossimo futuro.
Un none assolutamente non spendibile attraverso i vecchi apparati.
Lo stallo, nel gioco degli scacchi, finisce in "patta", cioè alla pari, senza un vincitore.
La politica, come "arte e scienza della cosa pubblica", non ammette il riprendere la partita come se niente fosse accaduto.
Antonio Miredi
Posr correlato:
Il voto tsunami italiano come una tela di Magritte
giovedì 14 marzo 2013
Un Francesco dalla Fine del Mondo
L'edizione straordinaria dell'Osservatore Romano del 13-3 2013 con Papa Francesco
"Fratelli e sorelle, buonasera: Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma, sembra che i miei fratelli siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo..."
Il cammino religioso del nuovo Papa è gia condensato nelle sue prime parole, nei suoi primi gesti, nelle sue prime innovative scelte. L'abito in tutto il suo biancore senza la mantella rossa, il "Fratelli e Sorelle" di francescana memoria, come la scelta del nome Francesco da parte del nuovo Papa, per la prima volta nella storia millenaria della Chiesa, l'invito al silenzio nel raccoglimento per una benedizione, alla recita collettiva, umile e semplice, della più antica preghiera cristiana, formulata dallo stesso Gesù di Nazaret, il Padre Nostro, e quel richiamo geografico da Finis Terrae che è il suo Paese di provenienza, l'Argentina, quasi anche un richiamo profetico verso una nuova speranza senza la paura di un oscuro futuro.
Ed è il compito massimo della Missione di Papa Francesco: evangeleizzare il dono della Fede in un momdo senza fede. Quella speranza di eternià, dono del dono della Fede. (Antonio Miredi)
Il Padre Nostro nel film Gesù di Nazaret, di Franco Zeffirelli
"Fratelli e sorelle, buonasera: Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma, sembra che i miei fratelli siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo..."
Il cammino religioso del nuovo Papa è gia condensato nelle sue prime parole, nei suoi primi gesti, nelle sue prime innovative scelte. L'abito in tutto il suo biancore senza la mantella rossa, il "Fratelli e Sorelle" di francescana memoria, come la scelta del nome Francesco da parte del nuovo Papa, per la prima volta nella storia millenaria della Chiesa, l'invito al silenzio nel raccoglimento per una benedizione, alla recita collettiva, umile e semplice, della più antica preghiera cristiana, formulata dallo stesso Gesù di Nazaret, il Padre Nostro, e quel richiamo geografico da Finis Terrae che è il suo Paese di provenienza, l'Argentina, quasi anche un richiamo profetico verso una nuova speranza senza la paura di un oscuro futuro.
Ed è il compito massimo della Missione di Papa Francesco: evangeleizzare il dono della Fede in un momdo senza fede. Quella speranza di eternià, dono del dono della Fede. (Antonio Miredi)
Il Padre Nostro nel film Gesù di Nazaret, di Franco Zeffirelli
mercoledì 13 marzo 2013
HABEMUS PAPAM: PAPA FRANCESCO
Fumata bianca a San Pietro, 13 marzo 2013 alle ore 19.06
Fonte: http://www.huffingtonpost.it/
L'attesa della folla sotto gli ombrelli e le bandiere delle diverse nazionalità presenti
Accolto da un boato gioioso di una folla che riempie tutta la Piazza sotto ombrelli colorati come diversi sono i colori delle diverse nazionalità presenti, ad appena il secondo giorno dall'apertura del Conclave, una copiosa fumata bianca segnala l'elezione del successore di San Pietro numero 266.
Habemus Papam, come da antica Tradizione millenaria: Papa Bergoglio col nome Francesco .
Papa Francesco nel suo primo saluto in Piazza san Pietro
Fonte iconografica: http://www.corriere.it
Post correlato: Il Papa tornato Pellegrino
martedì 12 marzo 2013
Emergenza giudiziaria o emergenza democratica?
La statua della Giustizia al Tribunale di Milano
Non era mai accaduto, nella pur travagliata storia della nostra Repubblica, il verificarsi di una "occupazione" in un Tribunale di Giutizia, da parte di un intero gruppo parlamentare con a capo il suo Segretario.
Un attacco senza precedenti alla indipendenza e autonomia della Magistratura, nella separazione di quei poteri istituzionali che formano il cardine della demozrazia moderna.
Confesso di aver provato lungo la schiena brividi di inquietudine, durante la giornata di ieri, inquietudine aggravata dallo strano e sconcertante silenzio delle Istituzioni.
Certo, si è trattato di un "assalto" pacifico senza violenza fisica, ma l'ingresso in masa, fin davanti all'aula dove si vive un processo in corso, avrebbee potuo permettere l'entrata, senza incontrare gli ostacoli previsti, anche di qualche maleintenzionato e fanatico armato. E comunque, la violenza non è solo quella delle armi e della intimidazione fisica; altrettanto pericolosa ed eversiva è la violenza verbale.
Alla gravità dell'azione politica si è aggiunto il paradosso di una confusione linguistica di chi ha evocato l'emergenza democratica con la strumentale ipotetica emergenza giudiziaria. (a.m.)
Post scriptum: Domanda ingenua di un cittadino qualsiasi: se invece di una massa di onorevoli appena rieletti e quindi "garantiti" e "protetti" ci fosse stata un corteo di anarchici o di una associazione, o la massa dei parenti dei processati, tanto per fare qualche esempio, l'invasione dentro un Tribunale di Giustiza non sarebbe statoo subito impedio dalle forze dell'ordine, prima di avere la doverosa condanna pubblica delle Istituzioni e delle sue mille voci?
La facciata del Palazzo di Giustiza di Milano, con la gigantografia delle foto di Falcone e Borsellino, due giudici-simbolo del sacrificio di sangue versato dalla Giustizia a difesa della legalità e della democrazia.
Come i giornali nazionali hanno commentato "l'occupazione" dentro il Tribunale di Milano
dell'11 marzo 2012, sulle loro prime pagine:
domenica 10 marzo 2013
Quando un volo d'amore è una caduta nel precipizio
La notizia di cronaca è una di quelle che gelano il sangue nelle vene. Un ragazzo di 17 anni si è ucciso per amore. Non si può e non si deve morire a 17 anni. Non si può e non si deve morire per amore
Eppure è accaduto e continua ad accadere. Cambiano i volti, cambiano gli ambienti, anche i modi di comunicazione.I ragazzi di oggi affidano ai social network la lora ansia di amare ed essere amati. E su questi diari contemporanei lasciano le foto degli amori vissuti, le parole della gelosia e degli abbandoni.
Il ragazzo della triste cronaca di questi giorni aveva la disperazione nel cuore di un amore estivo nato insieme al caldo della stagione, finito con l'inverno diventato l'inverno del cuore.
E' salito su un alto terrazzo e si è precipitato nel vuoto. Eppure aveva lasciato scritto: "Aiutatemi a volare..."Aggiungendo, però che nell'impossibilità avrebbe preferito morire.
Non ha creduto più che si potesse volare, ha ceduto all'attrazione del vuoto.
Ma il gesto, assurdo per la vita e la ragione, merita il rispetto verso un sentimento sbocciato e non cresciuto, acompagnato anche da un ultimo lascito di vita:
"Sarò l'Angelo custode di chi ama" ha scritto prima di precipitare.
Non so se gli angeli custodi a volte si concedono una loro vacanza, Quando il mio angelo desidererà un momento di libertà e non vorrà seguire per un po' il cammino della mia ombra, vorrò semtire l'invisibile presenza delle ali di questo angelo d'amore morto per amore.
Antonio Miredi
Dedalo incita il figlio al volo, dipinto dell'artista
francese Charles Paul Landon, 1799, Alençon, Musée des Beaux-Arts et de la
Dentelle.
La caduta di Icaro, Jacob Peter Grovy, 1635-37sabato 9 marzo 2013
Sound short story : Castle of glass
Un sound di rok puro ma con suggestioni di ballata folk, realismo di short story e l'iperrealismo di un videogioco, testo poetico e civile, formano l'originale e convincente miscela del video dell'ultimo singolo del gruppo statunitense dei Link Park, estratto dal loro ultimo Album Living Things.
Nel video appaiono scene tratte del video gioco Medal of Horror: Worfghter, con cui il gruppo musicale ha collaborato. Alla fine del video una frase di Churchill:
"Tutte le grandi cose sono semplici, e molte possono essere espresse in semplici parole: libertà, giustizia, onore, dovere, pietà, speranza"
"Caste of glass" con traduzione italiana, in risorsa YouTube caricato da Temari268
"...Lava via il veleno dalla mia pelle
Mostrami come sentirmi di nuovo completo...
Mostrami come sentirmi di nuovo completo...
Fammi volare su di un’ala d’argento
Oltre l’oscurità, dove canta la sirena ...
Scaldami nel bagliore di una nova
E fammi cadere nel sogno che c'è sotto
Perché sono l’unica crepa in questo castello di vetro
Portami a casa in un sogno che acceca ..
Attraverso i segreti che ho visto
Lava via il dolore dalla mia pelle
E mostrami come sentirmi di nuovo completo...
Perché sono l’unica crepa in questo castello di vetro ..."