giovedì 28 febbraio 2013

Il Papa tornato Pellegrino

                              La proclamazione di Papa Benedetto XVI il 19 aprile 2005


Oggi, 28 febbraio 2013, dalle ore 20.00,  la sede del Vaticano è vacante. Il suo anello pontificale è stato distrutto. Il Papa, da adesso solo Papa Emerito, è ritornato ad essere "..un Pellegrino  nel suo ultimo viaggio sulla terra" come ha detto nel suo ultimo saluto ai fedeli accorsi sotto la finestra di Castel Gandolfo.



                      La mitezza di un Papa lungo il suo cammino, da bambino a Benedetto xvi

 

Testo integrale della catechesi tenuta da Benedetto XVI in occaisone della sua ultima udienza generale:

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Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato!
Distinte Autorità!
Cari fratelli e sorelle!

Vi ringrazio di essere venuti così numerosi a questa ultima Udienza generale del mio pontificato. Come l’apostolo Paolo nel testo biblico che abbiamo ascoltato, anch’io sento nel mio cuore di dover soprattutto ringraziare Dio, che guida e fa crescere la Chiesa, che semina la sua Parola e così alimenta la fede nel suo Popolo. In questo momento il mio animo si allarga per di abbracciare tutta la Chiesa sparsa nel mondo; e rendo grazie a Dio per le «notizie» che in questi anni del ministero petrino ho potuto ricevere circa la fede nel Signore Gesù Cristo, e della carità che circola nel Corpo della Chiesa e lo fa vivere nell’amore, e della speranza che ci apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la patria del Cielo. Sento di portare tutti nella preghiera, in un presente che è quello di Dio, dove raccolgo ogni incontro, ogni viaggio, ogni visita pastorale.

Tutto e tutti raccolgo nella preghiera per affidarli al Signore: perché abbiamo piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, e perché possiamo comportarci in maniera degna di Lui, del suo amore, portando frutto in ogni opera buona (cfr Col 1,9-10). In questo momento, c’è in me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e vive nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia. Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto ferma questa certezza che mi ha sempre accompagnato.

In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai. E il Signore mi ha veramente guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua e non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore.

Siamo nell’Anno della fede, che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio d’avermi creato, fatto cristiano…».

Sì, siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Ringraziamo il Signore di questo ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo! Ma non è solamente Dio che voglio ringraziare in questo momento. Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è sua la prima responsabilità; e io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino; il Signore mi ha messo accanto tante persone che, con generosità e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine. Anzitutto voi, cari Fratelli Cardinali: la vostra saggezza, i vostri consigli, la vostra amicizia sono stati per me preziosi; i miei Collaboratori, ad iniziare dal mio Segretario di Stato che mi ha accompagnato con fedeltà in questi anni; la Segreteria di Stato e l’intera Curia Romana, come pure tutti coloro che, nei vari settori, prestano il loro servizio alla Santa Sede: sono tanti volti che non emergono, rimangono nell’ombra, ma proprio nel silenzio, nella dedizione quotidiana, con spirito di fede e umiltà sono stati per me un sostegno sicuro e affidabile.

Un pensiero speciale alla Chiesa di Roma, la mia Diocesi! Non posso dimenticare i Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, le persone consacrate e l’intero Popolo di Dio: nelle visite pastorali, negli incontri, nelle udienze, nei viaggi, ho sempre percepito grande attenzione e profondo affetto; ma anch’io ho voluto bene a tutti e a ciascuno, senza distinzioni, con quella carità pastorale che è il cuore di ogni Pastore, soprattutto del Vescovo di Roma, del Successore dell’Apostolo Pietro. Ogni giorno ho portato ciascuno di voi nella mia preghiera, con il cuore di padre. Vorrei che il mio saluto e il mio ringraziamento giungesse poi a tutti: il cuore di un Papa si allarga al mondo intero. E vorrei esprimere la mia gratitudine al Corpo diplomatico presso la Santa Sede, che rende presente la grande famiglia delle Nazioni. Qui penso anche a tutti coloro che lavorano per una buona comunicazione e che ringrazio per il loro importante servizio.

A questo punto vorrei ringraziare di vero cuore anche tutte le numerose persone in tutto il mondo che nelle ultime settimane mi hanno inviato segni commoventi di attenzione, di amicizia e di preghiera. Sì, il Papa non è mai solo, ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore. Il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui. E’ vero che ricevo lettere dai grandi del mondo – dai Capi di Stato, dai Capi religiosi, dai rappresentanti del mondo della cultura eccetera. Ma ricevo anche moltissime lettere da persone semplici che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro affetto, che nasce dall’essere insieme con Cristo Gesù, nella Chiesa. Queste persone non mi scrivono come si scrive ad esempio ad un principe o ad un grande che non si conosce. Mi scrivono come fratelli e sorelle o come figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso. Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, non un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi poter toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino.

In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi. Qui permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005.

La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore. Sempre – chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta la dimensione privata. Ho potuto sperimentare, e lo sperimento precisamente ora, che uno riceve la vita proprio quando la dona. Prima ho detto che molte persone che amano il Signore amano anche il Successore di san Pietro e sono affezionate a lui; che il Papa ha veramente fratelli e sorelle, figli e figlie in tutto il mondo, e che si sente al sicuro nell’abbraccio della loro comunione; perché non appartiene più a se stesso, appartiene a tutti e tutti appartengono a lui. Il “sempre” è anche un “per sempre” - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio.

Ringrazio tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che voglio vivere sempre. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i Cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito. Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria Madre di Dio e della Chiesa perché accompagni ciascuno di noi e l’intera comunità ecclesiale; a Lei ci affidiamo, con profonda fiducia.

Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!



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IL VERO ANNUNCIO SHOCK E' QUELLO DI PAPA BENEDETTO XVI

La Politica come la Storia non si fa con i SE...

                                                         Locandina del film "IF" (Se)

L'incertezza e il caos di prospettiva del dopo voto italiano hanno  cominciato subito  a produrre  l'inutile esercizio retorico dei ripensamenti e  delle considerazioni poliriche "a posteriori"; ma la Politica, come la Storia, non si fa con i "Se...". Dal filosofo Cacciari allo scrittore Baricco, dal notista televisivo Polito al giornalista Mentana, è un rimbalzo continuo di un nome: Matteo Renzi.
"Se al posto di Bersani, a rappresentare il centro-sinistra ci fosse stato Renzi..."
L'esercizio inutile e retorico del "se" difetta sopratutto di memoria, anche quella più recente; si è dimenticato in fretta, o si preferisce non ricordare,  che il segretario del PD Bersani ha, con delle primarie aperte ad altri esponenti della coalizione di centrosinistra, giocato la sua carta democratica con coraggio e rischio.
In queste democratiche primarie Renzi ha perso e con onestà e limpidezza che gli fanno  ancora onore, ha aammesso la sua netta sconfitta e non ha ostacolato la corsa politica del candidato Premier.
Fatta la scelta giusta perche democraticamente votata, come spiegare la vittoria-sconfitta di Bersani?
Non certo scomodando ancora una volta il sindaco di Firenze ma analizzando  il tipo di campagna svolta e, il bacino elettorale di provenienza dei voti andati a Grillo, vero vincitore politico di queste elezioni.
Bersani, fidandosi del mito dei sondaggi, mito fasullo soprattutto con le  incognite nuove  della politica italiana, ha giocato solo in difesa, offrendo "buon senso", slogani ottimistici, sottovalutando ancora una volta l'importanza del mezzo televisivo, e non sapendo offrire un progetto forte di speranza e di sogno.
L'ammissione onesta di non voler raccontare favole, con una posizione oscillante  tra la  difesa giustificativa  dell'ala vendoliana e la diabolica tentazione  di ancorarsi al centro montiano, pronto invece, come è avvenuto, a dissanguare  figli e alleati fedeli.
L'analisi fatta da vari studi di settore, ha appurato che, pur pescando in un bacino elettorale trasversale, il voto a Grillo è arrivato sopprattutto dai delusi  di sinistra. Delusi di una politica poco coraggiosa di scelte radicali nel campo della equità, dei diritti civili, di un tempo quotidiano assorbito o dall'ansia di un lavoro insicuro o non garantito o avvilito da un lavoro sicuro ma di colpo protratto negli anni.
Il tutto senza intaccare, invece, minimamente gli interessi e i privilegi della casta politica dei Partiti.
Il linguaggio di Renzi, al di là dello slogan sulla rottamazione delle "vecchie facce" non è stato certo un linguaggio capace di infiamamre un popolo di sinistra desideroso di speranza, sogno e  libertà, con conquiste e scelte che poco a che vedere hanno con l'isolata  meritocrazia, il profitto, le privatizzazioni che non portano pubblico beneficio o certe riforme che contribuiscono  a impoverire il ceto medio e tradursi in  un liberismo egoistico...
 Bersani  ha la sua ultima carta da giocare, ammesso che il Presidente della Repubblica parti da chi ha ora la maggioranza relativa dei numeri. Per  primo deve  sfidare le altre forze politiche, cominciando con poche scelte di avvio di una legislatura presumibilmente breve: una legge elettorale più democratica, una difesa e garanzia del lavoro, un graduale diminuizione della pressione fiscale , un aiuto alle imprese che investono sui giovani, la  lotta contro la corruzione e l'illegalità, una vera legge sul conflitto di interessi.
Non per colpire una persona  o un gruppo, ma nell'interesse dei cittadini tutti.
 Il conflitto di interessi è il vero nervo scoperto di questa nostra democrazia malata.

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Il voto tsunami italiano come una tela di Magritte


mercoledì 27 febbraio 2013

Il voto tsunami italiano come una tela di Magritte

                                                                    Magritte

E adesso? Adesso che lo tsunami-tour di Beppe Grillo si è tradotto in un voto-tsunami, pronto a rivelarsi un sogno o un incubo surreale come  in una tela di Magritte? Cosa ancora ci aspetta di vedere, sentire e subire nella nostra anomala e fragile  democrazia italiana?
Il movimento uscito dal cilindro di  un comico-politico che ha saputo,  con intelligenza e arguzia smascherare i nostri politici-comici, utilizzando anche l'arma leggera ed efficace delle battute ricavate dal gergo dei comics, ora che è dentro il Palazzo ed è la prima forza politica del nostro Paese, ha il dovere e la responsabilità di sporcarsi le mani, fare le sue scelte, e dimostrare che dietro gli slogans ci sono i fatti.
Basta con le sole battute e i facili insulti.
In una democrazia formale come la nostra, si vince con la forza dei numeri. Alla Camera e al Senato, seppure di un soffio, ha vinto il centrosinistra, rappresentato da Bersani. Non deve lasciare il timone, ha il dovere  di presentare, se non un suo impossibile governo, dato un risultato elettorale uscito grazie a una legge indecente e per certi aspetti incostituzionale, voluta dalla destra e sotto sotto utilizzata anche dalla parte politica avversa, almeno un suo possibile progetto, con leggi davvero nuove, nel campo della morale pubblica, della legalità, della difesa sociale, il diritto e la tutela sul lavoro, la lotta contro l'iniquità e i costi della politica dei partiti....


                          L'ultima copertina del settimanale L'Espresso prima del voto italiano


Beppe Grillo ha riempito prima le piazze e poi le urne, sapendo intercettare umori, scontentezza, il disagio e il sogno,  di milioni di italiani appartenenti a trasversali condizioni e classi sociali, con un linguaggio capace di stemperare la forza violenta delle accuse con l'accattivante dirompenta creatività del fumetto:









domenica 17 febbraio 2013

LA RISCOPERTA DI "CIAO AMORE CIAO" A SANREMO 2013

                            Luigi Tenco mentre canta a Sanremo "Ciao amore ciao", 1967

Testo di Antonio Miredi

A quasi cinquant'anni di distanza, la canzone "Ciao amore ciao" di Luigi Tenco torna sul palco di Sanremo e sono brividi di autentica emozione e commozione. Una unanime positiva accoglienza di tutto il pubblico, in sala e televisivo, e finalmente una "riscoperta" da parte di chi non la conosceva o, a suo tempo, non l'aveva degnamene apprezzata.
Marco Mengoni l'ha riproposta con profonda sincerità e partecipazione, al punto che tra le  cover di Sanremo Story, è stata l'unica ad avere la piena dignità di "canzone" e non di  amabile divertissement musicale. Marco Mengoni ha fatto rivivere la drammaticità musicale e, soprattutto, del testo, fino a coinvolgere il corpo, con i suoi tremori, la bocca schiumante, lo sguardo "assente" rispetto alla  platea televisiva, ma partecipe di un empatica identificazione verso il dolore di una'anima sola, oltre le luci della finzione.
Per tanto tempo abbiamo sempre sentito dire, da parte di  cantantii, critici e personaggi televisivi, che la canzone bocciata in quel maledetto Sanremo del 1967 non era una bella canzone e che non poteva giustificare il  suicidio dell'intransigente cantautore piemontese.
Tenco cantò la sua canzone ad occhi chiusi, con una drammaticità di stravolta innaturalezza, ma meritava almeno il ripescaggio di quella giuria ristretta  che, anche per calcoli di mercato, aveva preferito una canzone ruffiana e insulsa come "La rivoluzione".
Per molti anni Tenco ha rappresentato "la cattiva coscienza" di Sanremo e della stessa RAI. A distanza di anni, ci fu un tardivo omaggio, ma niente a che vedere con la coraggiosa scelta di riproporre la canzone cantata dal vivo e proprio dal cantante favorito alla vittoria.





                      Marco Mengoni mentre canta a Sanremo "Ciao amore ciao", 2013







     L'audio della canzone live di "Ciao amore ciao",  (  Il video originale sul sito della rai: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media )




                       
                          La versione su disco di Luigi Tenco di "Ciao amore ciao"



…Guardare ogni giorno
se piove o c'e' il sole,
per saper se domani
si vive o si muore
e un bel giorno dire basta e andare via.---




…Andare via lontano
a cercare un altro mondo
dire addio al cortile,
andarsene sognando..


---Saltare cent'anni in un giorno solo,



Luigi Tenco cantò a Sanremo "Ciao amore ciao" insieme alla sua segreta compagna Dalida, la cantante italo-francese che in quelle settimane era al primo posto della classifica italiana con "Bang bang"-
Dalida non aveva bisogno quindi della popolarità di un palcoscenico, pronto col gioco perverso delle eliminazioni, a rimette tutto  in gioco nel mercato musicale.
Dalida per amore di Tenco, volle accettare questo rischio, che probabilmente aveva lascito nel cuore di Luigi Tenco forse  un sottile senso di colpa.
L'esclusione della canzone portò al suicidio di Tenco, e al primo tentativo di suicidio, della stessa Dalida, esattamente un mese dopo la loro esibizione sanremese.
Con amore e anche contro chi   non voleva che Dalida tornasse a cantare "Ciao amore ciao" alla televisione  italiana, monopolio esclusivo della Rai, la grande cantante diva internazionale, l'ha sempre riproposta, con una teatralità gestuale che ancora oggi, nel rivederla in video di archivio televisivo, trasmette una profonda intensità capace  di  toccare le corde più intime dell'anima.
Lo stesso Marco Mengoni ha ricordato che quando ha visto, a distanza di tanti anni, l'interpretazione di Dalida, ha pianto.


     Dalida in una delle sue tante drammatiche riproposizioni di "Ciao amore ciao" nella trasmissione  "Senza Rete", 1970.

Quando Dalida cantava "Ciao amore ciao" faceva teatro delle sue mani nel gesto di nascondere il volto, o di aprirlo alla maniera antica di pregare, con le braccia spalancate in alto e i palmi della mani aperte.
Alla fine della sua esibizione, mentre l'orchestra ancora suonava, girando le spalle al pubblico, prendeva una via di fuga. Quasi per  uno spirituale congiungimento impossibile. Per poi tornare  a ringraziare il suo pubblico, piegandosi, felice di cantare quella tragica canzone della sua e della vita di Tenco.
(Antonio Miredi)

                                     
                                               La versione francese di "Ciao amore ciao"

L'amore di Dalida per "Ciao amore ciao" si tradususe anche con una  versione francese della canzone,  in cui partecipò alla stesura del testo. Una versione diversa da quella scritta da Tenco; più che l'aspetto sociale si evidenzia l'aspetto esistenziale dell'incontro fatale di due anime sole: " Noi siamo due ombre e due solitudini..."



Nous sommes deux ombres
Et deux solitudes
Un grand amour sombre
Dans les habitudes
Et l'on ose à peine
Rompre le silence
Mieux vaudrait la haine
Que l'indifférence
Mais je veux vivre vivre
Je veux qu'on m'aime
 Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao

Nous vivons dans du rose
Dans du gris monotone
J'ai besoin d'autre chose
Que d'un chat qui ronronne

Je veux voir le monde
Qu'il soit gai ou triste
Qu'il chante ou qu'il gronde
Pourvu qu'il existe
Je veux voir des villes
Qu'elles soient blanches ou rouges
Et des yeux qui brillent
Et des gens qui bougent
Moi je veux vivre vivre
Comme ceux qui s'aiment
Je te laisse tes livres
La cloche de l'église
La tiédeur de vivre
Dans cette maison grise
Ciao amore...
Paroles: Pierre Delanoé. Musique: L.Tenco   1967 © 1967 Disque Barclay
















SANREMO 2013:MENGONI DEDICA LA SUA VITTORIA A LUIGI TENCO

                                  Il trionfo di  Marco MENGONI a Sanremo 2013 con "L'Essenziale"

Non ci sono state  grosse divergenze di rilievo per il trionfo al Sanremo 2013 del giovane Marco Mengoni. Pubblico in sala, televoto e giuria di qualità, hanno alla fine  premiato la sua  forza canora e sensibilità interpretativa. La canzone ha un testo interessante e l'arrangiamento ha un sound che fa subito presa.
Tanto che nella scelta delle due canzoni presentate da Mengoni, "L'essenziale" è stata preferita a "Bellissimo", che pure aveva la firma prestigiosa di Gianna Nannini.
La sensibiltà umana e interpretativa di Marco Mengoni è risultata ancora più forte ed evidente,  nella sua interpretazione di "Ciao Amore ciao", la bella e tragica canzone di Luigi Tenco cantata a Sanremo nel gennaio del 197, insieme a Dalida.
Lo stesso Mengoni ha ricordato che si è commosso e "scoperto" la bellezza di questa canzone, ascoltandola per la prima volta da Dalida. A Tenco, e alla  sua famiglia,  ha voluto dedicare la sua vittoria, in un finalmente grande gesto di vero omaggio verso un grandissimo  cantautore  per tanti anni, troppi, cattiva coscienza di Sanremo e della stessa Rai. (A.Mir.)

                          
                                                 L'audio della canzone vincitrice


Sostengono gli eroi
"se il gioco si fa duro,
è da giocare!"
Beati loro poi
se scambiano le offese con il bene.
Succede anche a noi
di far la guerra e ambire poi alla
pace
e nel silenzio mio
annullo ogni tuo singolo dolore.
Per apprezzare quello che
non ho saputo scegliere.
 
Mentre il mondo cade a pezzi
io compongo nuovi spazi
e desideri che
appartengono anche a te
che da sempre sei per me
l'essenziale.
 
Non accetteró
un altro errore di valutazione,
l'amore è in grado di
celarsi dietro amabili parole
che ho pronunciato prima che
fossero vuote e stupide.
 
Mentre il mondo cade a pezzi
io compongo nuovi spazi
e desideri che
appartengono anche a te.
Mentre il mondo cade a pezzi
mi allontano dagli eccessi
e dalle cattive abitudini,
torneró all'origine,
torno a te che sei per me
l'essenziale
 
L'amore non segue le logiche
Ti toglie il respiro e la sete.
 
Mentre il mondo cade a pezzi
io compongo nuovi spazi
e desideri che
appartengono anche a te.
Mentre il mondo cade a pezzi
mi allontano dagli eccessi
e dalle cattive abitudini,
torneró all'origine,
torno a te che sei per me
l'essenziale

(Casalino-Mengoni-De Benedittis)






lunedì 11 febbraio 2013

IL VERO ANNUNCIO SHOCK E' QUELLO DI PAPA BENEDETTO XVI

                                                 Lo stemma del pontificato di Benedetto XVI

Nei giorni in cui in Italia si fanno annunci pseudoshock elettorali, annunci che evidenziano la piccolezza di chi li pronuncia, oggi 11 febbraio 2013, poco prima di mezzogiorno, è arrivato il vero annuncio shock pronto a fare subito il giro del mondo.
Papa Benedetto XVI lascia, con volontaria libertà, la Cattedra di San Pietro il prossimo 28 febbraio: un gesto che ne onora, in questo caso, la  grandezza.
Una scelta sofferta che ha lasciato sconcerto e disorientamento presso i fedeli della comunità cattolica mondiale, accolta con sorpresa dalla gente comune, e con sincero rispetto anche da parte dei tanti che fedeli e cattolici non sono.
L'annuncio delle dimissioni, non nuove per la verità nella millenaria storia della Chiesa, previste nello stesso diritto canonico, dovute a un gravoso compito che gli anni e la salute non permettono di conciliare nella piena responsabiltà. L'ammissione, quindi, di  una debolezza, seppure nella forza di una consapevolezza intellettuale  e dottrinaria, Papa Ratzinger  rispetto alla cifra pontificale artistico-poetica di Papa Paolo Giovanni  II si è imposto soprattutto come  il Papa Teologo, che conserva intatta la dignità persino di una apertura profetica verso una  rinnovata Chiesa temporale.
Le dimissioni,, in questo caso, non esprimono  un abbandono o una rinuncia, ma  l'impegno a continuare la propria missione di fede e apostolato, nel silenzio e nella preghiera.  (Antonio Miredi)



GIANNA NANNINI REGISTA DI "NOSTRASTORIA"

                               Gianna Nannini dietro la cinepresa nel carcere militare di Peschiera


Il vero talento si misura quando ha uno spettro multiforme. Gianna Nannini esordisce alla regia e lo fa con il videoclip, moderna forma di arte visivo-musicale, del suo ultimo singolo, "Nostrastoria", in fortunata rotazione sui maggiori canali televisivi e radiofonici italiani. Il testo, riconoscibilissimo per la sua cifra stilistica, è stao scritto  appositivamente per la Nannini da Tiziano Ferro, ed è il suggello di una  loro piena e  vera complicità musical-esistenziale. Una stessa maniera di sentire e vivere "la gioia nella drammaticità"

"Per questa nostra storia da anni in
penitenza
anni in difesa, in dipendenza...senza
dirlo mai
e tu la chiami storia ma sembra un
labirinto
senza cercarci, senza vederci, poi
ritorniamo qua
in un secolo

in un'ora ...
Gioia amorosa e drammaticità psicologica di  una condizione che ben si esprime attraverso la trama di un labirinto, con le sue catene, simbolici fili di Arianna, capaci di legare, ma nello stesso tempo anche occasione di poter offrire e vivere un possibile-impossibile volo.
Il video, girato nel carcere militare di Peschiera del Garda, con un color seppiato che sembra a volte sfumare nel contrasto bianco-nero di un gioco metaforico di luminosità e di ombra, ben si coniuga nei corridoi labirintici della segreta abbandonata e riaperta per l'occasione artistica.
Sguardi desideranti, sensazione angosciosa di  claustrofobia, tentativi  e momenti di fuga, corpi che si tendono e si dividono, in un crescendo di una "storia" dove l'attimo vorrebbe eternizzarsi in un infinito "sempre
 (Antonio Miredi) 

                                         Un fotogramma del video diretto da Gianna Nannini

                                         (Il video è disponibile sul sito della risorsa Youtube

      
Ed ecco la canzone caricato su Youtube da guitarina1·in un montaggio-omaggio al sodalizio creativo Nannini-Ferro.

                                      Teseo nel Labirino con Minotauro in una  ceramica attica


                                                  Il  volo di "Icaro" del dipinto di Matisse

               Una contemporanea interpretazione del "Filo di Arianna" del pittore romano Luciano Ventrone

















domenica 10 febbraio 2013

IL PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA INTITOLATO A RODOLFO VALENTINO FESTEGGIA LA SUA TERZA EDIZIONE


                                                 Il logo dell'Asociazione "Il Mondo delle Idee"

Il Premio Internazionanel Rodolfo Valentino" Sogni ad occhi Aperti", creato dall'Associazione
 "Il mondo delle Idee" diretta dalla scrittrice Chicca Guglielmi Morone, ha festegiato sabato 9 febbraio 2013, al Centro Unione Industriale di Torino, la sua Terza Edizione
( Nel sito www.ilmondodelleidee.org i riferimeti generali con l'elenco dei premiati nelle diverse Sezioni )
Quest'anno  il libro di poesia  premiato è stato "La Visione assorta" di  Silvia Venuti, pubblicato da Interlinea edizioni.
 "...La poetessa onora i momenti eccezionali in cui la bellezza si rivela crescere da semi di silenzio e di solitudine, fuggendo al caos informe..." (Tomaso Kemeny, nella sua  Nota)

                                                      La copertina del libro premiato

" Ho   visuto la mia vita,
tra le tante possibili:
ma invece era l'unica.
E quando  tutto intorno
divenne piccolo,
ero cresciuta"




"La parola,
con noi,
sospesa
nell'ambiguo confine
della verità,
sull'abissale precipizio
del sentire,
sta,
 con orgoglio di memoria,
con orgoglio di presenza,
a conversare con i Tempi
a venire."





"Ciò ce si ama
è già il nostro destino.
E' quel soffio d'anima segnata
che sfugge al caos informe
d'ogni inizio."

Silvia Venuti, da "La visione assorta", Interlinea Edizioni 2012


                                                         Silvia Venuti


venerdì 8 febbraio 2013

QUANO LE OPINIONI ( E LE PROMESSE) SONO FRECCE AVVELENATE

                                              Locandina del vecchio film "Frecce avvelenate"


Quando le opinioni sono in realtà giudizi, affermazioni, enunciati simili a frecce avvelenate?
Una occasione di risposta è arrivata dall'editoriale del critico televisivo, e del (mal)costume italiano, Aldo Grasso, intitolato "Giovanardi e quelle frecce che avvelenano solo lui" (Coriere della Sera. 3 febbraio 2013)
"E' più facile coltivare con fermezza opinioni temerarie che essere assennati: Carlo Giovanardi, ospite di una  trasmisione, ha di nuovo infierito su Stefano Cucchi, il ragazzo deceduto nel 2009 durante la custodia cautolare...poi  con insolente cinismo ha attaccato la sorella di Stefano..."
Così inizia l'articolo di Grasso, alludendo alla scelta di candidarsi della sorella di Cucchi  accusata dall'ex ministro di voler sfruttare a fini elettorali la tragedia del fratello.
L'articolo si chiude con una frase lapidaria:
 "Con crudele euforia Giovanardi ha scoccato una freccia che, però, gli si è ritorta contro, ed è il solo ad averne ricevuto il veleno"
Quale riflessione aggiungere? La scelta di entrare in politica, candidandosi, da parte di chi è stato direttamente o indirettamente vittima di una tragedia  può di sicuro servire a portare avanti una battaglia ideale di difesa di dirirtti civili eventualmente calpestati.
A differenza di chi si affida alla politica solo per far carriera e affari, o personale tornaconto, "sfuttando" la buona fede e l'ingenuità di tanti elettori, magari facendo mirabolanti promesse elettorali!
Promesse che in questo caso, ahimè, si ritorcono come frecce avvelenate non verso chi le fa ma verso chi le accoglie, queste promesse.

martedì 5 febbraio 2013

UN INNO ALLA VITA L'ALBUM DELLA NANNINI GIA' IN VETTA




E' un "Inno" alla vita l'ultimo Album di Gianna Nannini, nella sua prima apparizione nella classifica ufficiale degli Album più  venduti e già in vetta. Un Inno alla vita intesa soprattutto nel suo "respiro" d'amore, fatto di attimi e di eternità, poichè perdere  l'amore "è perdere l'eternità". L'amore per un figlio, come nella canzone dedicta alla figlia Penelope "Ninna Nein" ( Se penso che ci sei/ Non vorrei morire ), e l'amore carnale, sublime, effimero, nostalgico, un  sogno che ritorna sempre.
Un amore che per la sua intrinseca forza-debolezza ci rende alla fine umili e arrendevoli, con un suo spritito religioso "francescano", come la vestaglia "monacale" che la Nannini indossa nella fotografia copertina dell'Album.
E l'incipit, traccia brevisima che tuttavia segna un deciso "la", ha la musicalità di un percorso musicale pieno di coralità. Evidente nella canzone che dà il titolo a tutto l'Album

                                                    "Inno"  da risorsa Youtube
 "...che bello è vivere
se vivere è con te
ora soffia il vento e soffia via con te

mi ricordo di te la tua voce la mia
mi ricordo di te e non voglio mandarti via

che bello è vivere
se vivere è per te
ora soffia il vento e soffia via con te

mi ricordo di te sorso d’acqua tra le dita
se ti stringo vai via pioggia o lacrima
tornerai so che tornerai...."



L'Album non manca quindi, come negli uiltimi Album della cantante toscana, di quel soffio melodico ricco di un sentimento accarezzato dalla leggerezza e apertura degli archi. Gianna Nannini non tradisce tuttavia la sua profonda anima rock, che torna graffiante e pieno di carica, in altre sue tracce, come in "Scegli me", o con doverosa citazione omaggio al Celentano di "Il tuo bacio è come un rock"....
Nell'Album "speciale edizione", infine, un bonus traccia  con una canzone parlata: "In camera mia".
Una canzone-poesia dove la propria camera è anche un luogo sacro della mente e del cuore.
(Antonio Miredi)





"La tua vita è una partenza.

Mi hai legato una valigia nell'ignoranza del destino.
Smettila di conoscermi...
Ascolta in cielo inverso.

Dalla mia finestra
ho acceso un sogno:
mi illumina il tuo corpo nascosto dalle favole.

Precipizi di memorie volate nei ricordi.
Non ci spostiamo dall'insicurezza di averci
esplorando il cammino in questo inverno assolato.

Solo il cuore lo risveglia all'orizzonte
e siamo ciechi, io e te,
quando si tratta dell'amore.

I baci non dati me li ricordo tutti.
Nella tua noncuranza d'avere coraggio ad emozionarti scoppia la felicità
in un limbo sugli alberi dove salgo ogni volta per vivere.

Camera mia... trasporti il vuoto e la speranza.

Non si diventa bambini subito: ci vuole tutta la vita
e non ho intenzione di svegliarmi
per farmi portare via il diletto.

Ragazzo, amore selvatico
ti trattengo tra le ciglia senza lacrime...
non mi voglio staccare da te nemmeno un attimo.

Camera mia
è l'immenso attraversato da un tuono
ch'è la tua voce.

Non ha importanza ora che tu sia vicino o lontano
perché siamo qui, pronti al via
qui... qui... qui... qui...

In camera mia."



                                                            da risorsa Youtube








domenica 3 febbraio 2013

TRADURRE CORONA E' INTERPRETARE L'ITALIA

Paola D'Agostino è una scrittrice e traduttrice italiana che lavora a Lisbona. Un lavoro "oscuro" quello del traduttore, poco conosciuto e a volte misconosciuto persino in famiglia, come lamenta la stessa D'Agostino in una interessante lettera pubblicata sul Corriere della sera di oggi 3 febbraio 2013, in cui parla del suo incontro  con Fabrizio Corona. Paola D'Agostino infatti si è trovata nel ruolo sociale di "traduttrice" al Tribunale di Lisbona  dopo il fermo dell' imprenditore italiano.
Una lettera che in realtà è anche un bel pezzo giornalistico capace di  unire la  personale esperienza dell'incontro con delle riflessioni antropologiche e sociali.
"Tradurre Corona è interpretare l'Italia", questa sua affermazione è la sintesi perfetta di quanto Paola D'Agostino espone nella lettera-articolo. E del resto  già lo stesso Fabrizio Corona lo aveva affermato pubblicamente, quando aveva detto di rappresenatre, nel bene e nel male, l'Italia di oggi.
Di questa esperienza d'incontro, il gossip mediatico si è subito interessato del galante invito a cena seguito al colloquio in Tribunale, e questo  magari ha dato quell'attimo di notorietà che il lavoro "nero" del traduttore non riesce certo a garantire, trascurando un particolare che invece  sembra ben più degno di nota.
 Un sottile braccialetto in oro bianco che Corona temeva di non vedere più al polso, con la scritta: "Il potere è il potere". A doppio taglio, mi ha fatto amaramente pensare.
  (Antonio Miredi)



                                                       Fabrizio Corona, un personaggio-marchio                      










                                          Fabrizio Corona, un personaggio-corpo da copertina



                 
 



COVERMANIA: LITTLE TOWN FLIRT

Gli anni Sessanta,  in campo musicale, e in Italia in  modo del tuto particolare, hanno vissuto l'esplosione delle cover, la riproposizione di canzoni straniere di successo da parte dei nostri cantanti più famosi.
Il più delle volte la traduzione era del tutto approssimativa, o completamente lontana dal testo originale, come nel caso di "Little Town Flirt", un hit americano di Del Shannon del 1963.
E  arrivato in Italia l'anno seguente con il titolo "Chiederò. Fu proprio questa canzone il primo timido successo dell'allora quasi esordiente Mario Zelinotti. Una canzone orecchiabile, allegra, ritratto fedele dei primi anni sessanta.
In Italia  anni del boom economico e con i giovani sempre più protagonisti del consumismo musicale, veicolo perfetto anche di quella rivoluzione giovanile sentimentale e sesuale che cominciava  ad imporsi.


                                                    


 Mario Zelinotti la ripropose con il titolo "Chiederò" e capitava  di poterla ascoltare nei bar attraverso coloratissimi scintillanti jukebox, o negli intervalli dei cinema parrocchiali, come nostalgicamente ricordano gli stessi utenti di Youtube.

   
"Chiederò 
a un raggio di sole
di cercarti per me...

Chiederò
 al vento leggero
che corre e va
di sfiorarti per me.."

Ed ecco una rarità, grazie a risorsa Youtube, uno dei primi videoclip che in quel periodo non si chiamavano così e non erano così  trasmessi dalla televisione, con la canzone del giovanissimo Mario Zelinottti.
Un altro modo per ricordare un cantante di quegli anni pieno di speranza e  amabile ingenuità.
(Antonio Miredi)




sabato 2 febbraio 2013

NON BATTE PIU' IL CUORE DI ZELINOTTI

Ieri primo febbraio 2013, ha cessato di battere il cuore di Mario Zelinotti. Una meteora del firmamento canoro italiano degli indimenticabili anni sessanta, la cui voce, calda, piena, vitalistica poteva meritare di più se non avesse avuto sulla strada discografica un confronto musicale arduo. A cominciare con quello proprio di Little Tony con cui a Sanremo cantò insieme ben due canzoni famosissime.
Innanzitutto "Cuore matto" che seppure arrivata appena al decimo posto, in quel maledetto Sanremo del 1967, segnato dal suicidio di Luigi Tenco, si piantò per ben nove settimane al primo posto della Hit parade.
Oggi i media  ricordano Zelinotti distrattamente, anche per ragiorni di circostanza giornalistica.
Ben diverso il ricordo della comunità di Youtube, la quale ha cominciato a rimpiangerlo con accenti davvero sinceri.

                                La copertina originale della canzone cantata da Mario Zelinotti


                                                risorsa YOUTUBE

La canzone si distingue anche per il suo arrangiamento, più variegato rispetto alla hit del cantante col ciuffo.


 
Nel 1969 sempre in coppia con Littele Tony, Mario Zelinotti propone "Bada bambina"


    Nel 1968 ancora una canzone con nel titolo il "cuore". "Un colpo al cuore" in gara al Disco per l'Estate di quell'anno. Una canzone melodica, non banale, cantata con accento sincero, al punto che non passò inossrvata alle orecchie di Mina, sempre pronta a "catturare" brani che poi era lei a portare al successo discografico.
Un altro inciampo, un altro "colpo" per la carriera di Mario Zelinotti.





Ed eccco una versione live, Cantagiro 1966. Zelinotti nel girone B si impone, a un passo dalla vittoria, con una canzone tipica di quella generazione beat, bella e un po' maledetta, "Quando un ragazzo si trova nei guai".



 Acora una canzone dedicata al "cuore" per ricordare Mario Zelinotti.
 "Tu cuore mio" , l'anno 1971, ed è l'ultimo singolo per una canatante che non può più trovare spazio negli anni settanta e che non ha più trovato nuovi sboccchi musicali. Ciao Mario...il tuo cuore batte ancora nelle canzoni che il tempo affida alla nostalgia....(Antonio Miredi)

                                         risorsa YouTube




venerdì 1 febbraio 2013

CANZONI DA OSCAR: TAKE MY BREATH AWAY

In attesa della notte degli Oscar, un tuffo nella memoria canora delle canzoni vincitrici,  per originalità, della mitica statuetta hollywoodiana.
Nel 1986 si impose Take My Breath Away, cantata dalla band Berlin e firmata Moroder.
La canzone scalò le classifiche mondiali e in Italia arrivò fino alla quinta posizione dei singoli più venduti.
Indimeticabile di questa canzone d'amore, che accopagna il film TOP GUN, il ritornello:
                                     "Toglimi il respiro/ Toglimi il respiro"


                                             La copertina originale della canzone dei Berlin

Nel 204 uscì una cover della canzone di Jessica Simpson. La canzone e il suo video si imposero per l'altissima carica sensuale dell'interprete mentre guida nel deserto americano.
Una versione meno datata, più morbida e avvolgente.




Ecco invece la canzone originale cantata dai Berlin con scene ricavate da film Top Gun
Il film, diretto da Tony Scott, scomparso tragicamente per suicidio l'estate scorsa, fece diventare Tom Cruise una celebrità mondiale


                                
                                                  Ancora grazie a risorsa YOUTUBE